Uno scherzo chiamato US Open

Bilancio di due anomali giorni di US Open. Fedal o non Fedal un'era sembra finita, quella che viene non è poi troppo da buttar via.

In fondo ce lo meritavamo, avevamo parlato così male di Wimbledon che non poteva che toccarci un torneo che a prima vista sembrerebbe persino più povero di quello londinese. Almeno lì Federer era in condizioni decenti e, pare corra obbligo di dirlo, non è certo colpa sua se invece di incontrare Djokovic e Murray ha finito per incontrare Berdych e Cilic. Che poi, considerato come sono ridotti quei poveracci, meglio gli asini vivi che i dottori morti. Per non sbagliare a Flushing Meadows pure gli asini non sembra stiano benissimo. Dopo appena due turni già 14 teste di serie del singolare maschile non ci sono più, senza considerare la scandalosa (mah) defezione di Murray. Al torneo mancavano già Djokovic, Wawrinka, Nishikori e Raonic e tra gli eliminati ci sono i più fulgidi  rappresentanti della generazione che verrà, Zverev e Kyrgios, quello che sembra sempre sul punto di ma invece (Dimitrov), se aggiungiamo le condizioni di Federer e Nadal, capace persino di andare sotto di un set e di un break contro quel bravo cristo di Daniel,  si fa presto a capire come questo torneo rischia appunto di offrire ancora meno spunti dei due slam precedenti.

Ma espressi i doverosi alti lai è forse il caso di cercare qualche fiammella di speranza, per un torneo che in fondo è appena cominciato. Forse il diavolo non è poi così brutto, e per uno Zverev che perde c’è in fondo un Coric che sembra improvvisamente migliorato. Quando un paio d’anni fa il croato salì alla ribalta, ci si accorse ben presto dei suoi difetti tecnici, ma il giocatore visto contro Zverev è sembrato un mostro di concentrazione e sagacia tattica. Il ragazzo croato in fondo non ha neanche 21 anni e una stagione come questa, piena di bassi ma con qualche acuto e la prima vittoria in un torneo ATP, in fondo ci può anche stare. La settimana scorsa ha superato Isner a Winston-Salem per poi perdere contro Struff. Adesso dopo Zverev dovrà affrontare Anderson e non parte certo favorito. Vedremo, perché Coric è in una zona di tabellone che potrebbe portarlo di filato ai quarti o addirittura in semifinale. Ma a quella semifinale possono aspirare in tanti, a cominciare da Denis Shapovalov che dopo l’ottimo torneo di Montreal ha vinto una partita non certo semplice contro Tsonga, che sarà in declino ma è pur sempre uno che non si batte da solo. Shapovalov ha già messo in chiaro che per lui è tutto complicato per adesso e che ogni vittoria va salutata ovviamente con soddisfazione ma senza lasciarsi andare a pronostici troppo ottimisti. Lo scontro con Edmund non è banale, perché anche l’inglese viene da due successi non certo scontati, ma chissà, quello spicchio di tabellone sembra fatto apposta per coltivare sogni.
E poi c’è Rublev, che in questo periodo di dubbi a questo punto potrebbe essere la sorpresona. Battere DImitrov come ha fatto lui spiega quanto sia forte questo ragazzetto di nemmeno 20 anni, che da due anni almeno è nel circuito facendo storcere il naso per qualche presunzione di troppo, dicono. Anche per lui buon buco di tabellone, ma considerata l’età ogni partita è un mistero.

Insomma qualche buon motivo per sperare che il torneo non diventi una stanca passeggiata in attesa del Fedal che manca ce l’abbiamo. Che poi anche lì ci sarà da stare attenti perché un Nadal come quello di stanotte ad un Dolgopolov come quello di ieri non lo supera, anche se non c’è da scommettere né su una cosa – che Nadal sia quello di stanotte – ne soprattutto sull’altra – che Dolgopolov sia quello che ha battuto Berdych. Certo che anche qui, l’ucraino se avesse voglia di farci divertire invece di divertirsi solo lui sarebbe una gioia. Il punto che gli ha dato il terzo set contro Berdych è qualcosa che solo lui è in grado di fare, e lo fa anche spesso ma non tanto da farci illudere troppo. Chi è che diceva che era un cattivo torneo?

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