[4] S. Halep b. [28] A. Kontaveit 6-1 6-1
Quando era stato pubblicato il tabellone principale dell’Australian Open, avevamo detto una cosa: “Simona Halep è stata la più sfortunata tra le prime 8 teste di serie”. Riguardandolo ora, con la rumena appena approdata in semifinale senza ancora aver perso set, viene abbastanza da ridere e chiedersi cosa ci stesse passando per la testa. La verità, come si suol dire, sta nel mezzo. La rumena vista ad Adelaide era lontanissima dalla versione di Melbourne, almeno dal secondo turno in poi. La partita d’esordio qui contro Jennifer Brady, arrivata dalle grande prestazioni di Brisbane, era la più “rognosa” delle big e almeno per tutto il primo set lo sviluppo lo stava confermando con Brady subito avanti, sempre a fare gara di testa e arrivare a tre set point sul 6-5 e servizio.
Halep, arrampicandosi un po’ e dovendo subito chiedere aiuto al miglior tennis nelle corde quel giorno, riuscì a salvarsi prendendo poi il comando nel secondo set, chiudendo 7-6 6-1, e dando il via alla sua crescita. Un percorso che da lì in avanti è stato impeccabile e che ha finito per passare molto lontano dalle luci dei media perché nel frattempo le storie parallele del torneo avevano sempre più importanza. Così, tranquilla, ha battuto Harriet Dart, Yulia Putintseva, Elise Mertens, senza mai concedere più di quattro game a set. E la partita contro la belga è stata quantomai significativa di come la ex numero 1 del mondo si sia trasformata in questi 10 giorni. Mertens doveva essere aggressiva, rischiare molto più del previsto col pallino in testa di poter andare fuori giri e beccare una stesa micidiale. Ha finito con 40 vincenti in due set, un numero più alto dei gratuiti, dato enormemente più alto del suo solito, eppure ha perso 6-4 6-4.
Mertens ha fatto una partita più che dignitosa, Anett Kontaveit non c’è riuscita e ha finito per beccare una sconfitta pesantissima: 6-1 6-1. Halep è entrata nel “mood” giusto, e così oggi la sfida, già di per sé complicatissima per le dinamiche delle due giocatrici, è diventata un incubo per la estone. Al terzo game era già costretta a forzare a tutta per provare a rimanere avanti nel punteggio. Non c’erano altre vie, probabilmente: rimanere avanti nel punteggio, provare a scardinare le certezze che questa Halep sembra avere, provocarle qualche errore di troppo e prendere ogni minima chance. Era 1-1 nel primo set, sembrava di essere sul 5-5 al terzo e palla break per una delle due. La partita è finita così, con ancora un set e mezzo davanti che serviva a fare scorrere dei lunghi titoli di coda.
Halep, preso comando anche nel punteggio, non ha mai mollato la presa e ben presto per Kontaveit è sopraggiunto un enorme scoramento. Poco da dire di più, la rumena copriva perfettamente il campo, il suo palleggio era molto profondo e non rinunciava quasi mai a colpire per prendersi il punto. Una prestazione di altissimo livello, su campi resi forse ancora più adatti al suo gioco. Non che prima non lo fossero, visto l’ottimo torneo qui nel 2018. Però ora c’è quella sensazione generale che chiunque avrà in semifinale possa partire come favorita e poi, dovesse fare uno step in più, essere la principale indiziata al titolo. Mancano molte altre big, ma per ognuna di loro sarebbe stato difficilissimo giocare contro questa versione di Halep, cresciuta nell’ombra generale e rivelatasi oggi per la prima volta a tutti. Lei c’è, le altre dovranno prendere contromisure.
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