Swiatek vince un thriller: terza finale al Roland Garros. Sfiderà Muchova e rimarrà n.1

[1] I. Swiatek b. [14] B. Haddad Maia 6-2 7-6(7)

Questa era la partita numero 29 della carriera di Iga Swiatek al Roland Garros e il bilancio ora sale a 27 vinte e due perse. Soprattutto, non ha mai perso una volta vinto il primo set, 25-0. Stavolta però ha dovuto sudare tantissimo nel secondo parziale, pur senza avere un crollo netto e pesante, senza mai rischiare durante il set fino al tie-break, ma rimanendo come in bilico sul cornicione, con una Beatriz Haddad Maia che si stava trasformando in quella straordinaria lottatrice vista in questi 10 giorni di Roland Garros.

Grandissimi meriti alla brasiliana per aver reso quella che sembrava la solita routine della numero 1 del mondo in una lotta serrata, punto a punto, con anche qualche rimpianto per varie palle break non sfruttate nel secondo set quando sembrava sempre poter mettere il naso avanti e costringere una nervosa Swiatek a degli straordinari in un terzo set a quel punto davvero impronosticabile.

Iga ha mostrato ancora una volta di uscire vincente da queste situazioni molto delicate. È stato un 6-2 7-6(7) maturato in due ore e 10 minuti circa, con 85 minuti solo di secondo set. Ai numeri, è il set più lungo giocato dalla polacca in carriera e per aggiudicarselo si è aggrappata a qualcosa. Alla sua voglia di non mollare, alla sua tenacia, a un guizzo. Il dritto nel secondo set non la seguiva più come voleva, i turni di battuta erano spesso una chimera: per tenere il primo ha avuto bisogno di 10 minuti, ha perso il secondo, ha tenuto sul 3-3 cancellando una palla break, ha tenuto sul 4-4 risalendo (molto bene) da 15-40 e cancellando in tutto tre palle break. Era molto nervosa, la mente aveva cominciato a vagare e si sfogava spesso contro il suo angolo.

In risposta c’erano, tolto il controbreak del 3-3, solo mezze occasioni: una risposta di rovescio sul 4-3 30-30 stampatasi sul nastro, un 15-30 sul 6-5 dove però la brasiliana ha servito molto bene a uscire. Spesso, per i suoi standard, fuori tempo e in difficoltà a contenere l’esuberanza sportiva di un’avversaria che si stava esaltando sempre più. Haddad Maia vive, nell’accezione più positiva possibile, di questi momenti. Se sente che dall’altra parte della rete ci sono piccole crepe, lei affonda il colpo. Ha cominciato a colpire sempre meglio e ad aumentare la propria pressione. Le è mancato davvero poco per prendere davvero il comando, e rimpiangerà oltre a quel 15-40 sul 4-4 un tie-break dove è sempre stata avanti fino al 6-5, con tre mini-break sprecati per ottime risposte della polacca che è rimasta viva e nel testa a testa finale in qualche modo ha avuto la meglio.

Sul 5-6 ha colpito un dritto un po’ in ritardo, ma il lungolinea è stato efficace. Sul 6-6 ha avuto una seconda da mettere dentro e poi ha impattato il rovescio molto contratta con la palla passata di pochissimo oltre il nastro e finita nello spazio vuoto. È stata titubante sul primo match point, di nuovo poco incisiva col dritto e non seguendo il colpo a rete, facendosi infilare dal dritto in lungolinea dell’avversaria che però, sul 7-7, ha servito la seconda ad appena 104 all’ora. Iga si è avventata e al quarto dritto ha trovato il vincente della liberazione, perché sull’8-7 e col servizio a disposizione, ha affondato il colpo.

L’esultanza è stata potente per una vittoria che vale tantissimo: terza finale in quattro anni al Roland Garros e numero 1 salvato dall’assalto di Aryna Sabalenka che sembrava quasi certa di prendere la leadership della classifica. Sabato potrà provare a difendere il titolo vinto nel 2022 sfidando invece la giocatrice che ha battuto proprio la bielorussa: Karolina Muchova. La ceca, oltretutto, è una delle pochissime giocatrici in carriera ad aver battuto Iga sulla terra battuta, oltre a poter vantare un record immacolato contro le top-3 (5 vittorie e 0 sconfitte).

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