TENNIS – DI PIERO VASSALLO.
Meno uno agli US Open 2015, proviamo a stilare un’ipotetica griglia di partenza per il torneo maschile: Djokovic ovviamente in pole, segue Federer, Nadal nelle retrovie.
PRIMA FILA: 1) NOVAK DJOKOVIC 2) ROGER FEDERER
La pole position appartiene di diritto a Novak Djokovic. Il numero 1 del mondo è il chiaro favorito anche a Flushing Meadows, dove è riuscito a trionfare soltanto nel 2011, perdendo poi le finali del 2012 e del 2013 (a cui vanno sommate quelle del 2007 e 2010). Le condizioni di gioco sembrano perfette per lui, eppure a New York, 2011 a parte, gli è sempre mancato qualcosa; quest’anno ha già fatto 3 finali Slam vincendone 2, nei tornei di preparazione in Canada e a Cincinnati non ha giocato affatto bene eppure è arrivato in fondo, la condizione migliorerà e 3 set su 5 sono davvero pochissimi quelli capaci di batterlo. Seconda posizione invece per Roger Federer, vincitore a Cincinnati anche grazie a una tattica molto aggressiva che ha dato i suoi frutti, ma potrà replicarla anche nell’ultimo Major stagionale? Difficile visto che palle e superficie renderanno le condizioni più lente, ma l’imprevidibilità è un’arma troppo importante per un giocatore come lo svizzero, che non gioca una finale a New York dal 2009. E’ passato tanto tempo, ma può ripetersi anche a 34 anni, visto che la concorrenza latita.
SECONDA FILA: 3) ANDY MURRAY 4) STAN WAWRINKA
Subito dopo i primi due della classe c’è posto per Andy Murray, che ha ben figurato a Montreal e a Cincinnati (un titolo e una semifinale) e continua nella sua stagione di alto livello, con pochissime sbavature. Nel 2012 vinse proprio a New York il suo primo Slam, poi però per un motivo o per un altro non è mai riuscito a ripetersi, ma questo sembra l’anno giusto per fare di nuovo strada fino in fondo. Certo il tabellone non gli è amico (Kyrgios all’esordio, possibile Wawrinka nei quarti e Federer in semi), ma il Murray versione 2015 sembra abbastanza solido da poter superare anche ostacoli molto insidiosi. Quarta piazza per Stan Wawrinka, di cui si è parlato tanto nell’ultimo mese e non esattamente per questioni tennistiche, anzi, nei tornei di preparazione lo svizzero non ha fatto una gran figura, ma si può dire lo stesso del pre-Roland Garros e sappiamo bene com’è finita. Negli ultimi due anni e mezzo Stan ha mancato solo una volta in un grande appuntamento (Roland Garros 2014, primo turno), per il resto ha sempre ottenuto almeno un piazzamento ai quarti e sa come battere i migliori nei tornei dello Slam.
TERZA FILA: 5) KEI NISHIKORI 6) TOMAS BERDYCH
Il finalista dello scorso anno avrà tanti punti da dover difendere e tanta pressione addosso, quest’estate si è ben comportato vincendo a Washington e raggiungendo la semifinale a Montreal, dove però è venuto fuori ancora una volta il suo grande limite: la fragilità fisica. Nel Masters 1000 canadese si è presentato alla sfida con Murray completamente privo di energie e per ricaricare le batterie ha preferito non giocare a Cincinnati. Questo non fa che accrescere i dubbi sulle capacità atletiche del giapponese, che tra infortuni e affaticamenti non riesce a essere del tutto continuo. Tomas Berdych invece vive un momento non felicissimo della stagione: è partito fortissimo ottenendo ottimi risultati, a un certo punto dell’anno era anche numero 2 della race, poi si è pian piano spento e dal Roland Garros in poi ha combinato ben poco. A New York vanta una semifinale e un quarto di finale e il tabellone non è semplicissimo, ma dopo 3 mesi di quasi letargo dovrà pur svegliarsi.
QUARTA FILA: 7) RAFAEL NADAL 8) MARIN CILIC
Neanche Rafa Nadal si illude, il maiorchino sa benissimo che alla luce delle sue condizioni vincere il torneo è pura utopia. Montreal e Cincinnati hanno solo confermato ciò che ormai era chiaro: Nadal al momento non è competitivo nei grandi tornei, sulla terra può ancora raccogliere qualcosa, ma sulle altre superfici il gap con i migliori è evidente. Manca l’intensità, manca la forza, mancano le gambe, tre ingredienti vitali per il suo tennis che diventa troppo fiacco soprattutto sui terreni più rapidi. Parte in quarta fila e per effettuare qualche sorpasso gli servirà un mezzo miracolo. Infine Marin Cilic, campione in carica che passa sotto traccia. L’exploit dello scorso anno sembra francamente irripetibile, paradossalmente però non ha granché da perdere e questo può alleggerirlo un po’: farebbe molta più notizia una sua riconferma ad alti livelli (almeno una semifinale) che un eventuale buco nell’acqua. Se dovesse ritrovare le sensazioni (e il servizio) dello scorso anno potrebbe difendere con onore il suo incredibile titolo.
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