Un traduttore a Wimbledon

Da Melbourne a Wimbledon, la ricerca dello scoop continua a snocciolare scene di imbarazzo, sorrisi e stranezze. Vittime prestigiose da Venus a Federer. E l'oscuro Medvedev. Niente sfugge all'occhio dei nostri traduttori.

Se siete tra coloro che si erano fermati in sala stampa a Melbourne, ricorderete che ci lasciammo con una storia di promesse amorose e d’incontri con Serena Williams, purtroppo finita male. Ora che avete preso con noi il biglietto per la “Press Room” dell’All England Club è quindi giusto che riprendiate il filo con la sorella, colpevole di aver indossato, sacrilegio, niente di meno che un top rosa. “Ti hanno chiesto di non indossare il top rosa?” chiede fra le prime interviste un curioso appassionato di outfit o delle regole inglesi. Ma non incontra, chissà come mai, il gradimento della tennista: “Non mi piace parlare del mio top in conferenza stampa, è strano“. L’intervistatore non desiste ed aggiusta un attimo il lessico: “L’indumento intimo allora, è una regola di Wimbledon… Ti è stato chiesto di cambiarlo?” “Sì, ma non mi va di parlare di indumenti intimi. È imbarazzante per me, lo lascio a te, puoi parlarne coi tuoi amici, se vuoi, ma io non ne ho intenzione”.
Primo approccio andato male (poteva essere altrimenti?). Proviamo allora a punzecchiare un po’: “L’anno scorso hai detto che ti sentivi come una ventiseienne ma ne avevi trentasei, cosa significa l’età per te?” “Non guardo alla definizione del termine, è bello attraversare tutte le età”. Allora rimarchiamo un altro po’: “Hai giocato negli anni …20, 30,…Che età ti senti di avere?” “Non lo so, non ci penso molto. Mi sento in forma e piena di energia quindi qualsiasi età mi senta di avere, se mi sento così, penso di poter competere per il titolo tutte le volte”. Ma lo sanno tutti, mai chiedere l’età ad una donna ed allora: “C’è qualche differenza fra la Venus di 27 e la Venus di 37 anni? Ti senti più riflessiva?” “Credo di essere sempre stata così, è il mio modo di giocare, altre sono diverse, questo è solo il mio stile”. (Corso di buone maniere in regalo al giornalista)
Due settimane di un torneo possono essere dure e pesanti per i tennisti ma non solo per loro. Dopo molte interviste, un giorno dopo l’altro, non si ha più la freschezza d’idee dei primi giorni e così a farne le spese torna sempre l’età di Venus che a quanto pare sembra essere stata fonte d’ispirazione per qualsiasi tennista intervistata dopo la seconda settimana. Così Muguruza, Konta e Ostapenko si sono ritrovate a rinfrescare la loro fanciullezza rispondendo alla richiesta se avessero mai ammirato la vecchia Venus solcare i campi di Wimbledon, per la serie “ogni intervista è originale”.

C’è poi chi si perde un attimo: “Sei il fratello di Andrij Medvedev, giusto?” “Fratello? No, penso che se mi avessi chiesto se fossi suo figlio ci saresti andato più vicino” “Ma siete parenti? Ti hanno già fatto questa domanda?” “Sì, un sacco di volte ed ogni volta che sento ‘Sei per caso…?’ rispondo già di no. Ci sono un sacco di Medveded in Russia ed anche in Ucraina” Riproviamoci…“Di Dmitry?” “Non sono suo parente!”. Ah l’importanza dell’albero genealogico…

Ma ci sono anche i possibilisti: a tutti non piace farsi operare, chi per paura, chi proprio perché odia l’idea. “Sei tra questi? Faresti di tutto per evitarla?” Ed ecco che Kyrgios appare fra quelli che non adorano questa opzione: “Beh sai farei di tutto per evitarla ovviamente. Ovviamente sono un po’ spaventato, ma non credo di averne bisogno al momento”.
Un folto schieramento è quello degli eccessivamente preoccupati, che vorrebbero far di tutto, anche cambiare il corso della natura, per evitare che un tennista si faccia male: “Cosa ti passa per la testa quando sei in una situazione di squilibrio, in cui potresti scivolare, e come cerchi di evitare di farti male?” “Non possiamo farci niente con le condizioni del campo ma solamente rischiare se si vuole prendere una palla. Capisci cosa intendo?” “Quando sei caduto, a cosa stavi pensando?” “Che accade sempre a me“. Alla fine vince il fatalismo.

Ma tornando alla povera Venus, dopo anni ed anni ed ANCORA anni di interviste, come le hanno fatto ben notare, ha ormai sviluppato una forma di risposta di cui Laconico sarebbe andato fiero. Così alla domanda su come si sarebbe regolata contro un’avversaria spesso affiancata a lei come stile di gioco la risposta di Venus è stata: “Beh, facendo più punti”. Nulla da obiettare Vostro Onore. Oppure alla richiesta di fornire una qualità di Serena che cercherebbe di introdurre nel suo gioco la risposta ovvia è stata “ quella di vincere la partita”.
Se ancor non siete sazi, c’è la super domanda che si può fare a più persone, perché no, magari cambiando l’aggettivo visto che il primo non ha riscosso molto successo: “Cosa è più divertente? Diventare il numero uno o esserlo?” “Divertente??” Risponde Kerber… “Ora che ci sono credo sia più facile raggiungerlo che mantenerlo. Direi che è un duro divertimento!

Va beh proviamo con Roger allora: ”Cosa è più piacevole: giocare come numero uno o cercare di diventarlo??” “Beh meglio essere il numero uno” “E perché?” E qui Roger si appoggia alla scuola di Venus:” Perché è meglio essere 1 piuttosto che 5 no?” e via, tutti a un corso di ovvietà.

