Dal nostro inviato a New York
Prima sei game, poi cinque ore e dieci minuti di interruzione. Poi di nuovo in campo, fino al due set ad uno. Poi di nuovo la pioggia. Mamma mia che giornata, umida e noiosa se vogliamo. Loro negli spogliatoi, noi aggrappati alla nostra sediolina, in attesa che qualcosa accada. Una, due, tre, sino a cinque ore di buco. Poi il campo, di nuovo ed un primo set che, dal 4-2 scivola via liscio fino al 6-3. Andreas Seppi, tutto sommato, ci piace fino a quel momento. Di fronte, al di là della classifica, ha qualcuno che a tennis sa giocare, eccome se lo sa fare.
Malisse tiene duro, Seppi cala di tono e, in men che non si dica, il match è di nuovo in parità: 6-3 3-6. Lui, l’altoatesino, non ama il cemento americano, lo ha sempre maldigerito. E si vede, anche in un terzo set che, in un terzo set di cinquantaquattro minuti, riesce comunque a portare a casa con il punteggio di 7-5. Undici minuti in meno, tanto per dare un senso ai numeri, della durata complessiva dei due set precedenti. La pioggia non da tregua. Pioggerellina che torna a bagnare le righe. E con impegno, grazie agli asciugamani della casa, il cemento bollente torna ad essere utilizzabile. Partita di nuovo in campo, con Malisse avanti 3-0 con un break e 40-0. Poi la rimonta di Seppi, capace di andare sul 4-3 e ribaltare la situazione. I fari illuminano a giorno sul campo 7 un match che comincia a farsi interessante. Perché i due decidono di tenere il servizio. Di darsene di santa ragione da fondocampo, ma di tenere il servizio, sino al dodicesimo gioco, al limite, ma proprio al limite, delle tre ore di gioco. Facciamo i precisi, perché il 6-3 3-6 7-5 7-5 che promuove Seppi al secondo turno matura in due ore e cinquantanove minuti.
Queste le dichiarazioni di Andreas nel post-gara: “Vediamo se questa volta riuscirò a farmelo piacere questo cemento di Flushing Meadows. Certo, quando ho visto che avrei affrontato Malisse, uno che gioca molto bene a tennis, su quel maledetto campo numero set dove, negli anni passati, ho perso in serie contro Llodra, Monaco e Robredo, mi son venuti i brividi: ‘no, ancora una volta quel campo’. Poi, invece, pur non giocando al meglio, sono riuscito a portare a casa una vittoria importante”. Andreas Seppi nel dopo match con Malisse. Ammette che il suo tennis non lo soddisfa, o almeno quello messo in mostra questa sera, ma vincere fa morale anche perché la sua parte di tabellone, priva di Almagro, è assai interessante. “Una partita alla volta, è meglio. Ho appena battuto Malisse, che non era avversario facile, ora affronterò Devvarman, che conosco poco, ma che resta un secondo turno giocabile. Spero di giocare meglio di questa sera, di servire soprattutto meglio e di avere più sicurezza in alcuni colpi, magari in quel rovescio lungolinea che ho sfruttato poco, cercando invece sempre l’incrocio”. Il Seppi-pensiero è racchiuso in queste poche parole e nella voglia, comunque, di migliorarsi. “Il mio desiderio è sempre stato quello di giocare bene negli Slam e c’è da dire che quest’anno ci sono riuscito, cambiando un po’ il corso della mia stagione. Speriamo che qui a New York, complice anche questa vittoria al primo turno, possa cambiare qualcosa”.
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