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Roger Federer e quel dubbio amletico: assalto alla Davis o alla vetta Atp?

TENNIS – Di Diego Barbiani

Neppure il tempo di festeggiare la finale vinta a Shanghai contro Gilles Simon che per Roger Federer comincia una settimana piuttosto cruciale, molto più importante come può apparire.

Dalla Cina è volato a Dubai prima di trasferirsi a Basilea dove tra una settimana sarà impegnato nel torneo di casa, immancabile appuntamento di fine stagione a cui l’ex n.1 del mondo tiene tantissimo. Neppure i battibecchi con il direttore del torneo Brennwald hanno scalfito il legame instauratosi con la gente che anima il torneo, dal più importante al “semplice” (si fa per dire) raccattapalle, ruolo che lo stesso svizzero ha impersonificato per vari anni quando era più giovane.

Lunedì prossimo sarà il venti di Ottobre e per lui comincerà un ultimo mese da urlo che si concluderà il ventitré di Novembre a Lilla, in occasione della finale di Coppa Davis. In mezzo ci saranno le Atp Finals, a Londra, dove è il giocatore che può vantare più successi di tutti con sei affermazioni. Quest anno, però, la situazione deve essere studiata da lui ed il suo staff con la massima attenzione. Ad oggi ci sono poco meno di mille punti che lo separano da Novak Djokovic nella classifica Race, quella che si basa sui risultati ottenuti nell’anno solare. Al momento si trovano ai primi due posti (9010 contro 8020, terzo Nadal con 6745 non ancora fuori dai giochi ma molto distanziato) e considerando come il serbo non pare intenzionato a scendere in campo nella settimana di Basilea, l’occasione di avvicinarlo per poi giocarsi la vetta del ranking tra Parigi-Bercy ed il Master potrebbe ingolosirlo non poco.

Fin qui tutto normale, se non fosse che Federer, a 33 anni, è il giocatore con più partite vinte in stagione (poco più di sessanta delle oltre settanta partite giocate). E’ stato un 2014 sopra la media, giocato con una costanza che in pochi si sarebbero attesi soprattutto in riferimento al nefasto 2013 ed ai litri di inchiostro spesi ad ogni latitudine per annunciare la sua fine. 

A Shanghai, nel suo piccolo spazio di una settimana, si è visto che il fattore anagrafico non può non essere considerato a maggior ragione ora che siamo agli sgoccioli. Rendere al meglio contro un giocatore come Novak Djokovic ha lasciato delle scorie sia nella mente che nelle gambe e lo ha portato a disputare una finale in sofferenza, salvando in entrambi i parziali almeno un set point. C’è caso, dunque, che lui debba trovarsi di fronte ad una scelta, decidere quale delle due strade percorrere: la soddisfazione personale o una gioia da condividere con tutta la sua gente? Non è facile, perché è conscio, verosimilmente, che per quanto riguarda la Davis potrebbe non avere altre occasioni così ghiotte dove nel World Group cadono subito Spagna, Argentina, USA, Serbia (grazie proprio alla sua nazionale) e la Repubblica Ceca bi-campione in carica viene eliminata in semifinale.

Quest anno, dedicatosi fin da subito alla causa della madre patria, ha la grande occasione di ritagliarsi assieme a Stan Wawrinka una parte importante nella storia della Svizzera: in caso di vittoria sarebbe la prima insalatiera per i rossocrociati. Lui ed il vincitore dell’Australian Open saranno chiamati ad uno sforzo enorme per giocare tre partite al meglio dei cinque set in tre giorni. Dovranno arrivare a quell’appuntamento con ancora qualche energia mentale e fisica, anche se la vicinanza con il Master non li aiuta. Il suo compagno di squadra al momento sta passando un periodo opaco, probabilmente conscio che il suo appuntamento sia quello di Lilla e desideroso di non sprecare altre energie. Più volte Wawrinka ha mostrato un attaccamento alla nazionale notevole ed i suoi sforzi di avere in squadra l’ex n.1 del mondo quest anno hanno dato i loro frutti, arrivare alla finale ed essere lui il primo non in condizione sarebbe il primo vero errore.

In più sia Jo Wilfried Tsonga che Gael Monfils, due dei probabili singolaristi, hanno saltato la tournèe asiatica per infortunio (il più grave pare quello del secondo, che comunque dovrebbe essere della sfida) e tirando il fiato in vista degli ultimi eventi. In più il grande torneo di Simon, che prima della finale aveva sconfitto anche Wawrinka, potrebbe portare a qualche sorpresa di formazione sebbene sia Guy Forget prima che Arnaud Clement ora non lo abbiano mai preso troppo in considerazione. La Francia, soprattutto, dispone di tanti archi e di quattro-cinque singolaristi di buon livello (non dimentichiamoci di Julien Benneteau o Richard Gasquet) tre o quattro sono quelli che possono essere “sacrificati” per il doppio.

Questo ragionamento porta il Master 1000 di Parigi-Bercy in bilico e di conseguenza anche la lotta al n.1 del mondo a fine anno. Undici mesi fa disse, alla O2 Arena, di voler vincere in questa stagione cinque trofei (al momento è a quattro), tornare tra i primi quattro del mondo ed essere ancora competitivo negli Slam. Ancora in questi giorni ha ripetuto che non pensa alla lotta alla leadership mondiale, ma l’ipotesi che il suo rivale durante il torneo francese rischia di rimanere a casa perché la moglie darà alla luce il loro primogenito potrebbe essere una nuova scintilla per accenderlo, facendosi carico di un’altra settimana di partite.

Quale strada sceglierà? Potrebbe anche decidere come comportarsi partita dopo partita, vedere anzitutto come procede il suo cammino a Basilea. Nulla toglie che tutti questi discorsi alla fine possano annullarsi a vicenda e Federer tenti ad andare “all-in”, rischiando tutto. Sarà un mese di fuoco per lui, con un finale ancora tutto da scoprire che potrebbe elevare la sua annata a toni vicini ad un racconto epico.

 

Diego Barbiani

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