TENNIS – Di Gianluca Atlante
Con il senno del poi, lo ammettiamo, è sin troppo facile parlare, ma se Fabio Fognini non era abile arruolato per la prima giornata, ci chiediamo del perché, con la possibilità, poi rivelatasi vera, Corrado Barazzutti gli abbia voluto dare fiducia nel match decisivo bocciando di fatto il Bolelli singolarista.
Il naufragio di Astana è figlio, anche e soprattutto, di questa scelta anche se perdere, con tutto il rispetto per chi ha creduto nell’impresa e vinto meritatamente, contro una squadra che schiera, nell’ordine, i numeri 58, 91, 130 e 610 della classifica mondiale, è un qualcosa che non si può perdonare facilmente, tutt’altro, e che non può essere figlia di un match soltanto.
La Coppa Davis, per carità, è uno sport a parte, ma forse c’eravamo illusi, dopo la vittoria sulla Gran Bretagna di Andy Murray, di avere una squadra. Il successo agli Australian Open del duo Bolelli-Fognini, poi, aveva di fatto rinsaldato questo giudizio, ma l’umore tennistico contrastante e conflittuale dello stesso giocatore di Arma di Taggia, pronto dopo la sconfitta con Carlos Berloq a tirarsi fuori da solo per un posto da singolarista, era un campanello d’allarme da prendere in seria considerazione e non soltanto per il fatto che lo stesso Fognini, per via dell’idoneità fisica, era giunto in Kazakistan soltanto mercoledì scorso, due giorni prima della prima giornata di incontri. Morale della favola, non certo a lieto fine per i colori azzurri, capitan Barazzutti ha finito per “incartarsi” una seconda volta.
Lo aveva fatto in Fed Cup, preferendo il “nuovo che avanza”, Camila Giorgi al “vecchio prodotto” Flavia Pennetta (ora lo spareggio con gli Stati Uniti, guardate un po’, si giocherà a Brindisi: sarà un caso?), si è ripetuto ad Astana, non fidandosi di Bolelli, bensì di un Fognini che ha finito per tradirlo, perdendo un match incredibile contro Aleksandr Nedovyesov, mostrando i soliti limiti di natura caratteriale, che lo portano fuori dai giochi e dal match, prim’ancora che la “gialla” di turno sia tornata nel guscio del suo personale tubo.
A tutto questo, ma non certo per sparare sulla Croce Rossa, va aggiunto il fatto che in terra kazaka Andreas Seppi, non ce ne voglia, ha dimostrato, purtroppo, di non essere giocatore di Coppa Davis. Di avere, insomma, una sorta di allergia con questa manifestazione. Per carità, i match si vincono e si perdono, magari anche in svariate maniere, ma non come ha fatto lui con Mikhail Kukuskhin, regalandogli di fatto, dopo il primo set perso al tie break, secondo e terzo set. E il kazako è numero 58 del mondo, non proprio un fulmine di guerra.
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