Radwanska presenta la biografia e si interroga sul futuro

"Jesteme Isia" ("Io sono Isia") è il titolo della biografia presentata da una sorridente Agnieszka Radwanska. Le notizie che trapelano dalle sue condizioni fisiche sono tutt'altro che incoraggianti.

A breve, ormai è questione di settimane se non giorni, Agnieszka Radwanska convolerà a nozze con lo storico fidanzato Dawid Celt, sparring partner che viaggia con lei dal 2012. Questa, forse, è l’unica notizia positiva per la tennista polacca in tutto il suo 2017. Una sola finale, persa a Sydney contro Johanna Konta, e da lì in avanti solo una volta è riuscita a vincere due partite di fila prima di Wimbledon: al Roland Garros.

Il ranking piange, perché se in quello annuale figura ancora al decimo posto, è appena al numero 31 della Race. Verso fine aprile, in una lettera spedita ad un quotidiano, raccontava quanto il tennis fosse cambiato da quando aveva iniziato a giocare e quanto fosse difficile oggi competere ad alti livelli in un mondo dove ora non basta più il semplice “compitino” nei primi turni ma bisogna essere subito al 100% o si rischia sempre più di incappare in sconfitte premature. Concluse, inoltre, con una frase abbastanza sibillina su quanto poco le restasse da giocare a causa anche di un fisico che negli ultimi anni l’ha costretta a ridurre sempre più gli impegni agonistici.

Ora, però, la situazione comincia a farsi misteriosa. Nel 2017 ha giocato 11 tornei, ma a conti fatti sono veramente pochi quelli in cui poteva dirsi nel pieno delle forze. Almeno 3 gli eventi a cui ha dovuto dare forfait, con il rischio che il numero possa aumentare nei prossimi mesi: Madrid, Roma, Birmingham. Nei primi due a compromettere tutto fu un infortunio al piede, nell’ultimo invece un misterioso virus che l’ha colpita al termine dello Slam parigino e la debilitava al punto da avere mancamenti durante gli allenamenti ed ha fatto sì che per due settimane non toccasse racchetta.

Il suo preparatore atletico ha raccontato di essere stato molto in difficoltà in quel momento, perché Radwanska ha passato giornate intere mangiando pochissimo e perdendo molto peso, si è parlato di 6 chili. Non si è scoperto esattamente cosa fosse, però ha deciso comunque di rientrare a Eastbourne. Senza allenamenti, senza aver giocato su erba, perse subito contro Lauren Davis. A Wimbledon i suoi match hanno avuto trame particolari: si è bloccata la schiena a Jelena Jankovic nel primo turno, ha annullato lei due match point a McHale nel secondo, ha rimontato un set di ritardo a Timea Bacsinszky che ha concluso con un infortunio alla coscia prima di cedere a Svetlana Kuznetsova, quando l’asticella avversaria era troppo alta per per competere alla pari.

Non era ancora al 100%, diceva in una delle conferenze stampa del torneo londinese, ma sentiva di essere sulla strada giusta, o almeno di aver ritrovato la voglia di giocare: “Il tennis è come una dipendenza: più giochi, più vorresti giocare. Non sono ancora stufa di essere una tennista. Se non sto giocando non riesco comunque a non pensarci, a staccare gli occhi dal livescore. È la mia vita, ed è quello che voglio fare finché il mio corpo non dirà basta. E non è ancora arrivato quel momento”.

L’ottimismo, però, sembra essere stato subito smorzato dalle dichiarazioni di Celt rilasciate pochi giorni dopo Wimbledon: “Abbiamo fatto dei controlli sul piede che già l’aveva fatta saltare Madrid e Roma, la situazione non è bella. Dobbiamo resistere, al momento non ci stiamo allenando e prenderemo qualche giorno di riposo. Forse ci sarà bisogno di un’operazione, ma vogliamo concludere la stagione e poi decidere”.

Oggi la ex numero 2 del mondo ha presentato una sua biografia “Jesteme Isia” (“Io sono Isia”, in polacco). “Il motivo per cui ho scelto questo titolo?” diceva, sorridente, “è perché da piccola non sapevo pronunciare il mio nome, dicevo “Agnisia” o ancora più spesso “Isia””. Nel corso della conferenza stampa coi giornalisti ha detto che sta cercando di trattare il piede con degli antidolorifici, di modo da essere presente ai tre tornei di agosto in cui è iscritta prima dello US Open: Toronto, Cincinnati, New Haven (dove è campionessa in carica). Serve un’enorme carica di fiducia, anche perché fino ad ora nel ranking ha sempre usato il salvagente di un distacco tra le prime 10/15 del ranking e del resto del gruppo di circa 1500 punti. Ora però è stata risucchiata dal plotone di inseguitori, per usare una metafora ciclistica in tempo di Tour de France, e i prossimi mesi saranno determinanti per il suo futuro.

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