TENNIS – Di Diego Barbiani
L’Italia del tennis esce da Parigi con le ossa malandate. Non è stato un fallimento totale, ma le attese sulla squadra azzurra erano di ben altri risultati. Di tutti i quattro Major, il Roland Garros è quello da cui ci si aspettano i traguardi più importanti vista la superficie amica.
Il risultato di Sara Errani, per il terzo anno consecutivo ai quarti di finale, è ancora una volta la punta di diamante. Alla romagnola però saranno un po’ girate le scatole, visto che è mancato l’approdo ad una nuova semifinale con una sconfitta difficilmente pronosticabile alla vigilia. Invece Andrea Petkovic l’ha dominata, approfittando delle difficoltà alla battuta e di una giornata dove ha azzeccato quasi tutte le scelte. L’azzurra non ha potuto nemmeno consolarsi con il doppio, dove assieme all’amica Roberta Vinci è stata sconfitta per il secondo anno di fila in finale. Nel 2013 furono Elena Vesnina ed Ekaterina Makarova a fermarle, quest anno la coppia asiatica composta da Peng e Hsieh.
Neppure la tarantina può sorridere, perché ad eccezione del torneo di doppio non ha fatto tanta strada ed il suo torneo in singolare si è concluso malamente contro Pauline Parmentier. Roberta era avanti 6-3 3-1 prima di subire un’incredibile rimonta ed uscire di scena già all’esordio, perdendo i punti dell’ottavo di finale dello scorso anno ed uscendo dalla top-20.
Flavia Pennetta è tornata la prima italiana in classifica mondiale, ma anche per lei Parigi non ha saputo darle altre gioie. Il suo Roland Garros è terminato troppo presto. Da dodicesima favorita del seeding si è arresa al secondo turno, anche lei subendo una brutta rimonta contro Johanna Larsson quando era avanti 7-5 3-0. «Ho perso come una cretina» disse in conferenza stampa ed effettivamente il rammarico è alto, perché era forse l’ultimo momento per cercare l’attacco alla top-10. Da Wimbledon per lei inizieranno i tornei con le cambiali pesanti e non sarà facile contrastare l’attacco di giocatrici come Eugenie Bouchard, che sta affilando le armi prima di sferrare l’attacco.
Poco da fare invece per Francesca Schiavone e Karin Knapp. La prima, in giornata no, ha lasciato strada al primo turno alla croata Tomljanovic che di lì a poco avrebbe eliminato Agnieszka Radwanska mentre l’altoatesina, in difficoltà di rendimento nell’ultimo periodo, si è arresa a Mona Barthel. Camila Giorgi, infine, è stata brava a passare il primo turno, mentre ha fatto quello che ha potuto al secondo contro una Kuznetsova arrembante.
Nel maschile il discorso non cambia, anzi se possibile aumenta il rammarico. Non tanto per Andreas Seppi, che ha fatto il suo vincendo i primi turni (soprattutto l’esordio contro Santiago Giraldo) e sfortunato per essere capitato di fronte a David Ferrer, vincitore al secondo turno su Simone Bolelli, ma per Fabio Fognini. Il ligure era nel quarto di Stan Wawrinka, ma lo svizzero ha salutato tutti con largo anticipo. Dall’altro quarto sarebbe uscito uno tra Gasquet, Verdasco, Murray o Kohlshcreiber. L’occasione era delle più ghiotte per provare a regalare ed a regalarsi un traguardo di grande prestigio. Purtroppo il sogno è rimasto tale. Il ligure è stato battuto da Gael Monfils al terzo turno in una partita dove i rimpianti sono tanti, perché il francese sembrava dare segni di cedimento ed un quarto set vinto per 6-0 aveva portato Fabio ad essere il favorito per l’ultima partita. Un po’ di furbizia del francese, un po’ di concentrazione persa e la frittata era fatta. Il quinto set è cominciato subito malissimo e l’atmosfera sul Suzanne Lenglen ha condizionato ulteriormente la prestazione dell’italiano che ha lasciato la presa sulla partita.
Pochi rimpianti infine per Paolo Lorenzi, che manca nuovamente l’appuntamento con la sua prima vittoria in uno Slam ma il Roberto Bautista Agut degli ultimi mesi era un giocatore da evitare. Steso discorso per Filippo Volandri e Potito Starace, che nulla han potuto contro Sam Querrey e Dimitri Tursunov. Infine Andrea Arnaboldi, già bravissimo a qualificarsi per la prima volta in un tabellone Slam, ha ceduto nel derby contro Simone Bolelli.
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