Roland Garros: cuore Kuznetsova, battuta Kvitova 9-7 al terzo

di Elisa Piva. TENNIS – PARIGI. Che match che ha portato a casa Svetlana Kuznetsova. La campionessa 2009 esce vincitrice da una battaglia pazzesca contro Petra Kvitova, riuscendo a spuntarla solo 9-7 al terzo dopo oltre 3 ore di gioco. Entrambe le giocatrici hanno da recriminare: la russa avrebbe potuto chiudere in due, la ceca ha servito due volte per il match nel terzo set non riuscendo mai a chiudere.

(27) Kuznetsova b. (5) Kvitova 6-7(3) 6-1 9-7

Per tutto il match Petra fa, Petra disfa. E’ lei a vincere un primo set che avrebbe dovuto perdere. E’ lei la prima ad andare avanti di un break, ma è lei che fa una fatica immane a tenere il servizio e alla fine concede il contro-break. La Kuznetsova, invece, spreca. In risposta soprattutto, con tutti quei turni di battuta della ceca andati ai vantaggi, con quelle risposte ciccate, con quella marea di palle break avute ed una sola trasformata. Sul piano del gioco il leitmotiv del match è chiaro. Sull’uno-due la Kvitova è devastante, ma se non mette la prima e si entra nello scambio, il punto lo fa quasi sempre la russa, con l’altra sballottata da una parte all’altra e in evidente affanno.
E la mobilità? Dicono sia importante, nel tennis. Ma Petra si muove talmente male che Sveta a confronto sembra un fulmine. 

C’è poi la testa a far la differenza: la Kvitova non è un fenomeno di concentrazione, ma è sicuramente la più tranquilla in campo. La Kuznetsova invece, ben consapevole della strategia vincente, è troppo nervosa per metterla in pratica e si irrigidisce. Soprattutto nei momenti chiave, e il tie-break – vinto 7-3 dalla ceca – ne è la prova. Errori a destra e a manca della russa, con pessimo avvio che manda avanti la Kvitova 4-1 (grazie anche ad un passante fulmineo in corsa). Petra commette due erroracci che permetterebbero poi a Sveta di rientrare, ma non si scompone. Altro vincente e altro errore della russa. Infine, a dimostrazione della maggior sua tranquillità, Petra incassa il parziale con un ace. 

E poi si torna alla testa. Un set così intenso, durato 64 minuti, non può non implicare un calo di tensione, vero Petra? Ed arriva puntuale il doppio fallo che da il “la” ad un set a senso unico, dove Sveta colpisce più serena e sembra avere le idee più chiare: far muovere l’avversaria, che dal canto suo è sempre più fallosa, svogliata. Se poi ci mettiamo un sopraggiunto problema alla coscia destra per la Kvitova (MTO sul 2-1 e rientro in campo con vistosa fasciatura), il puntuale errore non appena non colpisce da ferma, ed un nastro taglia-gambe sul set point, ecco confezionato il 6-1 per la Kuznetsova. 

Si torna in parità. Intanto Petra esce dal campo per un nuovo MTO e quando torna sembra di nuovo la giocatrice di inizio match. Il secondo set sembra esserselo preso per rifiatare e ora è tornata a correre e colpire forte, con convinzione. E il problema alla gamba? Insomma, qualche dubbio sorge. La povera Sveta, invece, apre il set con un delittuoso doppio fallo, poi, destabilizzata da questi cambi repentini, si dimentica della tattica. L’altra tira, tira, tira e si prende il break in avvio (2-0). Ma passato lo ‘shock’ iniziale però, il match riprende ben presto l’andazzo del primo set, con la Kvitova che si fa nuovamente riprendere. Sarà così fino a fine match.

La partita ora, a differenza del primo set, è però una splendida battaglia: su ogni gioco, ogni punto, spesso un vincente da lustrarsi gli occhi. I cambi di fronte sono continui ed è una lotta pazzesca. La ceca per ben due volte fa la parte del leone quando è alla risposta: per due volte fa il break andando a servire per il match, ma per due volte cede malamente il servizio. Alla fine è Sveta, che ha sprecato per tutta la partita, a cogliere l’ultima occasione, con le ultime rincorse sugli ultimi tentativi della Kvitova di salvare le ultime palle break. Ma questa volta non le riesce l’ennesimo recupero e quando l’ultimo dritto se ne va la Kuznetsova può finalmente esultare. Petra fa, Petra disfa. Sveta vince un match che avrebbe potuto chiudere in due. Ma a volte le vittorie più sofferte sono le più belle. 

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