Mladenovic: “Gli insulti ai giocatori? Un problema della società di oggi”

Intervista esclusiva a Kristina Mladenovic, grande protagonista di questo 2017 WTA con 3 finali negli ultimi 6 tornei: "L'affetto verso i fan? Per me è speciale avere qualcuno che mi ritiene un idolo".

Sei tornei giocati in tre mesi, quattro semifinali, tre finali, il primo titolo in carriera. Una costanza di rendimento mai avuta prima, cosa ti sta piacendo più di te stessa e del tuo gioco?
“Sono molto contenta nella maniera in cui sto giocando. Ho lavorato tanto in off season e forse è arrivato il momento in cui tutto si collega sotto l’aspetto fisico, magari anche sotto quello tennistico (sorride, nda). Mi sento bene, ho lavorato bene, ho migliorato tante cose del mio gioco e negli ultimi mesi ho battuto tantissime giocatrici con miglior classifica della mia, ho battuto diverse top-5, ho battuto ora per la prima volta in carriera Maria Sharapova. Forse l’unica differenza con la me dello scorso anno è il fatto dell’allenatore. Magari è una conseguenza, però mi sento veramente bene così e la squadra che è con me, soprattutto il mio preparatore fisico, hanno fatto tante cose per aiutarmi a giocare meglio, essere più potente e muovermi molto meglio sul campo. Posso giocare diversi stili di gioco. A Stoccarda contro Carla Suarez Navarro ho spesso lavorato tutti i punti, usando molto il top-spin ed avendo molta pazienza. Altre posso essere più veloce ed accelerare come nel secondo set contro Laura Siegemund. Sto riuscendo a costruire un gioco che è molto vario”.

Cemento indoor, cemento outdoor, ed ora terra battuta indoor. È così facile il passaggio, oltretutto per te che sei senza coach?
“No no, non è facile, però la terra è la mia superficie preferita e mi piace metterci tanta varietà. Giocando da tanti anni in doppio ho aggiunto la voleè, ho perfezionato le smorzate… Son tutte cose che aiutano, che non si vedono tanto nel tennis femminile di oggi, però a me piacciono da matti. Forse nel passato avevo bisogno di più tempo per costruire questo gioco: tutte le ragazze giocano molto bene, con un gioco abbastanza simile tra loro, quindi per me era molto difficile far valere un’idea diversa ed efficace. Alla fine cambiare superficie non è neppure male: cemento, terra, erba… Non cambio mai idea, nel senso che sono sempre la giocatrice che cerca di venire avanti e costruire i punti”.

Visto che ti piace definirti “coach di te stessa”, avevi ben presente anche i dettagli da considerare per facilitare il passaggio da cemento a terra?
“Dopo Miami ho deciso che avrei preso più tempo per lavorare. Sono tornata in campo solo tre settimane dopo, per la Fed Cup. Mi sono allenata due settimane in maniera durissima con una sorta di mini-preparazione invernale dove ho lavorato su tanti dettagli, ho corso molto, più tutto il lavoro sul campo con uno sparring partner e poi tanti match sulla terra per ritrovare quelle sensazioni di cui ho bisogno. Il pensiero è molto differente su terra rispetto che sul cemento, ci vuole più tempo per cambiare dall’una all’altra, credo di aver fatto bene a rilassarmi e ricominciare poi a lavorare per un paio di settimane. Ero molto soddisfatta della Fed Cup, poi arrivo a Stoccarda e subito faccio una finale battendo giocatrici come Kerber, Suarez Navarro e Sharapova, più Mirjana (Lucic, nda) che è una delle più in forma in questo 2017. Questo mi da ancora più convinzione a continuare così”.

Siamo ad un mese da Parigi, tappa che per te vorrà dire tanto visto che oltre ad essere lo Slam di casa hai vinto sia l’edizione junior che, lo scorso anno, quella in doppio. Stai vivendo un’attesa diversa rispetto agli altri anni?
“L’inizio di stagione è stato il migliore di tutta la mia carriera e questo forse farà crescere le aspettative su di me, però non mi pesa. Mi son sempre sentita bene a casa, sono con tanta gente che mi vuole bene. Provo a non pensarci per non mettermi pressione ma di focalizzarmi sull’unico obiettivo che mi sto ponendo ora: migliorare ogni giorno. Maggio è per me un mese particolare, perché ci saranno tanti tornei importanti sulla mia superficie. Parigi sarà solo l’ultima tappa: prima ci saranno Madrid e Roma. Non vedo l’ora di essere di nuovo a Roma, il torneo mi piace ed i fan son sempre stati carini con me”.

