[1] S. Halep b. [3] S. Stephens 7-6(6) 3-6 6-4
Non saremo sul palcoscenico di un torneo Slam, ma nella sfida che appena 2 mesi fa è valso il titolo del Roland Garros Simona Halep ha dimostrato perché da oltre 40 settimane sia lei a sedere sul trono del tennis femminile, confermando la grande vittoria all’ombra della Torre Eiffel. Altro confronto contro Sloane Stephens, altra battaglia, molto più dura, portata a casa. Un 7-6(6) 3-6 6-4 che non sembrava più così possibile quando a fine del secondo set è andata in difficoltà dal punto di vista fisico.
Forse un semplice calo di energie, ma in quel frangente si è rivisto il trainer per controllare ancora una volta il piede dopo aver fatto una capatina nel primo match contro Anastasia Pavlyuchenkova. A fare la differenza, nell’inerzia della partita, la partenza eccezionale nel set decisivo con un break all’inizio causato da un grande lob difensivo e poi da un game di servizio tenuto con una palla corta anche un po’ fortuita, baciando il nastro e ricadendo appena al di là.
Due momenti all’interno di una partita fatta di mille emozioni e capovolgimenti, di intensità veramente elevata e di un livello generale di gioco altissimo per lunghi tratti. Il più appassionante probabilmente nel primo set, quando entrambe stavano servendo con numeri pazzeschi, superiori all’80%. Eppure, dopo 4 game la rumena aveva 2 break di vantaggio e serviva per vincere il punto del 5-1. Stephens ha trovato la forza di riemergere con una serie di dritti vincenti ma sul 4-4 di nuovo Halep a esprimersi molto bene in risposta. Non è bastato, perché un brutto turno di battuta sul 5-4 le è costato l’aggancio e in un amen si è trovata sotto 5-6 15-40. Con tanto sangue freddo è riemersa dalla buca e non è andata in affanno neppure quando si è trovata sotto 0-4 nel tie-break, spuntandola alla prima circostanza favorevole sul 7-6.
Un set da numero 1 del mondo, contro una giocatrice ottima e che ha dimostrato in tutta la settimana di valere a sua volta i piani altissimi del ranking femminile odierno. Tantissimi scambi lunghi, fisici, tele di palleggi per provare a trovare l’avversaria fuori posizione, a muovere il punto lungo le varie zone del campo. Eppure entrambe si muovono veramente bene e risultava veramente difficile chiudere il punto.
Il livello ha avuto un calo a inizio del secondo parziale, ma la statunitense ha avuto il merito di prendersi il vantaggio e conservarlo con autorità fino alle fasi finali, quando è avvenuto quel particolare calo fisico della sua avversaria. Non c’erano dolori fisici a darle fastidio, ma gli scambi non erano più lunghi, lei cercava subito l’uscita verso il lungolinea e dopo le ottime difese di Stephens provava palle corte per non faticare. Al terzo set point sul 5-3, il settimo totale, Sloane metteva a segno il punto che allungava la sfida.
L’inerzia era quasi tutta dalla sua, ma la ripartenza di Halep è stata veramente importante e abbastanza inattesa. Sul 2-0 è arrivato il controbreak e il riaggancio, ma ancora una volta è ripartita senza subire il colpo. Dal 2-2 40-0 Stephens non ha più vinto un punto e l’unico vero rimpianto è stato per un doppio fallo sulla prima palla game: quello è bastato a ridare animo alla sua avversaria che ha poi punito e conservato il vantaggio, raddoppiandolo poi sul 5-2. Non era però ancora tempo per la parola “fine”, perché un doppio fallo sul primo match point allungava ulteriormente la contesa.
Stephens accorciava fino al 5-4, ma al secondo tentativo la rumena ha giocato un game eccezionale. Dal 15-15 ha chiuso con un dritto incrociato vincente, un servizio potente al corpo e un ace esterno, inginocchiandosi per terra e festeggiando come se avesse scalato una montagna. Tanto ha voluto dire, oggi, questo successo che è valso il diciottesimo titolo WTA in carriera.
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