di FABRIZIO FIDECARO –
Troveremo finalmente nel 2014 quel top ten che ci manca dall’epoca di Panatta e Barazzutti? Al momento l’unico candidato possibile, almeno a breve termine, appare Fabio Fognini. Il 26enne ligure ha concluso il 2013 al 16esimo posto del ranking mondiale, suo career high, toccato per la prima volta il 29 luglio, dopo il filotto sulla terra Stoccarda (vittoria) – Amburgo (vittoria) – Umago (finale).
Fabio ha ottenuto 42 successi nei 69 match disputati nel circuito maggiore, un bilancio assai brillante: solo Corrado e Adriano, appunto, hanno saputo fare meglio nell’Era Open. Eppure di margini di miglioramento ne esistono, eccome, a partire dal rendimento nelle prove dello Slam: quest’anno Fabio ha raggiunto il terzo turno solo al Roland Garros, uscendo malamente al debutto nelle altre tre. E poi la tenuta mentale: troppi alti e bassi, incontri buttati via, nervosismi ingiustificati. La solita storia, insomma: quella che conosciamo già da anni. Eppure, nonostante tutto questo e grazie alle indubbie doti tennistiche, Fabio non è troppo distante dall’elite. Sarà banale dirlo, ma, se dovesse trovare la quadratura del cerchio e il giusto grado di maturità, un posto fra gli attuali primi dieci (presumibilmente dall’ottavo in poi) potrebbe anche essere suo. E sarebbe un traguardo da prima pagina.
Il numero due azzurro è Andreas Seppi, che ha concluso per la seconda volta consecutiva una stagione fra i primi venticinque. Sull’altoatesino c’è poco da dire: il suo lo fa (quasi) sempre e, per dirne una, Fognini dovrebbe prendere esempio da lui nei Major (nel 2013 due ottavi e due terzi turni, con belle vittorie su Cilic e Nishikori, ma il rimpianto delle sconfitte con Chardy a Melbourne e Istomin a New York). Gli mancano le punte di rendimento, i successi sui top players, forse un briciolo di convinzione che vada quasi a sfociare nella presunzione (“dote” che Fabio possiede in abbondanza). Quest’anno Andreas ha raggiunto per ben cinque volte le semifinali nell’Atp World Tour, senza però mai spingersi oltre: e, si sa, ottieni più punti con un paio di exploit ben mirati che con la costanza a livelli medi. Nell’anno che verrà, in cui compirà i trenta, Seppi sarà chiamato a confermarsi sui livelli degli ultimi tempi, un obiettivo alla sua portata: dovrà partire bene, però, per non rischiare di scivolare subito indietro.
Per Filippo Volandri, unico altro italiano fra i primi cento, rimanere dove attualmente si trova (71esimo, grazie a una serie di buoni risultati a livello Challenger) costituirebbe un traguardo di rilievo. Le primavere passano per tutti, e per il 32enne livornese, così come per i coetanei Paolo Lorenzi (in calo dopo essere entrato brevemente fra i top 50) e Potito Starace (ben risalito in classifica dopo lo stop per infortunio), un piazzamento entro il 100esimo posto andrebbe considerato più che positivo.
Attendiamo con curiosità il rientro di Simone Bolelli, che, a ventotto anni suonati, deve assolutamente cercare di tornare – com’è ovvio, un passo alla volta – là dove il suo talento dovrebbe consentirgli, come minimo nei top 100 e magari più avanti. Non sarà facile, perché il bolognese è precipitato per l’inattività al 246esimo posto e dovrà riprendere a farsi largo negli appuntamenti minori. Simone ha già annunciato che non prenderà parte agli Australian Open. Per lui, a ogni modo, sarà fondamentale accumulare partite e fiducia.
E poi il 21enne palermitano Marco Cecchinato, brillante vincitore del tradizionale Challenger di San Marino, n. 163 Atp: se la sua crescita proseguirà nella maniera corretta, un posto fra i primi cento potrebbe essere suo, tanto più che tennisticamente può considerarsi persino più giovane della sua età e, nella preparazione invernale, sta avendo modo di allenarsi (e migliorare) con Seppi a Bordighera.
Anche Alessandro Giannessi andrà a caccia della convinzione perduta: scopo dichiarato, scalare la classifica, tornando quanto meno alle posizioni di un anno fa. Senza dimenticare Matteo Viola, Thomas Fabbiano, Flavio Cipolla, Lorenzo Giustino, Andrea Arnaboldi, Matteo Donati: tutti in grado di salire (o risalire), indipendentemente dall’età, per alcuni ancora verde, per altri un po’ meno.
Infine, sul 17enne Gianluigi Quinzi, massima speranza del nostro tennis, è bene non spendere troppe parole. Il ragazzo, attuale n. 328 Atp, va lasciato tranquillo, libero di crescere e farsi le ossa. Le potenzialità ci sono, lo sappiamo, ma per il momento fissare mete o scadenze precise da rispettare sarebbe deleterio. Per lui, insomma, il tempo dei bilanci è ancora lontano.
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