Poi c’è l’entusiasta della finale vinta dalla Ostapenko al French Open: “Quante volte hai guardato la finale del Roland Garros? Cosa hai provato?” “In realtà al momento ho visto solo alcuni highlights ma non l’ho guardata tutta perché non ho avuto tempo“. Quante volte vorresti guardarla?” “Sì beh, vedendo gli highlights ero contenta di aver giocato bene“. “Cosa hai provato quando hai alzato il trofeo?” “È stato straordinario, era il mio sogno“. “Come ti senti ora? Cosa porti di quel momento?” “Cosa porto?” “Che emozioni ti ha lasciato?” Non può che arrendersi: “Non so, davvero non capisco la domanda. Come ho detto è stato straordinario” altri candidati al corso di cui sopra.
Ma a Wimbledon, per la povera Ostapenko, c’è anche l’esperto di basket, perché nulla può mancare ai Championships: “Negli Stati Uniti c’è anche un altro atleta lettone abbastanza famoso, Kristaps Porzingis. Cosa ti ha detto della tua vittoria a Parigi?” “Non l’ho sentito, sapevo fosse in Lettonia in quei giorni ma non l’ho sentito“. “Cosa pensi di lui e del modo in cui gioca a basket?” “Non seguo il basket. Da ciò che sento è davvero forte“.
Infine il preoccupato, meglio sincerarsi su che compagnia aerea si vola, che non si sa mai: “Se vincerai Wimbledon tornerai di nuovo in aereo stando nella cabina di guida?” “Non lo so, lo spero” “Sapevi che ti avrebbero fatto andare nella cabina di guida al ritorno da Parigi?” “No, me lo hanno chiesto quando ero a bordo ed ovviamente ho detto di sì“. In un crescendo di preoccupazione l’intervistatore azzarda: “Hai guidato tu?” “No, sedevo solo vicino al capitano“. Ah…”Che aereo era? Air Baltic?” ““. Ora tutti on line a prenotare, mi raccomando, ci vola la Ostapenko!

Ma anche la moda è importante e i nostri inviati non si fanno scappare la possibilità di chiedere ciò che tutti i tifosi vorrebbero sapere: “Ci sono un sacco di richieste su internet affinché tu ti tagli la barba!! Pensi di ascoltarle?” “Guarda, non presto molta attenzione a queste cose”. “È una barba portafortuna?” “No ad essere onesto sono solo pigro. Non è un mio stile, è solo pigrizia”.

Ed anche Konta, beniamina di casa, non è estranea a queste richieste: “Ieri all’Henman Hill c’erano delle persone che indossavano una t-shirt col tuo nome. Potrebbe diventare l’inizio di una Konta mania?” “Oddio non l’avevo mai sentita prima! È qualcosa superiore a me”.
Di quelli basiti della performance di Rybarikova ve ne siete accorti? Vero che in questo torneo ha fatto un exploit non indifferente, battendo anche alcune favorite come Pliskova, ma in questa intervista l’inviato è davvero andato oltre: “Sono curioso di sapere quanto tu sia sorpresa di aver raggiunto le semifinali qui! Quando hai iniziato a sognarci? Solo oggi? Quando hai battuto Pliskova? Mai? Al match point?” La povera tennista non può far altro che asserire che beh lei, come tutte le altre, sognava questo momento fin da quando era bambina (forse anche lei guardava Venus da piccola!) e che già ai quarti si era detta di rilassarsi e pensare solo a giocare.

Concludiamo infine con l’apoteosi della domanda! Domanda perché la stessa è stata ripetuta più volte ad un attonito Medvedev che sì, era appena arrivato in conferenza stampa dopo il brutto episodio del lancio delle monete, ma non pensava certo di aver catalizzato così tanto l’attenzione. Repetita iuvant si saranno detti e crediamo che dopo questa intervista il tennista russo ci penserà maggiormente a fare gesti del genere, sia per le conseguenze dirette sia per quelle indirette: “Hai lanciato delle monete verso la sedia del giudice. Che significato aveva il tuo gesto?” “Ero solo frustrato per il risultato, non aveva alcun significato. Mi spiace per quello che ho fatto, altro non ho da dire”. Come? “Quindi qual era il significato del lanciare le monete? Cosa significava?” Riproviamo: “Come ho già detto ero solamente frustrato in quel momento e me ne scuso”. Era chiaro no? No. “Capisci il significato del tuo gesto? Era perché il giudice faceva preferenze o volevi dire che era comprato?” Uhm… vediamo così. “Non ci ho pensato al momento”. E dai Danil ”Quindi non significava quello che sembra…” ”No, no è stato solo uno stupido gesto”. Poi arriva la tattica diversiva: colpire l’intervistato con una domanda incredibilmente diversa per appianare le sue difese e poi tornare a colpire: “Avevi una banconota da venti o qualcosa di più pesante?” “Non ricordo nemmeno che soldi fossero”. “Quanto rapidamente ti sei reso conto di quello che avevi fatto?” “Subito dopo”. Vabbè proviamo con la domanda nuova: “Che significato aveva il lanciare le monete?” Questa forse l’aveva già sentita. “Come ho già detto nessuno. Nella rabbia del momento l’ho fatto senza un significato preciso”. Stiamo cercando il cellulare del tennista, così potrete chiamarlo e chiedergli perché ha compiuto questo gesto, non essendo chiara la risposta.

State tranquilli, le piccole follie della sala stampa non sono ancora finite. A presto.

Con la collaborazione di Matteo De Laurentis

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