Le ultime immagini che abbiamo negli occhi sono quei lampi di panico e delusione di Marin Cilic, lo scorso luglio, sul non più verde prato dell’All England Club. L’inizio match aveva fatto sperare in una vera lotta -come ce ne sono state tra i due- ma ben presto tra qualche acciacco del croato e lo sconforto, Federer mise il pilota automatico e la questione fu risolta abbastanza in fretta.
Neanche quattro anni fa, la partita invece fu totalmente diversa: a Flushing Meadows, un Marin Cilic poi vittorioso in finale contro Kei Nishikori demolì letteralmente lo svizzero. Se Cilic si è poi assestato su livelli alti e continuità, non si è invece mai più visto un picco come quello di quei giorni newyorchesi per il croato.
Quella di domani probabilmente non somiglierà a nessuna di queste due partite, però i motivi per cui potrebbe essere una partita ci sono e sono soprattutto tattici.
Il servizio di Cilic
Per avere l’opportunità di giocare il suo tennis e tenere Roger Federer distante dalla linea di fondo, Marin Cilic deve servire un’altissima percentuale di prime: almeno sopra il 70%. Arduo tenere per molto tempo questi numeri, però per evitare di fare il tergicristallo sulle variazioni e gli attacchi dello svizzero è l’unico imperativo. E soprattutto è l’unico che dipende esclusivamente da lui.
La risposta di Federer
Quello che principalmente è cambiato da quella semifinale del 2014 è il modo di rispondere da parte di Federer: se prima si affidava molto di più allo slice, adesso tenta di aggredire fin dalla risposta, anticipando anche con il rovescio e mettendo un’enorme pressione a chi sta dall’altra parte della rete. Sui servizi a 230 km/h lo svizzero non potrebbe fare molto, ma su seconde o prime battute prevedibili, ci proverà. E qualora dovesse riuscirci al croato potrebbero venire improvvisi mal di testa. Unico dubbio: fin qui Federer non ha inciso troppo con questo colpo; anche vero che non ne ha nemmeno avuto troppo bisogno.
La diagonale di dritto
Punto di forza di entrambi i giocatori, il dritto sarà il colpo decisivo della partita: sono colpi definitivi ma diversi; più potente quello del croato, che forse ha nel lungolinea la resa migliore, più vario quello di Roger, che può giocare da qualsiasi zona di campo. Su questa diagonale e sulla capacità di giocare più dritti durante lo scambio e all’uscita dal servizio, si gioca buona parte della sorte di questo match.
Transition game
Nella partita che Cilic vinse nettamente contro Federer la cosa che probabilmente più di tutte lo aiutò ad aver fiducia nel suo tennis fu la capacità di applicare il cosiddetto transition game: tramutare cioè un’azione difensiva in una offensiva durante lo stesso scambio, attraverso colpi profondi, traiettorie diverse, capacità difensive che solitamente non sono mai appartenute a Cilic. Se Federer -anche a 36 anni e passa- è talvolta ancora in grado di farlo e spesso in momenti decisivi del match, Marin riesce più raramente. Quando lo fa, diventa quasi imbattibile.
Questo il gioco che domani presenzierà e lotterà per la supremazia sulla Rod Laver Arena; altrettanto importante saranno la fiducia e la convinzione di entrambi i giocatori. Il primo set per Cilic è forse più importante che per Federer perché diventi una lotta: se Federer dovesse poi giocare serenamente tutto potrebbe finire presto.
L’ultima partita tra i due, quella alle ATP Finals di qualche mese fa, è probabilmente la più indicativa: la vinse Federer ma non senza affanni e senza dover mettere in campo tutta l’esperienza necessaria.
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