TENNIS – Di Gianluca Atlante
Qualche certezza, tanti dubbi. Melbourne e gli Australian Open ci hanno detto tante cose. Alcune belle, vedi lo storico trionfo della coppia Fognini-Bolelli nel doppio, 56 anni dopo quello di Pietrangeli e Sirola al Roland Garros, altre un po’ meno.
E siccome non abbiamo mai cavalcato il cavallo della felicità tanto per il gusto di farlo, è giusto ed opportuno rimarcare come, soprattutto in campo femminile, la situazione siano meno rosea di quanto qualcuno la voglia fare apparire. Il nuovo che avanza è legato solo ed esclusivamente, al momento, al nome di Camila Giorgi, che ha mezzi, tecnici e fisici, per bussare alla porta delle grandi e, magari, sedere al loro tavolo, ma che al momento manca di quella continuità di risultati che, inutile nasconderlo, è alla base di ogni singola scalata al potere o, se volete, alle poltrone che contano. Camila gioca bene a tennis, molto bene. Ne sa qualcosa anche Venus Williams, arrivata ad assaggiare il suo violento impatto con la “gialla” di turno, ma nella “Terra dei canguri” ha perso un’occasione importante e, in un processo di crescita che dovrebbe appartenerle, certi autobus non vanno persi.
Dietro di lei, però, a Melbourne Park la luce non si è mai accesa. Flavia Pennetta ha perso il derby con Camila Giorgi, denunciando una condizione approssimativa, la Knapp si è scontrata contro il muro Halep, ma soprattutto a preoccupare è lo stato delle “Cichi”, alias Sara Errani e Roberta Vinci, che il loro meglio sembrano averlo ormai dato e che, tra singolare e doppio, son tornate a casa con nulla in mano, regalando a capitan Barazzutti, in vista del match con la Francia in Fed Cup previsto nel prossimo week-end a Genova, pensieri a iosa. La Schiavone, infine, sembra un capitolo ormai impolverato.
Situazione leggermente meglio tra i maschi. Per via di un Seppi ritrovato e artefice di un’impresa storica, con la vittoria contro Federer e per il già citato doppio, vincente in una prova dello Slam contro ogni più rosea previsione. Per non parlare di Bolelli, tornato giocatore vero a tutti gli effetti e pronto a riscrivere la propria storia tennistica. Aspettando Fognini e quello che vorrà fare da grande. Perchè il talento di Arma di Taggia, al quale vogliamo molto bene e al quale, soprattutto, abbiamo perdonato tutto e più di tutto, è giusto che sia dia una mossa e che, come ha giustamente tenuto a sottolineare Adriano Panatta, per noi e per molti, non certo uno qualsiasi, dai microfoni di Eurosport, dovrà cominciare a tornare a vincere anche in singolare, per il suo bene e per quello di un’Italia tennistica che ha necessità di rivederlo a grandi livelli anche quando in campo è solo con il suo avversario. Detto questo, vogliamo essere onesti con chi ci legge e segue: torniamo da Melbourne con più ombre che luci.
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