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Sinner, si fa (troppo?) presto a dire fenomeno

Qualche dubbio, inutile negarlo, sta iniziando ad affiorare tra tifosi e addetti ai lavori. Perchè, si, i giovani sono tutti eroi e belli quando hanno la faccia da bambino e arrivano veloci e stupefacenti facendo sognare, ma poi anche loro, povere stelline, devono fare una cosa sola: vincere.

Se non vinci, le pacche sulle spalle si fanno sempre più rare e quel termine, “imparare”, che tanto si è utilizzato e si utilizza quando un giovane perde, diventa più che una consolazione uno sfottò. 

Parliamo di Jannik Sinner, ovvio. Non certo della sua bontà da giocatore (top 10 a 20 anni, che gli vuoi dire?), quanto di una particolare etichetta che gli era stata subito attaccata da stampa, tifosi e addetti ai lavori italici (e non), abbagliati tutti dalle straordinarie doti dell’altoatesino.

Che a livello azzurro, tra i confini nazionali, fenomeno lo è senza alcun dubbio: e quando mai si era visto un teenager così, da questi parti? Mai. Su questo, non c’è nemmeno da discutere. 

Allargando l’orizzonte, il discorso cambia. Non solo perchè tutti hanno negli occhi quello che è riuscito a combinare solo una settimana fa Carlitos Alcaraz, che a 19 anni (due meno di Sinner) ha battuto uno dietro l’altro Nadal, Djokovic e Zverev (tre dei primi 4 giocatori del mondo) vincendo poi il torneo, ma perchè siamo ormai quasi alla soglia dei 21 anni e, ad oggi, Jannik un top 5 non lo ha mai battuto.

Si, lo ha fatto con Zverev e Tsitsipas, quando ai tempi non erano nei primi 5. Fatto sta che nei confronti diretti con chi occupa quelle posizioni, attualmente siamo 0-12.

 Un curriculum non da fenomeno. Una finale di Masters 1000 persa con Hurkacz, un titolo 500 a Washington e quattro 250, a quasi 21 anni. Un qualcosa certamente fenomenale per un giocatore italiano, non certo per uno battezzato come fenomeno.

Senza voler scomodare i Federer, Djokovic, Nadal o Murray, Zverev più giovane ad esempio aveva già vinto Roma, e di Alcaraz abbiamo già detto. Anche la top 10, risultato davvero fantastico per un 20enne, arriva in un momento in cui un giocatore forte ma “normale” come Casper Ruud si accinge a diventare numero 7 del mondo.

Probabilmente, il Fognini o il Seppi di qualche anno fa, con una concorrenza del genere e non con i Big Four al massimo,  i Berdych, i Wawrinka, gli Tsonga, i Del Potro, i Ferrer e compagnia bella, sarebbero stati anche loro top 10 in giovanissima età.

Anche il fatto di così tanti guai fisici (dalla vesciche all’anca e compagnia bella), quando incontra i top 5, denota o uno sforzo maggiore di quello che il suo fisico può permettersi oppure una preparazione non sempre adeguata.

La speranza è che l’esplosione, quella definitiva, sia solo rimandata, ma ad oggi non ci sono i segnali del fenomeno come magari c’erano qualche tempo fa.

Il lavoro con Vagnozzi magari pagherà i dividendi tra 6 mesi, un anno o due (a proposito: ma continuare a fargli tirare ogni cosa come qualche tempo fa era davvero una pessima idea?), ma per ora contro i più forti, Sinner perde sempre.

La buona notizia è che tra poco i Djokovic e i Nadal smetteranno e si aprirà altro spazio, la cattiva è che Alcaraz a parte, potrebbe arrivare gente addirittura più giovane dietro (Rune, ad esempio, un top 5 come Zverev lo ha già battuto), a dargli fastidio.

Il tempo c’è per il boom, insomma, ma non è infinito e a 21 anni nel tennis non sei più un bambino, se vuoi raggiungere certi incredibili traguardi. 

Luigi Ansaloni

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Luigi Ansaloni

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