TENNIS – Di PIERO VASSALLO. Ricordate la bella storia di Victor Estrella Burgos, primo dominicano capace di vincere un titolo ATP? Il 35enne di Santiago de los Caballeros ha concesso il bis a Quito, occasione buona per tornare a parlare di un esemplare di tennista più unico che raro.
Victor Estrella Burgos lo ha fatto ancora. Non gli è bastato diventare il primo giocatore della Repubblica Dominicana a entrare nei top 100 della classifica ATP – obiettivo raggiunto il 3 marzo 2014 dopo la vittoria nel Challenger di Salinas – e nemmeno diventare il primo tennista nativo dell’isola di Hispaniola a vincere un titolo – missione compiuta l’8 febbraio 2015 a Quito.
Victor è andato oltre, ma forse non bisognerebbe stupirsene visto che parliamo di un ragazzo che i suoi limiti li ha superati più e più volte. Un anno dopo la sua grande impresa in Ecuador, Estrella ha fatto il bis mettendo in fila uno dopo l’altro Pella, Martin, Olivo, Ramos-Vinolas e Bellucci.
Un percorso leggermente più semplice rispetto a quello del 2015, ma in pochi pensavano che avrebbe potuto ripetere il miracolo a 35 anni e mezzo. E così la Repubblica Dominicana impazzisce per lui, che ha saputo ritagliarsi un ruolo da celebrità sportiva che nel suo paese solitamente spetta ai giocatori di baseball.
È proprio il baseball infatti lo sport più amato dai dominicani, mentre il tennis fatica a prendere piede per una questione economica prima che culturale. Difficile – a volte quasi impossibile – per un aspirante tennista riuscire ad emergere, vista anche l’assenza di supporto da parte di una federazione che non dispone dei fondi necessari a sostenere chi vuole provare a sfondare armandosi di racchetta.
La situazione di Estrella Burgos non è diversa da quella di tanti suoi connazionali: nato da una famiglia modesta di Santiago, da bambino fa da raccattapalle in un club di tennis riservato alla gente benestante, accontentandosi di qualche palleggio quando i campi vengono lasciati liberi dai ricchi clienti.
Crescendo le cose non migliorano, i soldi continuano a mancare, Victor ci prova con i tornei Futures ma i risultati non arrivano e senza le disponibilità economiche diventa impossibile sostenere le spese. Costretto a rinunciare, fra il 2004 e il 2006 gioca quasi esclusivamente in Coppa Davis e tira su qualche soldo facendo il maestro di tennis nei villaggi turistici.
Sixto Camacho, all’epoca suo allenatore, non ci sta e lo convince a tentare un’altra volta e così Victor torna ad allenarsi con continuità. Qui la sua carriera inizia a svoltare: vince tantissimo nel circuito Futures, risale la classifica e inizia a ottenere successi anche nei Challenger, così a inizio 2014 si ritrova intorno alla posizione 140 del ranking.
Nel marzo 2014 entra nei primi 100 della classifica grazie al successo di Salinas e la sua scalata continua, fa il suo esordio in un torneo dello Slam perdendo al primo turno con Janowicz al Roland Garros, batte Benneteau sull’erba del Queen’s e stabilisce un record diventando il più anziano esordiente allo US Open.
Proprio a New York vince i suoi primi match a livello Major battendo Igor Sijsling al primo turno e il giovane Borna Coric al secondo, ben figurando anche al terzo turno contro un top 10 come Milos Raonic; dulcis in fundo, nel 2015 si toglie persino la soddisfazione di superare un turno sull’erba di Wimbledon.
I dominicani lo seguono con un trasporto e una passione eccezionali: a Flushing Meadows i campi secondari che lo hanno visto protagonista sono diventati una vera e propria bolgia, invasi dagli immigrati dominicani accorsi a sostenere il proprio beniamino.
Perché Victor è uno di loro, un ragazzo che si è costruito una carriera senza alcun aiuto, lavorando e soffrendo come la povera gente di Santiago de los Caballeros, la seconda metropoli più grande del paese, dove è nato e cresciuto.
Quito è diventato a tutti gli effetti il suo regno, il suo tennis “operaio” – non gli si può chiedere di esprimere chissà quale potenza visti i suoi 173 centimetri di altezza – unito a una condizione fisica straordinaria gli permettono di esprime il meglio sui campi in terra battuta.
Battendo Bellucci in finale ha dimostrato che il successo dell’anno precedente non è stato un caso, che è possibile migliorare anche a un’età in cui la maggior parte dei colleghi pensa già alla pensione. Ecco perché Victor Estrella è un esemplare più unico che raro, da ammirare e da cui trarre ispirazione, perché nessuno come lui può comprendere il significato del duro lavoro.
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