[31] B. Krejcikova b. [4] E. Rybakina 3-6 6-3 6-4
Definire il 2024 di Barbora Krejcikova, fino all’inizio di questo Wimbledon, in maniera negativa era quasi un essere gentili. La ceca, martoriata negli ultimi anni da problemi fisici continui, era crollata in classifica oltre la top-30 e le vittorie raccolte in stagione si contavano sulle dita di una mano. I 1000 punti persi a Dubai, dove era campionessa in caria e non ha potuto prendere parte per dolori alla schiena, l’avevano distaccata completamente dalle prime della classifica e in generale non sembrava esserci grande speranza per un qualche exploit ora malgrado sia sempre una tennista di qualità sopraffina e che due anni fa poteva anche diventare la nuova numero 1 del mondo senza l’infortunio che diede il via, un po’, alla spirale negativa recente e che lasciò strada libera a Iga Swiatek dopo l’addio improvviso di Ashleigh Barty.
Wimbledon, invece, avrà per il secondo anno di fila una tennista ceca in finale e Krejcikova, ormai prossima a compiere i 29 anni, sabato andrà a caccia di quel trofeo 26 anni dopo Jana Novotna, scomparsa nel 2017 a causa di un tumore ma rimasta ben presente nel cuore di tanti, soprattutto sul Centre Court di Wimbledon. Barbora, soprattutto, accompagnata per diversi anni dalla stessa Novotna ai tornei come allieva e allenatrice, già qualche giorno fa superato l’ostacolo del quarto turno per la prima volta in carriera raccontava alla stampa ceca di quanto per lei questo torneo rappresentasse qualcosa di speciale proprio perché, tra le immagini di campionesse del passato andasse a cercare proprio quella di Jana, dandole una piccola carezza ed emozionandosi come successo oggi, al termine della sorprendente vittoria per 3-6 6-3 6-4 contro la grande favorita Elena Rybakina, lasciandosi andare a qualche lacrima nell’intervista in campo.
Una vittoria quasi insperata, perché la partita si era messa malissimo per lei che nel primo parziale e buona parte del secondo era costretta a dover tenere contro un livello dell’avversaria semplicemente inarrivabile, non solo per lei. Rybakina aveva cominciato l’incontro in maniera non solo devastante ma da far cadere le braccia a un’avversaria che era riuscita a smuovere il punteggio solo sullo 0-4 e per lo più con un calo di attenzione della numero 4 del seeding, per due volte costretta a cedere la battuta ma capace di riprendersi molto bene sul 5-3 per evitare nuovi problemi. La partita però era molto ben indirizzata, o almeno così sembrava. Già nella prima semifinale tra Jasmine Paolini e Donna Vekic si è riproposto quanto questo sport fosse crudele, talvolta inspiegabile, ed ecco che un dominio così evidente nei valori e nei colpi fin lì veniva a poco a poco incrinato e livellato. Dall’inizio del secondo parziale la ceca partiva ancora un po’ in affanno ma trovava la giusta profondità nel primo game per cancellare una palla break e sull’1-1 faceva serve and volley per togliere un’altra chance alla kazaka. Sul 2-2, di nuovo sotto palla break, ha servito un ace a uscire. Tenuto quel turno di battuta, è riuscita ad approfittare del primo momento incerto della rivale e con grande cinismo e convinzione si è presa il break, cominciando a servire con sempre più fluidità e convinzione, salendo nel livello ai picchi avuti tra ottavi e quarti di finale dove a tratti sembrava non poter sbagliare.
La delusione per Rybakina può essere tanta, perché questo doveva essere lo Slam che la rilanciava due anni dopo quel successo su questi prati che al di là di una finale a Melbourne non l’aveva più vista così vicina a un bis. Invece pur non rischiando più nulla all’inizio del terzo set non trovava più la via del punto in risposta e sul 3-3 al primo momento, di nuovo, incerto Krejcikova si è rifatta sotto strappando la battuta. La ceca era quasi ingiocabile e nel game decisivo ha chiuso la partita senza perdere un punto. Incredibile ripensando ai primi 20 minuti ma assolutamente meritato per lei che sabato contro Paolini andrà a caccia di un nuovo titolo Slam dopo i nove già ottenuti tra singolare, doppio e doppio misto.
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