Wimbledon, sconforto Cilic: “Cercavo di non pensare al dolore, ma sapevo di non aver possibilità”

La conferenza stampa di Marin Cilic, sconfitto da Roger Federer nella finale dei Championships 2017: "So di avere giocato un grande tennis in queste due settimane. Il mio livello può ancora crescere, ed è ciò a cui punterò".

La fortuna non è stata dalla tua parte oggi. Sembravi essere agonizzante in campo, specialmente dopo l’inizio del secondo set in cui sei andato 3-0 in svantaggio. Sentivi molto dolore? Hai pensato ad un certo punto di ritirarti?

Beh, è stato sicuramente uno di quei giorni sfortunati che capitano. Ho una bruttissima vescica. La sentivo già dal match contro Querrey in semifinale. Mi usciva del pus dal il callo che ho nel piede. Vorrei ringraziare i fisioterapisti, Alejandro e Graham ed il Dottor Phil. Mi Hanno aiutato. Le ultime 30 ore sono stati costantemente con me. Hanno fatto il massimo che hanno potuto, ma sfortunatamente sentivo ancora dolore. Ogni volta che dovevo fare un cambio di direzione rapidamente, accusavo ancora dolore.

Ovviamente a livello emotivo è stato molto difficile perché so quanti sacrifici ho fatto negli ultimi mesi durante la preparazione sotto tutti gli aspetti. È stata tosta anche grazie al mio team. Hanno fatto davvero tanto per me. Mi sento semplicemente sfortunato.

Se il punteggio fosse stato così brutto, non avrei spinto così tanto. Ma volevo davvero dare il meglio, e cercare di fare il massimo possibile.

Il tuo processo mentale mentre il match andava avanti.

Per me è stato molto difficile anche concentrarmi sul match, dal momento in cui la mia mente era per tutto il tempo bloccata dal dolore. È stata dura concentrarsi sulla tattica, su ciò che avevo bisogno di fare. Non stavo servendo molto bene per questo motivo. Inoltre, non riuscivo nemmeno ad arrivare bene sulla palla. È stato davvero difficile gestire questo problema oggi.

Quando pensi a quando dispendio fisico serve per giungere a certi livelli, è ancora più frustrante il fatto che questo fosse un problema non di poco conto, ma derivasse da una cosa così piccola?

Sì, assolutamente. Sapete, facciamo talmente tante cose. Anche esercizi in palestra proprio per cercare di rendere il nostro fisico pronto per ogni evenienza. E poi una cosa così piccola può giocare un ruolo così importante. Ovviamente è estremamente difficile accettarlo. Però sono molto orgoglioso di me stesso per ciò che ho fatto nelle ultime due settimane qui. Ho giocato, direi, probabilmente il miglior tennis della mia vita. È ciò che di positivo mi porterò a casa.

In quel momento durante il cambio di campo (sul 3-0 nel secondo set, ndr) in cui sei stato sopraffatto dalle emozioni, cosa si sei detto per tornare in campo e vincere il game successivo?

Stavo solo cercando di concentrarmi per provare a giocare il game, cercavo di non pensare al dolore. È stato un mix di emozioni. C’era ovviamente un po’ di frustrazione, ma cercavo anche di concentrarmi sulla partita. È un momento difficile quando ti trovi in situazioni di quel genere. Sai che non avrai molte possibilità di vincere. Cerchi solo di sforzarti ad andare avanti.

Sapevi prima del match che non saresti stato al meglio oggi o è stato un qualcosa che hai realizzato solo entrando in campo?

Sì, abbiamo anche cercato di bloccare il dolore con alcuni anestetici. Ma in quella zona è molto difficile perché la pelle è dura. Mi ha aiutato, ma ancora continuavo a sentire un po’ di dolore. Anche mentre mi riscaldavo prima del match, ho cercato di capire in che condizioni fossi facendo degli esercizi sui cambi di direzione. Ero davvero molto lento a reagire. Sapevo che sarebbe stata difficile. Ma ci ho provato.

Dopo aver iniziato a piangere, hai deciso di giocare serve and volley. Lo hai fatto perché ti consentiva di fare movimenti diversi rispetto a correre da un lato all’altro del campo? Tra l’altro, hai detto che te ne sei accorto 30 ore fa. Hai cercato di nasconderlo a tutti?

Ovviamente nel match ho provato a cambiare tattica e giocare serve and volley, sia per non mettermi in una situazione tale da dovermi muovere lateralmente a destra e a sinistra, sia per provare qualcosa di diverso. Ma ancora, ero un break sotto e Roger stava giocando molto bene. Il serve and volley è una cosa alla quale non sono molto abituato.

Per quanto riguarda l’altra parte della domanda, ho sentito dolore subito dopo la semifinale. Sentivo che il piede non era in condizioni molto buone. Abbiamo cercato di far uscire un po’ di liquido durante la notte, ma ieri mattina andava ancora peggio. Il medici ed i fisioterapisti hanno cercato di aiutare il più possibile. Hanno davvero fatto del loro meglio, hanno dato davvero una grossa mano.

Comunque sì, abbiamo deciso di non divulgare la notizia al di fuori del team. Speravo ancora che oggi la situazione sarebbe migliorata.

Pensi che tra qualche settimana, quando ripenserai a questo torneo, sarai contento perché sei arrivato in finale ed è stato fantastico, o il modo in cui hai perso oggi resterà maggiormente impresso rispetto al risultato complessivo?

No, come in ogni cosa, sono molto franco. So che in queste due settimane ho giocato un grande tennis. Il mio livello ha raggiunto picchi che non avevo mai raggiunto sull’erba, perciò sono estremamente soddisfatto. Estremamente felice. Mi darà molta più fiducia, molta più forza per il resto dell’anno. So che il mio livello può crescere ulteriormente, ed è ciò a cui punterò. È qualcosa che sicuramente mi sta rendendo ancora più contento.

La sconfitta di oggi, ovviamente è triste, devastante, ma sono comunque molto orgoglioso e grato a tutto il mio team che mi ha aiutato ad arrivare fin qui.

Nel momento in cui hai pianto nel secondo set, è stata più la frustrazione o il dolore fisico della vescica a impedirti di giocare il miglior tennis?

È stato il fatto che emotivamente sapevo di non poter giocare il mio miglior tennis in una giornata così importante, ma anche dal punto di vista fisico, e sotto tutti gli altri aspetti. È stata una combinazione un po’ di tutte le emozioni perché sapevo quanto ho dovuto faticare per poter arrivare fin qui.

Dalla stessa categoria