Wimbledon: Barty vola, finisce la corsa di Tomljanovic. Semifinale di spessore contro Kerber

[1] A. Barty b. A. Tomljanovic 6-1 6-3
[25] A. Kerber b. [19] K. Muchova 6-2 6-3

Diciamo così: se uno cerca l’equilibrio per spiegare la continua alternanza di valori e protagoniste nel circuito WTA, i quarti di finale di Wimbledon 2021 non sono l’esempio migliore da fare. Non solo le protagoniste più attese non hanno steccato, ma si sono imposte tutte senza dare praticamente scampo alle avversarie, con solo Aryna Sabalenka che ha ceduto quattro game in un set, il primo, contro Ons Jabeur. Così, dopo quattro semifinaliste sorprendenti al Roland Garros, le tenniste arrivate al penultimo atto di Church Road sono di ben altro spessore.

A conti fatti abbiamo tre teste di serie nelle prime 10 e la campionessa dell’edizione 2018, siamo ancora in corsa per una finale tra la numero 1 e la numero 2 del seeding o tra una sfida che potrebbe ridare la top-10 a una grande giocatrice degli ultimi anni, Angelique Kerber, che ha messo da parte in questa stagione su terra i problemi degli ultimi mesi. O perché no, magari siamo in corsa per qualcosa di storico come una prima volta per Karolina Pliskova o Aryna Sabalenka. Oppure una numero 1, Ashleigh Barty, che si prende il titolo.

C’è tanto rumore in questo momento tra le quattro che si giocheranno il titolo, anche perché tutte loro hanno fatto prove di grande spessore nei quarti di finale. Se per Sabalenka e Pliskova si è già parlato, Kerber e Barty sono state le protagoniste assolute delle ultime due partite di giornata. La tedesca non ha ripetuto la prestazione di ieri contro Cori Gauff, ma è stata cinica e abile nello spegnere le polveri di una Karolina Muchova senza grandi speranze e che fin dai primi game ha avuto di fronte a sé la pura realtà. Un’attaccante vera come lei, contro una giocatrice fisica, abile in difesa e in grado di aprire angoli letali con le traiettorie mancine, avrebbe fatto tremendamente fatica. Le serviva più brillantezza, ma non era apparsa al meglio fisicamente e subito è scivolata sotto 0-3, mancando due palle del controbreak sul 2-4 e cedendo nuovamente la battuta per chiudere il primo parziale 6-2. Non ha aiutato, a morale, perdere un primo game in risposta nel secondo set da 0-40, ha trovato un break quasi inatteso sull’1-1 ma ha fatto poca strada e dopo pochi minuti perdeva per la seconda volta la battuta con Kerber che saliva 4-2 e servizio.

La numero 25 del mondo era molto solida, troppo per pensare di riaprire lo spiraglio alla ceca che ha avuto una piccola chance sul 3-5, ma di fatto è uscita dal campo sconfitta 6-2 6-3 senza vere armi da contrapporre. Così sarà Kerber, finalista nel 2016 e campionessa nel 2018, a scendere in campo giovedì, trovandosi di fronte una Barty che sta mettendo insieme i pezzi del proprio puzzle. Appena in tempo. Oggi al di là della differenza importante che c’è nel ranking (lei numero 1, Ajla Tomljanovic numero 75) ha aggiunto un’altra porzione importante al proprio gioco. Nel 6-1 6-3 conclusivo le gambe hanno girato abbastanza bene, brillando soprattutto nel primo set e buona parte del secondo, dove però c’è stato qualche inciampo.

I sei game consecutivi con cui si è presa il set d’apertura erano di colpo svaniti con un brutto game in apertura del secondo, dove due doppi falli e un dritto affossato a rete avevano dato un break a Tomljanovic. Rientrava, anche con un po’ di fortuna pescando due righe dal 30-30, ma comunque con la seconda di servizio raccoglieva molto poco. Nel primo set aveva vinto 10 dei 12 punti con la seconda, nel secondo finirà con solo 1/8. Riusciva a staccarsi, a salire 4-1, ma rispetto alla brillantezza anche tattica del primo set la concentrazione era venuta meno. Così Tomljanovic salvava l’ennesimo turno di battuta complicato della sua partita (tre ace a cancellare la chance di 1-5 e andare 2-4) e nel game successivo raccoglieva gli errori tattici di una Barty che dal 30-0 spingeva solo sul rovescio avversario e poi nei momenti successivi perdeva la misura del dritto. Di colpo c’era di nuovo partita, anche se è durata il tempo di un cambio campo: Ashleigh ha subito ritrovato concentrazione, riuscendo a brekkare nuovamente la connazionale e a prendersi la vittoria con due ace nel game conclusivo, tra cui quello sul match point.

È un nuovo passo in avanti. Il livello rispetto alle prime uscite è salito in maniera evidente, il servizio può ancora bloccarsi e forse le scelte tattiche non essere sempre impeccabili, ma a lucidità questa Barty è ben presente e ora può dirsi veramente di avere delle chance per realizzare quello che lei ha definito un sogno: vincere Wimbledon, oltretutto facendolo con un completo che è una dedica a quello indossato da un’altra aborigena australiana, Evonne Goolagong 50 anni fa, quando si impose su questi campi. Sarebbe speciale per tante ragioni, ma adesso per lei arriverà una partita molto dura contro la Kerber di queste giornate. Non sarà facile, nemmeno capire chi arriverà veramente in fondo a questo Slam.

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