Era domenica 4 giugno e sul primo campo secondario di Parigi, il Suzanne Lenglen, Garbine Muguruza vedeva terminare la sua corsa da campionessa in carica al Roland Garros per mano di Kristina Mladenovic. Una partita molto tesa, dove il pubblico di casa ha giocato un ruolo fondamentale (come sempre avviene in partite di questo livello) nel trascinare, talvolta anche oltre il limite, la propria connazionale. Mladenovic si impose 6-1 3-6 6-3 e negli ultimi game l’atmosfera era talmente incandescente che l’avversaria crollò a livello emotivo e uscì dal campo rifiutando di salutare il pubblico che, fino a pochi minuti prima, le fischiava qualsiasi errore o eventuali accenni di chiarimenti nei confronti dell’arbitro. Quello che seguì fu una conferenza stampa molto pesante, con una Muguruza devastata dalle due ore in campo e che alla fine scoppiò a piangere per il fallimento dal punto di vista sportivo e per il trattamento che aveva dovuto subire da chi, oltre ai fischi, si rivolse a lei con insulti (secondo la spagnola furono gli spettatori presenti nelle prime file, fattore mai confermato ufficialmente).
Avvenne un crollo importante nel ranking nonostante un ottavo di finale: da numero 5 precipitò a numero 15, perché almeno 7 giocatrici che la precedevano erano racchiuse in 200 punti. Questo è l’effetto che si ha in questo momento, nella WTA. Tantissime giocatrici possono diventare protagoniste nei tornei importanti e livellare la classifica, un livellamento che diventa basso in termini numerici (di fatti Muguruza sarà numero 1 con appena 6030 punti mentre Petra Kvitova, per fare un esempio, nel 2012 fu seconda con 7500) ma che assume ben altri contorni se si pensa alle partite viste in questi ultimi tre Slam, ovvero a: Halep-Ostapenko, Muguruza-Kerber, Halep-Konta, Sharapova-Halep, Kvitova-Muguruza, Kvitova-Venus Williams, Stephens-Sevastova. Tanti nomi diversi, tanto spettacolo all’altezza della situazione in più momenti del torneo, tra primo turno e finale. Dunque stride che le ultime numero 1 del mondo dopo gli Slam sono quelle che hanno fatto meno strada: Angelique Kerber rimase al comando dopo la sconfitta al primo turno a Parigi, Karolina Pliskova divenne numero 1 dopo la sconfitta al secondo turno a Wimbledon, Muguruza lo sarà dopo aver perso al quarto, a metà torneo, allo US Open.
Pliskova fu criticata, perché oltretutto non aveva (e non ha, a questo punto) ancora vinto un titolo Slam, eppure è stata la più costante di tutte. Questo è il quarto Slam negli ultimi 5 dove arriva almeno tra le migliori 8: paradossale che l’unico dove non ce l’abbia fatta, abbia preso il comando del ranking, ma dimostra ancor di più che con le chance per tante (Halep parlava di 15 giocatrici, qualcuno le diede della pazza, e invece…) lei è sempre stata in alto. Il suo regno finisce con 3 titoli all’attivo, 2 quarti di finale ed 1 semifinale. Viene ricalcata la costanza di rendimento, ma la mancanza dello squillo, del carico da 90, ne ha pregiudicato la prosecuzione. Rientrerà nella lista di chi lotterà per il vertice entro fine anno, ma la sua prima parentesi da numero 1 si conclude in un nulla di fatto.
Muguruza invece, precipitata al numero 15, è ripartita da Wimbledon andando a vincere un nuovo titolo Slam, il secondo della carriera, in grande stile. Un solo set perso, proprio come Parigi 2016, nello spettacolare match contro Angelique Kerber, poi per il resto grandi vittorie compreso il 7-5 6-0 in finale contro Venus Williams. Due titoli Major, due vittorie contro entrambe le sorelle Williams. Mica male. Da lì nasceva l’interrogativo su quale sarebbe stato l’immediato futuro della spagnola. Nel 2015 nei primi 3 tornei vinse un solo match, nel 2016 ne vinse 3. Ora ha sepolto anche quei dubbi, con un percorso di gran lunga migliore: 9 vittorie e 2 sconfitte (12 vittorie e 3 sconfitte in 4 tornei con un titolo collezionato, a Cincinnati). I 3325 punti collezionati da Wimbledon sono stati fondamentali per darle quella spinta che ha permesso di portarla dalle stalle alle stelle in così poco tempo, in una fase dove la distanza tra numero 1 e numero 10 si riduceva sempre più (lunedì sarà meno di 2500 punti) la scalata è diventata impressionante e le posizioni guadagnate sono state 14. C’è stato tanto lavoro sulla solidità, con Conchita Martinez al suo fianco a Wimbledon in sostituzione di Sam Sumyk e quest ultimo che ha ripreso a pieno regime il suo lavoro subito dopo, riuscendo stavolta a non farla cadere in una crisi di risultati post-Slam come nelle ultime 2 annate.
“Sono veramente fiera di condividere con voi il mio sogno che si realizza: essere la nuova numero 1 del mondo dal prossimo lunedì. E non sarei mai stata in questa posizione senza l’aiuto della mia famiglia, del mio team, dei miei fan. Come ho detto prima, è un sogno che si realizza e spero di poter mantenere il più a lungo possibile questa posizione”.
La situazione, comunque, sarà in continua evoluzione. Muguruza è la quarta numero 1 al mondo diversa del 2017: solo nel 2008 ce ne furono di più (5, nell’ordine: Justine Henin, Maria Sharapova, Ana Ivanovic, Jelena Jankovic, Serena Williams), ma presto potremmo essere qui a celebrarne un’altra. Avendo toccato il quarto turno, Muguruza supererà Halep con il minimo distacco: 6030 contro 5965, 65 punti appena. Se Venus Williams dovesse vincere il titolo, salirebbe a 5976, 54 punti in meno della spagnola. In tre in meno di 100 punti, con solo un mese e mezzo di tornei ancora in programma. Per una questione di proiezioni e trend, la statunitense sarebbe pienamente in corsa per il numero 1 del mondo a fine anno anche dovesse perdere la finale dello Slam di casa, avendo in scadenza meno di 200 punti contro i 700 punti della spagnola.
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