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Raccontando Indian Wells: Pennetta non perde tempo. Kokkinakis-Monaco, una sfida da urlo

TENNIS – Dal nostro inviato ad Indian Wells Diego Barbiani

Stop al televoto, fermate le telefonate, bloccate i piccioni viaggiatori. Non avete un piccione viaggiatore? Davvero? Ma non dite che vi credete quei nuovi bulletti della “new generation” che utilizzano i social network come seconda casa, quelli non hanno futuro… Volatili o meno, abbiamo il match del torneo. Nuntio vobis gaudium magnum.

Thanasi Kokkinakis, entrato in tabellone solo martedì con la rinuncia di Juan Martin Del Potro è agli ottavi di finale dopo l’avvincente e divertente partita contro Juan Monaco. Sul campo 3 di Indian Wells se ne è vista di ogni tipo dopo un primo set interamente di marca australiana. L’argentino ha alzato il livello dell’incontro con un lob vincente giocato da sotto le gambe per il 5-3 nel secondo set e dopo un controbreak è riuscito a portare la sfida al terzo. Partita durissima, in campo, bellissima da vivere sulle tribune. Ogni punto trascinava il pubblico, era impossibile che non rumoreggiasse per un back a filo rete o una pallina vicina alle righe. Si sentivano distintamente urla tra le più fantasiose, ma il premio va a «Don’t cry for me Argentina!» mentre il «Vai Giovanni!» era chiaramente urlato da un californiano doc, di Indio per la precisione.

Monaco, sul 4-3 Kokkinakis al terzo, ha finito i challenger, l’australiano sul 5-3. Ed erano tante le chiamate dubbie, dove entrambi si arrabbiavano perché non potevano chiamare la verifica. Però il pubblico apprezzava perché si mostravano entrambi umani, svestiti dai panni del tennista professionista e diventati un po’ più ‘come loro’. Il più sfortunato è stato Thanasi, che sul primo match point ha lasciato con lo sguardo una pallina atterrata molto vicina alla riga ma apparsa fuori a tutti tranne a Mohammed Lahyani ed al giudice di linea. Monaco, che già sputava sangue dalle orecchie (a chi non è mai capitato?) si è incattivito come un toro, correva a destra ed a sinistra e rimontava tutto con una grinta sopita per troppo tempo. Game interminabili, punti lottati scambio dopo scambio dopo scmabio, continue ovazioni dal pubblico. Il guizzo finale l’ha avuto Kokkinakis, ributtando di là una palla in più e buttandosi a terra un po’ come fece in Australia contro Gulbis.

Avendo passato le due ore e mezza precedenti a ‘gustare’ i mille metodi di Madison Keys per buttare la partita contro Jelena Jankovic (c’è riuscita, alla fine in qualche modo c’è riuscita), due sono i particolari interessanti: ‘Maddy’ picchia la pallina come un uomo, Jankovic sembra colpire una palla di gomma piuma. Tra la prima ed il rumore che fa Kokkinakis c’è poca differenza, in più vedendola dal vivo capisci che genere di asteroidi tiri. Peccato che alla fine sia crollata, dopo un vantaggio di un break nel secondo e nel terzo set. Piuttosto, dal lato serbo, facevano paura le urla di Marko Jankovic, il fratello: nel silezio generale, vedevi una sagoma alzarsi e stringere entrambi i pugni ad ogni punto di sua sorella accompagnati da urla poderose. Avete capito ora da chi aveva preso il kazako di ieri…

Anche oggi, come nei giorni scorsi, il tempo di Indian Wells è stato caratterizzato da una cappa di calore tremenda. Qui dicono di esserci abituati, che questo in fondo è il clima del loro inverno. Almeno trenta gradi. Non se la passano troppo male. E c’è da chiedersi come devono prepararsi i giocatori per giocare qui o nei quaranta gradi dell’Australia. Dopo mezz’ora, in genere, la testa comincia a girare per il caldo, vedi il calore emergere dal terreno e quando al posto di Lahyani troverai San Pietro sul seggiolone dell’arbitro è il segno che ormai sarai arrivato alla fine.

Domani (oggi, secondo l’orario della verde terra tricolore) Flavia Pennetta sfiderà Maria Sharapova. Volete sapere come sta? Ecco qui: dopo il match contro Stosur è arrivata nella player lounge per rispondere a noi due giornalisti italiani presenti. Seduta, sorriso a trentadue denti. Prima domanda: «Sei…». «Felice? Sì, tantissimo!» ha detto lei. Pennetta non perde tempo, chiaro? #NextQuestionPlease

 

Diego Barbiani

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