TENNIS – Di Gianluca Atlante
“Benedetto Fognini, ma possibile mai che il tuo talento debba per forza di cose essere sprecato in questo modo?” Sembrerebe, la nostra, una lettera aperta, l’ennesima. E forse lo è.
Questa volta ci limitiamo ad un discorso di programmazione. A pensare e, nel senso buono della cosa, a dire ciò che altri si rifiutano di di dire e di fare. Per il bene di un tennista al quale ci sentiamo legati. Nonostante tutto e tutti. Detta in parole povere, tanto per farci capire meglio, ci chiediamo del perchè il nostro numero sia dovuto arrivare al primo grande appuntamento della stagione, gli Australian Open di stanza a Melbourne Park, con solo una partita vera nelle gambe. Ci chiediamo e vi chiediamo: era proprio così necessario giocare la Hopman Cup, a maggior ragione dopo una seconda parte di stagione passata a litigare con il mondo intero che a fare altro e, di conseguenza, avara di successi e di punti?
Avremmo capito una scelta simile, fatta anche da altri tennisti, se il finale di 2014 del nostro numero, fosse stato un altro. E non un inno alla follia tennistica con conseguenti primi turni in serie. Fognini, invece, ha pensato bene, a differenza di Bolelli, per esempio, di divertirsi con la sua fidanzata e di presentarsi a Sydney dove, tanto per non smentirsi, dopo aver vinto il primo set contro il rientrante Del Potro, ha finito, come sua abitudine, per sciogliere. Poi, per carità, magari sulla Rod Laver Arena o, comunque, nelle vicinanze, troverà modo e tempo per smentirci, ma il suo percorso di avvicinamento al primo Slam della stagione, ci è sembrato alquanto sbagliato. I punti e la classifica contano, eccome se contano. A lui, da Montecarlo in poi, hanno finito per giocare, purtroppo, un brutto scherzo. Forse, sarebbe stato opportuno, andare a racimolare qualcosa. Arrivare, magari, a sfidare l’argentino, affamato di tennis, con qualche partita vera sulle gambe e non esibizioni che, inevitabilmente, lasciano il tempo che trovano. A maggior ragione se pensiamo a quello che Fognini dovrà difendere, dopo gli Australian Open, sulla terra sudamericana. Agli sforzi che dovrà fare per confermarsi sui livelli della passata stagione quando, dopo gli ottavi di finale di Melbourne persi contro Djokovic, vinse Vina del Mar e perse in finale a Buenos Aires da Ferrer. Forse, proprio tenendo conto di questo, il suo approccio all’Australia, doveva essere un altro. Forse, perché in fin dei conti ognuno è padrone della propria vita e di quello che fa.
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