Coronavirus, gli Us Open sono confermati (per ora) ma a porte chiuse

Nonostante 800 morti in media al giorno a New York e più di 2000 degli Stati Uniti, gli organizzatori pensano a soluzioni alternative

A causa della pandemia di Covid-19, gli organizzatori degli Us Open, lo Slam americano sul cemento di Flushing Meadows in programma dal 31 agosto al 13 settembre prossimi (con le qualificazioni al via il 24 agosto), starebbero pensando ad un’edizione 2020 a porte chiuse. Ipotizzando innanzitutto uno scenario in cui poter comunque l’emergenza sanitaria sia almeno in parte superata, un torneo senza pubblico comporterebbe la rinuncia alla biglietteria (700mila gli spettatori che durante le due settimane affollano Flushing Meadows), ma salverebbero almeno una parte degli incassi pubblicitari e la maggior parte di quelli televisivi.

Contrariamente a Wimbledon, infatti, gli US Open non sono assicurati contro le pandemie e una cancellazione del torneo porterebbe alla federtennis americana una perdita di quasi 400 milioni di dollari. Proprio per questo, secondo quanto riferisce il quotidiano britannico Daily Telegraph, la Usta farà di tutto per non spostare sia la data sia la sede del torneo.

Smentendo di fatto una voce che circola da diversi giorni, ovvero disputare lo Slam finale della stagione a Indian Wells tra novembre e dicembre. Mesi in cui a New York le temperature troppo rigide non permettono di giocare all’aperto, al contrario del deserto californiani, dove invece il clima sarebbe ideale. Secondo quanto trapela sempre dall’Usta, inoltre, il principale sponsor del torneo, la banca JP Morgan con sede a Manhattan, non gradirebbe il trasloco sulla Costa Ovest. Inoltre, sempre secondo il “Daily Telegraph”, un rinvio all’inverno degli US Open non è gradito dalle tv, su tutte Espn titolare dei diritti del torneo, perchè andrebbe a piazzare il torneo nel bel mezzo della stagione del football Nfl, lo sport professionistico più seguito in tv negli States.

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