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Djokovic fa 11: ancora una semifinale in Australia

Undicesima semifinale slam per Novak Djokovic, che ha battuto in quattro set l’americano Taylor Fritz (7-6 (3) 4-6 6-2 6-3  il  punteggio in 3 ore e 45 minuti ).

Il serbo non perde sulla Rod Laver Arena e in qualsiasi altro stadio dello slam australiano dagli ottavi di finale del 2018, quando a batterlo fu il coreano Chung, sparito dai radar del tennis che conta. Con queste premesse e con altri record conquistati (come quello delle 48 semifinali in un torneo dello slam), Djokovic si appresta a sedersi comodamente in poltrona e attendere il suo avversario, che sarà uno tra Jannik Sinner e Andrey Rublev, che si sfideranno più tardi. Ci si aggrappa alla speranze e ai più recenti avvenimenti: con l’azzurro è avanti per 4-2 nei precedenti, ma come sappiamo ha vinto l’ultimo, indimenticabile, in coppa Davis a Malaga, nella semifinale contro la Serbia di Nole, mentre col russo gli head to head dicono 5-1 per il 24 volte vincitore slam.

 Detto questo, non è stato un gran Djokovic. Il serbo ha sofferto moltissimo il caldo, anche più di un comunque ottimo Fritz, battuto adesso nove volte di fila. Nole non aveva mai giocato con questa temperatura nel torneo (oggi più di 30 gradi), e ne ha risentito. Anche perché pronti, via, primo game durato 16 minuti, con Fritz subito in affanno sul proprio servizio ma bravo ad annullare i break point che avrebbero immediatamente significato partito in salita. “Mettiti del ghiaccio”, gli ha gridato coach Ivanisevic durante uno dei cambi campo. 

Fatto sta che Nole ha dovuto annullare due set point sul 6-5, prima di vincere il primo al tie break in un set durato 84 minuti. Djokovic non è stato il solito killer nelle palle break, anzi: non ne ha convertita nessuna delle prime 15 (mai successo in carriera), ci è riuscito solo alla sedicesima e solo dopo aver perso il secondo set per 6-4. Poi il numero uno del mondo ha rimesso le cose apposto, vincendo alla fine in quattro set, soffrendo comunque non poco: dopo un incontro intimidatorio, quello contro Mannarino, un altro più umano, anche se l’avversario era di caratura certamente superiore, almeno oggi. 

Luigi Ansaloni

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