Wimbledon e le mine vaganti: occhio alle teste di serie "mancate"

TENNIS – Di PIERO VASSALLO. Venerdì saranno sorteggiati i tabelloni della 130esima edizione del torneo di Wimbledon. Le 32 teste di serie sono già definite, nel maschile però ci sono alcuni giocatori non compresi tra di esse che potrebbero rappresentare uno spauracchio non indifferente.

Sarà anche vero che non c’è più l’erba di una volta e che gli specialisti nel tennis sono sempre più rari, ma tra le non teste di serie presenti ai Championships ci sono giocatori che quei 32 “privilegiati” eviterebbero volentieri. Tra chi sull’erba si esprime alla grande e chi vale ben più di una classifica deficitaria, ci sono fior di tennisti capaci di rovinare i piani dei big.

GRIGOR DIMITROV (n. 39 ATP, semifinalista nel 2014)

Proprio a Church Road due anni, il bulgaro toccava le vette più alte di una carriera che adesso precipita sempre più in basso. Nel 2014 vinse al Queen’s e a Wimbledon si spinse fino alle semifinali, eliminando il campione in carica Andy Murray. Non è passato poi così tanto tempo, ma il ricordo di quel giocatore ormai è sempre più sbiadito: quest’anno ha giocato due finali, perdendole entrambe – a Istanbul oltre al match ha perso anche la testa – ed è reduce da cinque sconfitte consecutive al primo turno. La partnership con Franco Davin al momento non sta portando risultati, ma non è arrivato al numero 8 ATP per caso: se ritrova un po’ di fiducia può essere avversario molto pericoloso, soprattutto su questa superficie.

NICOLAS MAHUT (n. 50 ATP, quattro titoli sull’erba)

Il nome del francese rischiava di restare negli annali come quello del perdente nella sfida più lunga di tutti i tempi, quella giocata a Wimbledon contro John Isner sul campo 18. Invece Nicolas ha avuto le sue rivincite e da over 30 si è preso 4 titoli ATP in singolare e uno Slam in doppio, dov’è diventato anche numero 1 della classifica. Gioca benissimo sull’erba, dove ha vinto i 4 trofei in singolare, e può essere un cliente molto scomodo soprattutto quando i campi non sono ancora rovinati. Ai Championships però non ha mai avuto grandissima fortuna: il risultato migliore è il terzo turno del 2006, ben dieci anni fa.

FERNANDO VERDASCO (n. 52 ATP, quarti di finale nel 2013)

A 32 anni lo spagnolo è più altalenante che mai, l’erba non è la superficie prediletta ma non va comunque sottovalutato: nel 2013 raggiunse i quarti di finale e andò vicino a battere Andy Murray – avanti di due set fu rimontato dallo scozzese – e qualche anno prima arrivò in finale a Nottingham. Quest’anno ha già fatto un grande exploit in Australia, eliminando il connazionale Rafa Nadal al primo turno, e al Queen’s ha estromesso dal torneo Stan Wawrinka, a cui non sono serviti i primi consigli di Richard Krajicek.

ERNESTS GULBIS (n. 61 ATP, due vittorie contro top 10 a Wimbledon)

Il magro bottino di questo 2016 del lettone parla di 7 vittorie e 12 sconfitte e sull’erba poi non ha mai fatto faville: un terzo turno a Wimbledon nel 2013 è il meglio che ha saputo ottenere. Mai sottovalutare la follia di Ernests, capace di inventarsi dal nulla prestazioni superbe per poi tornare nell’oblio già nel match successivo; lo sa Tomas Berdych nel 2012 fu sorteggiato contro l’ormai ex allievo di Gunther Bresnik e fu eliminato in tre tie break. 

FLORIAN MAYER (n. 80 ATP, quarti di finale nel 2004 e 2012)

A sorpresa ha vinto il torneo di Halle tornando in top 100 dopo che un infortunio all’adduttore lo aveva fatto precipitare in classifica e dubitare sulle possibilità di un nuovo ritorno in campo. Si presenta ai Championships galvanizzato dal risultato e con un curriculum che vanta due quarti di finale nel Major londinese; è un giocatore “strano” che adotta un tennis del tutto particolare, il suo slice a due mani può essere molto fastidioso sull’erba e non è il tipo di avversario ideale per chi deve prendere confidenza con la superficie.

DUSTIN BROWN (n. 88 ATP, due vittorie sull’erba contro Nadal)

Omaggiato di una wild card, il giamaicano di passaporto tedesco è il giocatore più divertente e spettacolare del circuito e lo diventa ancor di più quando gioca su superfici rapide. Un anno fa bastonò Rafa Nadal e fece impazzire il pubblico con il suo tennis che è un misto di genialità e potenza; non si è mai spinto oltre il terzo turno ma è probabilmente il peggior avversario possibile per un big all’esordio. 

SERGIY STAKHOVSKY (n. 91 ATP, una vittoria su Federer a Wimbledon 2013)

Tre anni fa si rese protagonista di una vittoria storica contro Roger Federer al secondo turno. L’ucraino è parecchio discutibile quando si tratta di esprime certe opinioni, ma quando fa parlare la racchetta su un campo erbivoro è un gran giocatore. Ad Halle è stato spettacolare per un set e mezzo contro David Goffin, poi è calato e un infortunio lo ha costretto al ritiro, ma le sue qualità da attaccante lo rendono avversario temibile.

RADEK STEPANEK (n. 121 ATP, quarti di finale nel 2006)

Dieci anni fa il ceco otteneva il suo miglior risultato Slam raggiungendo i quarti di finale proprio a Wimbledon, oggi ha 38 anni ma è ancora capace di giocare benissimo e soprattutto di vincere. A Parigi ha superato le qualificazioni e ha inguaiato Andy Murray, salvatosi solo al quinto set; anche per lui è arrivata una wild card e pur essendo un “vecchietto” le sue qualità non vanno sottovalutate.

JUAN MARTIN DEL POTRO (n. 164 ATP, bronzo alle Olimpiadi di Londra 2012, semifinalista nel 2013)

La mina vagante per eccellenza: Juan Martin Del Potro ha rinunciato al Roland Garros per prepararsi al meglio alla stagione sull’erba e a Wimbledon tornerà a giocare un torneo dello Slam dopo due anni e mezzo. Nei tornei di preparazione è andato bene a Stoccarda, dove ha raggiunto la semifinale, mentre al Queen’s è stato eliminato al primo turno da John Isner. Sarà interessante vederlo all’opera in un match 3 su 5, difficile che possa reggere sulla lunga distanza ma è certo che nessuna testa di serie vorrà vederlo sorteggiato accanto al proprio nome.

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