Da Parigi il nostro inviato
Una rapida indagine fra gli amici, e gli amici degli amici, porta alla conclusione che Rafa Nadal si senta stretto nei suoi cenci. Da qui le difficoltà mostrate, che si sono tradotte in un set lasciato sulla racchetta di Daniel Brands, in primo turno, e nel partitino stitico e parecchio sulle spine sostenuto oggi contro Martin Klizan. Sarebbe difficile non cogliere in tutta la sua enormità masochistica, il portato di simili affermazioni. Incomprensibili, peraltro, se si contano gli Slam rossi conquistati dal manacorito, i titoli su terra rossa affastellati in bacheca e lo smembramento su scala industriale di tutti o quasi gli avversari che si sono imbattuti in siffatta fiera terricola.
Eppure, gli amici la sanno lunga, e tocca tenere per buone le loro ragioni. Alla vigilia dell’ottava conquista del Roland Garros, che gli consegnerebbe, con l’ennesimo titolo, anche l’ennesimo record (se è vero che non figurano negli albi d’oro del tennis vincitori per più di sette titoli), Rafa si sentirebbe piccolo e inappropriato, al punto da soffrire il cicaleggio di tifosi e media che lo danno per sicuro vincitore.
Possibile? No, è la risposta più saggia. Né più né meno come lo sarebbe rispondere allo stesso modo ad altre, più variopinte ipotesi.
Non è in forma, possibile? No. Ci mancherebbe. Era in forma a Roma, volete che non lo sia qui? Pensate davvero che la forma se ne sia andata nel breve volgere di una settimana?
Non ha voglia, possibile? No. Lui ha sempre voglia. Si sveglia la mattina con la voglia e va a letto sempre con la stessa voglia. Se no che Nadal sarebbe?
Potremmo proseguire, ma la conclusione sarebbe sempre la stessa. Ciò che asseriscono gli amici di Nadal non appare plausibile ma è, al tempo stesso, l’unica cosa sensata che si possa dire in merito alle sue stente esibizioni. Tanto più quando hanno la forma tentennante di quella odierna, contro Klizan. Servizi fuori di due metri, potenza necessariamente ridotta per non danneggiare gli spettatori della tribuna, tocchetti di rovescio senza capo né coda. Tutto questo nel primo set, abbondantemente perso. E poi avanti a scartamento ridotto negli altri set, dove per vincere è stato sufficiente un Nadal appena più attento, eppure lontano mille miglia dallo sbracciante figlio della jungla che ha tenuto banco per sette edizioni del torneo.
Il raccontino potrebbe essere utile a farsi un’idea di quante possibilità abbia oggi il Fognini contro il Rafa angosciato. Secondo voi? Nessuna. Purtroppo anche questa sembrerebbe la risposta più saggia.
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