Dal nostro inviato a Londra, Diego Barbiani.
Nuove, pesantissime, accuse piombano sul mondo del tennis. A scombussolare un ambiente già incandescente dopo le dichiarazioni avvelenate di Novak Djokovic due sere fa ci ha pensato il campione del mondo 2011 di ciclismo Mark Cavendish, che nella presentazione della sua biografia “At speed” (presentata dal quotidiano britannico ‘Daily Telegraph’) ha rilasciato parole pesanti come macigni.
I test anti-doping fuori dalle competizioni non sarebbero neppure paragonabili, secondo il fuoriclasse dell’Isola di Man. «Una mia continua frustazione – dice – è dovuta al fatto che tra il ciclismo e gli altri sport c’è una discrepanza enorme in merito al doping. Prendiamo ad esempio il tennis. L’UCI 5 anni fa ha introdotto il passaporto biologico, l’ITF invece solamente ora sta iniziando a parlarne!»
A questo punto, Cavendish rincava pesantemente la dose con un paragone che fa riflettere: «Nel 2011 ci sono stati solamente 21 controlli del sangue al di fuori dei tornei, mentre nel ciclismo siamo arrivati a 4613. Poi però Agassi comunica che “Il tennis è sempre uno sport leader nella battaglia contro il doping”, oppure si sente anche Bartoli insistere con “Il tennis è uno sport dove il doping non esiste”».
Come detto, critica pesantemente le autorità competenti (le stesse giudicate l’altra sera come “negligenti e poco professionali” da Djokovic) puntando pesantemente sul passaporto biologico. Questo strumento, che dovrebbe tenere registrato tutti i controlli di sangue ed urine, secondo Cavendish, è stato dunque inserito con colpevole ritardo.
«Come può Bartoli ritenere con questa certezza il tennis uno sport pulito quando nel ciclismo Armstrong ha passato test anti-doping per una decade intera risultato sempre negativo? Lei, ma anche lo stesso Agassi, dicono quello che la gente deve sentire. Così il ciclismo è perpetuamente accusato di essere uno sport malsano, pieno di atleti dopati, mentre gli altri sport risultato puliti».
Il ciclista poi conclude: «La mia frustazione è aumentata nel momento in cui ho sentito chiaramente Tim Henman rispondere ad una domanda su come i giocatori riescano a recuperare da match duri di cinque set con delle flebo. Ok, tutto ciò lì è consentito. Da noi invece no».
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