Questa volta il titolo di prima pagina spetta al torneo femminile.
Gongola Tommy Haas, l’organizzatore del torneo di Indian Wells, che ha avuto la maggior crescita nell’ultimo decennio e che potrà fregiarsi di aver lanciato in orbita nelle ultime due edizioni due straordinarie campionesse destinate a fare la storia del tennis nel prossimo futuro.
Lo scorso anno, la giapponese Naomi Osaka, non ancora ventenne, da numero 44 del mondo alzò il suo primo trofeo nel circuito maggiore lasciando un solo set alle sette avversarie incontrare e tredici games in tutto, dai quarti in poi, ad avversarie del calibro di Karolina Pliskova, Simona Halep e Daria Kasaktina, preludio alle due vittorie Slam consecutive (Us Open 2018 e Australian Open 2019) e alla conquista del trono mondiale. Quest’anno lo scoop appare ancora più stupefacente giacchè la tennista che ha vinto il torneo, la canadese Bianca Andreescu, appena diciottenne, con una classifica insufficiente al momento del cut off per entrare in tabellone (sarà poi numero 60 alla vigilia del torneo) grazie all’intuizione del mago Haas, ha conquistato il suo primo trofeo nel circuito maggiore entrando in tabellone usufruendo di una wild card.
L’autorevolezza con cui questa ragazzina canadese ha costretto alla resa tutte le sue avversarie è stata disarmante. Dopo aver umiliato la ex numero uno del mondo Garbine Muguruza (6-0 6-1 nei quarti) si è trovata due volte a dover ripartire dopo essersi fatta recuperare (contro Svitolina in semifinale 6-3 2-6 6-4 e contro una indefessa Angelique Kerber in finale 6-4 3-6 6-4). Ha impressionato per la straordinaria qualità e varietà del gioco espresso nel quale non sembra mancare alcun ingrediente, il che per una tennista che fino a dicembre scorso giocava i tornei ITF, appariva inimmaginabile.
Una vittoria pazzesca che arriva alla prima partecipazione al torneo come avvenne per Serena Williams nel 1999 (per la Osaka lo scorso anno si trattò della seconda apparizione). La tennista giapponese è stata capace di arricchire il suo palmares, qualitativamente parlando, in maniera insuperabile tanto da arrivare con tre tornei vinti nell’arco di dieci mesi e a diventare numero uno del mondo, ma da ieri certamente si troverà a doversi guardare da un’altra temibilissima avversaria che ha apertamente dichiarato i suoi obiettivi di breve termine molto ambiziosi.
Ne gioverà il tennis femminile che sembra aver già risolto il problema del ricambio generazionale, visto che a breve si potrà ritrovare con almeno tre tenniste nate dopo il 1997 tra le top 10 (Osaka, Sabalenka e presumbilmente Andreescu che da oggi sale al numero 24 e ha da difendere appena 178 punti fino ai prossimi Us Open), e ciò senza dimenticare la grande crescita della ucraina Yastremska (anch’essa classe 2000 e già numero 34) e il rilancio di altre tenniste dalle indubbie qualità come la Bencic (già risalita al numero 20) e come la Ostapenko, già vincitrice a sorpresa di uno Slam a 20 anni (Roland Garros nel 2017).
Per Angelique Kerber la soddisfazione di cancellare l’unico zero nella caselle delle finali disputate per categorie di tornei: Grand Slam (3-1), WTA Finals (0-1), Olimpiadi (0-1), Premier 5 (0-4), Premier (7-5), International (2-4) e adesso Premier Mandatory (0-1)
Nel torneo maschile, Roger Federer si è fatto sorprendere da un rigenerato Dominic Thiem che a 25 anni ottiene la vittoria più importante delle dodici ottenute fin qui e mette il primo vero sigillo di qualità ad una carriera che sembrava non riuscire a decollare nei termini in cui sembrava annunciarsi all’inizio.
Il tennista austriaco ha meritato la vittoria che gli darà molta fiducia in vista soprattutto della imminente stagione sulla terra rossa che resta ovviamente la superficie preferita su cui ha conquistato otto delle dodici vittorie ottenute finora, consolidando il ruolo di avversario più pericoloso per Rafa Nadal . Eguaglia il suo best ranking al numero 4 scavalcando proprio Roger Federer che retrocede pertanto al quinto posto.
