[7] D. Medvedev b. [4] K. Nishikori 6-4 3-6 7-5
dal nostro inviato
Partita di grandissima intensità ma di rivedibile qualità quella tra uno dei beniamini dell’Open Banc Sabadell e l’ormai ex next gen Daniil Medvedev, che è riuscito a raggiungere la sua settima finale ATP, la prima sulla terra rossa. Abbiamo già ricordato come prima di Monte Carlo lo score del russo sulla terra era decisamente deficitario – appena due partite vinte in carriera – ma queste due prime settimane sul rosso della primavera 2019 hanno lanciato Daniil verso nuovi traguardi.
E dire che il match sembrava perso quando tra la fine del secondo set e l’iniziod el terzo Nishikori aveva raccolto i frutti di un pressing via via più insistente che sembrava aver sbriciolato le difese di Medvedev. La frustrazione era tale che era la racchetta a fare le spese del passaggio a vuoto che costava cinque game di fila e in quel frangente in pochi avrebbero scommesso su un ritorno del russo. Ma Nishikori ha concluso una partita sconcertante, fatta di bassi e di alti, forse anche per via di una condizione fisica non ottimale, prima facendo rientrare nel match un avversario che ormai sembrava pensasse più ai fatti suoi che ad altro e poi finendo il set a singhiozzi, alternando degli scambi bellissimi a sconcertanti amnesie. I due break del terzo set fra l’altro arrivavano allo stesso modo e cioè con il giapponese avanti per 30-15 che non riusciva a chiudere e subiva dei parziali pesantissimi. Ma se la prima volta l’1-10 che lo vedeva precipitare per 2-3 15/40 è stato recuperato, con la gentile collaborazioen di quell’altro tomo di Medvedev, la seconda era troppo tardi e Nishikori ci ha rimesso game, set e partita.
Comunque vada l’altra semifinale il russo sarà naturalmente sfavorito ma intanto sta facendo i suoi passi verso la top10, e se mai dovesse vicnere sarà numero 13 da lunedì. Su Nishikori non si sa bene cosa dire, visto che a lungo Kei è sembrato prendere questa partita come un allenamento per provare qualcosa di diverso. Però l’atteggiamento è abbastanza curioso, perché ci sono momenti che sembra ingiocabile per poi tornare un giocatore decisamente normale. Le vie del tennis, come sappiamo, sono infinite.
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