TENNIS – DI GIANLUCA ATLANTE – C’è sempre un prezzo da pagare nella vita, a volte anche salato. Però la storia, da sempre, la fanno i numeri, le imprese, le vittorie. E tutto questo non può essere barattato con nulla, tantomeno cancellato perchè qualcuno, semplicemente, ti sta antipatico.
Veniamo al dunque, onde evitare di perdersi in discorsi inutili e, probabilmente, controproducenti al risultato finale del nostro chiedere. La recente iniziativa da parte del Coni relativa alla “Walk of Fame”, ha dato giustificato lustro alle 100 leggende dello sport italiano. Non ce ne voglia la cara Lea Pericoli, ma al di là del suo innato attaccamento al tennis e alle varie epoche che lo hanno contrassegnato, i suoi numeri non sono nemmeno lontanamente paragonabili a quelli degli altri 99 campioni di Viale delle Olimpiadi, tantomeno a Nicola Pietrangeli, Corrado Barazzutti e, udite udite, anche Adriano Panatta. Usiamo dell’ironia spicciola, come avrete capito, visto che con i numeri di Panatta, davvero non si poteva fare a meno di inserirlo.
Un pensiero, però, ci assale, magari un po’ malignetto… Quello che per far digerire Panatta, uno che ha fatto la storia del nostro tennis, piaccia o no ma è così, si sia imposto il nome della Pericoli. L’amico Giovanni Malagò, da noi interpellato in maniera non ufficiale tramite sms, ci ha risposto che è stata la Commissione Atleti a proporre i nomi. In questa c’è la signorina Mara Santangelo, molto amica di Lea e legata al presidente della fit.
Il Coni, però, è proprietario del “giardino” del Foro Italico, artefice principale della rivalutazione totale del Parco Sportivo più bello al mondo (probabilmente il più bello). Proprietario di ogni singolo centimetro e anche di quel campo centrale, che andrebbe intitolato ad Adriano Panatta, sulla base di quello che ha significato il suo nome per il tennis italiano. È stato o no Adriano, a fare da vettore per l’ingresso del tennis nelle case degli italiani? O lo abbiamo dimenticato?
E allora, caro presidente Malagò, lei che è uomo di sport come e più di altri e che, soprattutto, ha sempre messo davanti a tutto l’aspetto prettamente agonistico e umano, possibile mai che trovi tutta questa difficoltà nel far digerire a chi di dovere (presidenza fit e allegati) una cosa che (proviamo a fare un sondaggio?) è solo la degna conseguenza di ciò che il signor Panatta – che è nostro amico e lo confermiamo – merita? Lei, presidente Malagò, non può, a nostro modestissimo avviso, e non deve soprattutto, avere le mani legate in tal senso. Perché il nome di Adriano Panatta, per quello che ha significato per lo sport italiano e, nel caso specifico, per il tennis, non può essere barattato con nulla.
Caro presidente Malagò, sarà anche una decisione poco politica, ma la prenda. Perché l’impianto non è della federazione italiana tennis, ma del Coni, e sarebbe opportuno finirla con tutto questo accanimento. Anche perché, chi è senza peccato, scagli la prima pietra…
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