TENNIS – Di Sara Di Paolo
Alla vigilia del torneo di Madrid, se qualcuno volesse trovare una possibile mina vagante può puntare su una ritrovata Ana Ivanovic. La serba, da inizio anno, ha inanellato una lunga serie di risultati positivi e raccolto per strada scalpi eccellenti come la vittoria su Serena Williams in Australia nel primo Slam stagionale.
Quest anno durante un’ intervista ha rivelato: «Cosa è cambiato in me? Anzitutto ho un team nuovo. Ho scelto persone del mio stesso paese (Serbia, ndr), che parlano la mia lingua e possono comunicare con me in maniera molto più diretta. Questo mi sta aiutando tantissimo».
Lei è una di quelle arrivata ai vertici molto rapidamente; con un gioco solido, ma non particolarmente inebriante. Una di quelle da cui ci si aspettavano grandi traguardi, un consolidamento ad alti livelli arrivato ma in modo altalenante. Forse quest’anno il suo interesse per la psiche, l’ha portata a fare un efficace lavoro su sé stessa e a risolvere alcuni dei problemi che l’hanno sempre penalizzata in ambito tennistico. La dodicesima posizione del ranking di questa settimana, tutto sommato può esserne considerata la conferma.
La prima nemica da battere era sempre sé stessa. In lei purtroppo ha puntualmente prevalso una componente autodistruttiva, un po’ alla “Dr. Jekyll and Mr. Hyde”, per rendere l’idea. Eppure il suo è un tennis elegante e potente, aiutato da un fisico statuario, che la penalizza soltanto negli scambi un po’ più estesi.
In questi ultimi quattro mesi si è fatta finalmente notare per aver ritrovato una buona carica e una discreta fiducia nelle proprie possibilità. Ha collezionato (oltre al bis di successi prima citati) un quarto Slam a Melbourne e una finale nel “Porsche Tennis Grand Prix” di Stoccarda. Dopo due anni e due mesi di astinenza, diciamo pure che si è fatta attendere. Le carte in regola per ambire così in avanti, d’altra parte, le ha sempre avute tutte.
«L’obiettivo che mi sono posta fin dall’inizio della stagione – ha dichiarato – è la qualificazione alle WTA Championships di Singapore. So che la strada da fare è ancora lunga, ma sono davvero felice del mio avvio. Non credevo di poter giocare a questi ritmi, né tanto meno che sarei riuscita a fare tanto bene».
«Non sarà semplice tornare nella “top ten” – ha proseguito – ma credo nelle mie capacità e so che posso farcela (questo è il mio secondo proposito per il 2014). Dovrò in ogni modo lavorare molto, soprattutto in termini di solidità e cercare di mantenere questa qualità più a lungo possibile. Mi sono impegnata molto insieme al mio team per migliorare la mia forza fisica e sento di aver fatto un buon lavoro».
Per ora, la aspettano i campi di Madrid, Roma e Parigi (dove trionfò nel Rolland Garros del 2008). Al gran finale poi, avrà modo di pensarci. Tanto i ventitré match vinti fino a oggi (su un totale di ventinove), dopotutto lasciano davvero ben sperare.
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