[3] N. Osaka b. [10] S. Williams 6-3 6-4
Svanisce ancora una volta il sogno di Serena Williams di raggiungere lo Slam numero 24, fermata di nuovo in semifinale, e oggi non può far altro che riconoscere la grande superiorità dimostrata da Naomi Osaka. La giapponese è alla seconda finale Slam a Melbourne negli ultimi tre anni, u traguardo raggiunto venendo fuori dalla parte di tabellone più dura e mentalmente probante, salvando due match point agli ottavi contro Garbine Muguruza e oggi emergendo contro il suo più grande idolo sportivo e umano replicando il punteggio della finale dello US Open 2018.
Fortunatamente, oggi si è parlato solo di tennis ed è stato in un certo senso molto piacevole vedere le due a rete potersi finalmente abbracciare (pure in periodo di pandemia) con un pubblico, seppur ridotto, festante. Osaka ha fatto il suo classico inchino con la testa, Serena l’ha guardata sorridente e l’ha abbracciata, dicendole qualcosa. Williams guardava negli occhi colei che le sta prendendo la scena e malgrado l’enorme delusione che potrà provare c’era una senso di legittimizzazione. Naomi ha potuto godersi ogni istante di una partita conclusa 6-3 6-4 e che ha preso, di forza, fin dalle prime fasi.
Ha combattuto nei primi game con un servizio che non funzionava, un footwork ancora abbastanza rallentato e un’avversaria molto ordinata e pronta immediatamente alla contesa. Serena avrebbe potuto sfruttare palle game in ciascuno dei primi game dell’incontro e la situazione poteva complicarsi parecchio per la sua avversaria perché litigava con la prima, quindi veniva chiamata a dover accelerare i tempi per difendersi e nel frattempo il punteggio cominciava a farsi critico: break e 1-0 Williams, 2-0, 30-40. La statunitense ha avuto la palla del doppio break dopo un nuovo doppio fallo della giapponese, che di nuovo serviva la seconda nel sesto punto e si è cavata d’impaccio portando all’errore la numero 10 del seeding.
Sbloccatasi, da lì ha cominciato la partita (quasi perfetta). Sul 2-1 ha preso il controbreak da 40-15 cominciando a muoversi rapidamente e in maniera molto leggera, non aveva subito intenzione di mandare Serena a correre negli angoli ma per prima cosa ha cominciato a colpire forte verso il centro per avere poi la palla buona per chiudere il punto. Un nastro sul 40-40 ha dato a Osaka la chance di controbreak, presa immediatamente con una risposta colpita forse non benissimo ma su cui Serena ha messo troppa potenza e poco controllo. Di nuovo, nel quinto game Naomi era in difficoltà alla battuta, andando sotto 0-30, offrendo una palla break e cancellandola cominciando ora a lavorare la palla offrendo un servizio in kick per contrastare la carenza di prime palle. Alla seconda chance di tenere la battuta, è arrivato il sorpasso e lì è girata gran parte della partita.
Serena è calata, ha accusato il colpo, e ha perso i due game successivi andando abbastanza scarica sulla palla, sbagliando tanto, e vedendo Osaka salire 5-2. La numero 3 del seeding, al servizio per il set, non ha tremato malgrado un doppio fallo sul 30-0: prima non risposta, prima non risposta, prima al corpo e dritto vincente.
Un’idea di gioco che si stava notando sempre più, quando gli scambi cominciavano e le due si scambiavano “carezze” da fondo campo era l’intelligenza di Osaka di alternare una fase offensiva a una più di contenimento, per mettere l’avversaria nelle condizioni di non avere sempre la stessa palla. Alle volte poteva appoggiarsi, altre invece doveva spingere, e quando la statunitense ha cominciato a innervosirsi, sono fioccati i gratuiti. Come a inizio del secondo set, quando per la prima volta nel torneo Serena stava sentendo le difficoltà e cominciava a caricarsi e gesticolarsi per trovare una scossa, un qualcosa dentro di sé. Non è mai stata scorretta, o oltre il limite, ma stava dando chiari segnali alla sua avversaria di essere in una posizione complicata. Non aveva più il controllo del gioco, i suoi colpi sembravano quasi inefficaci a meno che non c’era un calo di Naomi e il break subito in apertura di secondo parziale ha accentuato il divario.
Osaka confermava il break con anche un importante ace sul 30-30 e saliva sul 2-0. Williams si sbloccava, ma i problemi continuavano e lei li avvertiva tutti, enfatizzati da questo desiderio di trovare una scintilla dentro di sé che però non c’era se non per un paio di servizi a 195 chilometri orari. Sul 2-1 ancora una volta Naomi prima ha servito seconde palle in kick, poi lavorava ai fianchi Serena dandole fastidio con palle più corte, dove era più difficile impattare e appoggiarsi e malgrado un doppio fallo sul 40-15 ha chiuso un altro game andando prima col rovescio e poi col dritto verso i lungolinea. Il momento chiave del set è arrivato sul 4-3 Osaka, incappata incredibilmente in un pessimo game di battuta con tre doppi falli e costretta a cedere il servizio. Eppure, ha fatto come se nulla fosse accaduto. Ancora una volta, la sua capacità di concentrazione nel momento di massimo bisogno è emersa: rovescio vincente in lungolinea, rovescio vincente in incrociato e subito era 0-30. Il doppio fallo di Serena ha aperto le porte al nuovo break della giapponese, che al servizio subito dopo quei tre doppi falli ha servito tre prime vincenti (un ace) per salire 40-0 e chiuso con un dritto carico profondo.
In una partita dove non ha mai superato il 40% di prime palle in campo, Osaka si è imposta nettamente. La forza mentale, come nella partita contro Muguruza, ha fatto la maggiore differenza: se contro la spagnola fino al 3-5 15-40 aveva commesso 36 gratuiti e da lì nessuno nei successivi 22 punti, oggi è riuscita a cancellare un game giocato improvvisamente male per vincere i successivi otto punti di fila e chiudere la contesa. Sabato giocherà per il quarto Slam della carriera a 23 anni e una manciata di mesi in quella che potrebbe essere la seconda accoppiata US Open-Australian Open dopo quella tra 2018 e 2019. Ha ancora bisogno di crescere sulle altre superfici, ma fin qui sul cemento si sta mostrando assoluta protagonista.
(aggiornamenti a breve)
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