Il campione svizzero non è apparso particolarmente contrariato per lo smacco subito, soddisfatto sostanzialmente di come ha giocato durante la settimanae dello stato fisico in cui si è ritrovato alla fine del torneo, anche se non è riuscito a collezionare l’ennesimo record che gli era già sfuggito lo scorso anno sprecando tre match point contro del Potro. Resta pertanto a quota cinque vittorie al pari di Djokovic ma con il vantaggio di ben 9 finali disputate.
Con la vittoria di Thiem, diventano 10 le nazioni di appartenenza dei tennisti che hanno vinto il torneo almeno una volta:
Da segnalare l’impresa del diciannovenne serbo Miomir Kecmanovic, ripescato dalle qualificazioni come lucky loser e spintosi fino ai quarti di finale stabilendo il miglior risultato nella storia del torneo da parte di un tennista proveniente dalle qualificazioni. Grazie a questo risultato il tennista serbo guadagna 35 posizioni in classifica salendo al 95simo posto e diventando così il terzo teenager (under 20) tra i top 100, alle spalle dei due canadesi Auger Aliassime e Shapovalov.
Torneo disastroso per gli italiani. In campo maschile ai nastri di partenza comprendendo anche le qualificazioni c’erano ben nove tennisti e l’unico match vinto è risultato quello delle qualificazioni disputato da Caruso nel derby con Lorenzi ritiratosi dopo il primo set. Nel main draw oltre a Fognini e Cecchinato, che in quanto compresi nel seeding hanno usufruito di un bye, c’erano Seppi e Berrettini. Quest’ultimo è stato l’unico a strappare un set a Querrey.
Ove si consideri anche l’assenza di tenniste azzurre nel torneo femminile (la Errani è stata sconfitta nel turno decisivo delle qualificazioni dalla svizzera Voegele), occorre risalire al 1993 per trovare, a livello combined, l’ultimo precedente in cui la casella dei match vinti segna un malinconico zero (0-4 il bilancio finale anche in quel caso).
Ci consoliamo con le buone notizie arrivate nella seconda settimana dal circuito Challenger dove Berrettini ha vinto il prestigioso torneo di Phoenix in cui erano presenti ben 17 top 100, mentre Stefano Napolitano ha conquistato la sua sesta finale contendendo il titolo di Drummonville in Canada al mitico Baghdatis che torna ad alzare un trofeo dopo 5 anni (l’ultima volta capitò nel Challenger di Ginevra nel 2014).
Altri numeri
3 – Le finali consecutive disputate da Federer a Indian Wells, traguardo conseguito già nel triennio 2004-2006
4 – Le tenniste che hanno vinto il torneo (nato nel 1989) senza essere teste di serie.
10 – Gli ultimi tornei Premier Mandatory a partire da Pechino 2016, vinti da tenniste diverse.
15 – I tennisti ad aver vinto a Indian Wells dal 1990, quando è fu istituita la categoria dei Masters 1000. Tra quelli in attività, Thiem si aggiunge a Del Potro che vinse lo scorso anno, alle spalle degli irraggiungibili Fab Three che hanno vinto complessivamente 13 volte: 5 successi per Djokovic e Federer, 3 per Nadal.
16 – Le nazioni ad aver ottenuto almeno una vittoria a Indian Wells. Tra queste anche l’Italia grazie a Flavia Pennetta che trionfò nel 2014 battendo in finale la polacca Radwanska.
32 – I vincitori dei 32 tornei fin qui disputati in stagione (13 tra le donne e 19 tra gli uomini). È un record che conferma il crescente equilibrio in aumento anche in campo maschile.
60 – la posizione in classifica della Andreescu alla vigilia del torneo. La tennista canadese è la vincitrice con la più bassa classifica di un torneo Premier Mandatory (*):
(*) si ricorda che la categoria dei tornei Premier Mandatory fu istituita nel 2009.
368 – I match vinti da Federer nei tornei Masters 1000 (a fronte di 105 sconfitte). Lo svizzero è seguito a ruota da Nadal che in termini di performances lo supera nettamente: 366 vittorie e solo 77 sconfitte.
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