Di Enzo Cherici
Federer ha perso, viva Federer. Voglio essere sincero con voi. Dopo aver visto la controfigura del fuoriclasse svizzero soffrire da pazzi contro gli emergenti Dimitrov e Pospisil (gioventù bruciata…), per la finale di ieri temevo la disfatta.
E non contento di pensarlo, nella mia totale incompetenza (e imprudenza) lo avevo vaticinato anche su Facebook: “Questo Federer con Del Potro fa massimo 7-8 game”.
E invece…Invece Roger ha semplicemente giocato il suo miglior match da quando a Melbourne perse al quinto contro un signor Murray. E perdendo solo 4-6 al terzo, per colpa d’un turno di servizio perso da pollastro a inizio terzo set, quando conduceva 40-15. Una specialità della casa.
Cos’aveva di diverso il Federer della finale da quello balbettante e timoroso (non) ammirato nei turni precedenti (e praticamente nel corso di tutto il 2013)? Semplice: orgoglio. Contro Dimitrov ha giocato bene mezzo set in totale, ma piuttosto che perdere contro quello che da tutti viene definito Baby Federer (fatela finita, please) si farebbe fatto ammazzare. In semifinale con Pospisil l’ho visto malissimo fisicamente, lentissimo negli spostamenti soprattutto verso destra. Ha vinto per esperienza sua e inesperienza dell’avversario.
Ma contro Del Potro s’è rivisto qualcosa di molto somigliante al vero Federer. Non ancora l’autentico, ma di sicuro una copia molto ben eseguita. Con la volontà soprattutto di non voler sfigurare di fronte al suo pubblico e a un grande avversario. Perché, non dimentichiamolo, attualmente Del Potro è probabilmente secondo soltanto a Djokovic quando si gioca indoor. Era il campione uscente del torneo, aveva battuto Federer anche lo scorso anno, ed era favoritissimo anche in questa finale. Alla fine ha vinto, ma forse neanche lui si sarebbe aspettato questa resistenza da parte dello svizzero.
Cosa manca ancora? Tante piccole cose, ma che fanno una grande differenza. Manca qualcosa dal punto di vista fisico. Roger sembra arrivare sempre un filino in ritardo sulla palla e il suo gioco fatto di un anticipo esasperato giocoforza ne soffre. Manca il servizio, lontano parente del grande colpo che fu. Manca tranquillità. Sembra sempre preoccupato, in pena anche in situazioni di punteggio chiaramente di vantaggio (in tal senso, Pospisil perdona Del Potro no). Manca fiducia, quel pizzico di convinzione che potrebbe magari arrivare di colpo con una vittoria.
Ma, a giudicare da quanto visto nella finale di Basilea, la strada sembra essere quella giusta. Di sicuro, c’è la volontà di tornare ad essere protagonista, lo si vede semplicemente dal suo sguardo. E questa non può che essere un’ottima notizia per tutti quelli che amano il tennis.
Curiosità finale. Per la prima volta in carriera Del Potro ha battuto tutti i Big Four (Federer, Nadal, Djokovic e Murray) nel corso della stessa stagione. Per la prima volta Federer non ne ha battuto neanche uno. Finora.
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