A Melbourne quest anno ho conosciuto una ragazza che ti ritiene un idolo assoluto. È riuscita ad arrivare al campo dove ti allenavi pochi minuti prima che finissi, ti ha lasciato un regalo e tu le hai detto di tornare il giorno dopo che gliene avresti dato uno tu. Anche sui social sei sempre molto disponibile coi fan, da dove nasce questo affetto nei loro confronti?
“È molto importante, direi proprio speciale, avere persone che ti seguono e ti guardano ritenendoti magari un idolo, una figura di riferimento. Io in fondo sono una persona come loro, sto facendo il mio lavoro che è uno sport. Sto provando a mostrare una bella personalità, dei valori. Sono però una persona come un’altra e mi piace poter concedere cinque minuti a loro, fare una foto, una chiacchierata o cose simili. Mi ricordo che quando ero più piccola anche io seguivo i miei idoli sportivi ed era bello quando scoprivo poi che aveva pure una personalità molto carina e non avevano problemi a fare almeno un autografo e non andare via subito. Alla fine mi piace il mio mestiere, avere occasione di giocare di fronte ad un pubblico come quello che ho visto nella settimana di Stoccarda è emozionante, è una delle parti più belle del gioco. Senza di loro non c’è così tanta gioia, atmosfera, adrenalina… Non sarebbe tutto così importante”.

L’altro lato della medaglia è che nell’ultimo periodo si stanno facendo sempre più numerosi i casi di insulti sui social network verso giocatori e giocatrici. Tu sei stata spesso oggetto di questo fenomeno anche per qualche dichiarazione fatta nell’ultimo anno…
“Guarda, tutti i giorni. Ci sono sempre persone, “haters”, che tutti i giorni scrivono cose cattive, che ti odiano e decidono di manifestarlo così. È difficile, ma questa è la realtà di oggi, della società di oggi. Come tutte le giocatrici e gli sportivi in generale, non so il perché di così tanta gente che scrive queste cose e mi domando se queste persone abbiano una vita piuttosto che andare sui social ed insultare la gente. Comunque ormai non mi importa più nulla perché quello che stiamo facendo è uno sport, è un divertimento. Cerchiamo di dimostrare attitudine e valori all’altezza, poi se c’è gente che ti fa “incavolare”… Che possiamo fare? Niente. Guarda ad esempio Madison Keys che da qualche mese sta cercando di lottare contro persone che le scrivono insulti continui sui social. La ammiro, ma è molto molto complicato perché è un attimo rimanere feriti da quello che scrivono. Davvero: posso anche vincere una partita ma ci saranno sempre, sempre persone pronte ad insultarti. Io le ignoro: per me sono gelose, vivono male, non lo so… Quello che voglio io è stare bene ed essere felice in campo mentre pratico la mia passione e la mostro a persone che, spero, non si abbassino ai livelli di insultare gli atleti per mille motivi, ma che vuol seguire con piacere il nostro sport. Sul resto non mi concentro”.

Hai parlato con qualcuno a riguardo per pensare ad una soluzione?
“Per un rimedio dici? Sarebbe bello, ma ci vorrebbe un’idea concreta e non mi pare sia semplice. Ho sentito tanti sportivi, non solo nell’ambito del tennis, che ricevono spesso insulti e ci diciamo che non si può far altro che andare avanti e convivere, cercando di non pensarci troppo. Ti dicevo: è un problema della società di oggi, ma come per lo sport lo trovi in ogni ambito, anche quello politico. L’unica cosa che possiamo fare è mostrare sempre rispetto per le persone e comportarci bene”.

Cambiando argomento, ricordo una frase di Ana Ivanovic che si può ricollegare al tuo momento: la fiducia è un’arma a doppio taglio perché se ce l’hai pensi di non poterla mai perdere, se la perdi pensi di non poterla più ritrovare. Cosa ne pensi?
“È vero, è vero. È una frase perfetta, adattabile a tutti gli ambiti, sia nello sport che nella vita. I momenti brutti ci sono sempre: quando non sei fiducia devi sempre andare avanti e provare, anche sbattendo la testa contro il muro e diventare matti. Il tennis è un gioco, bisogna cercare di non cadere in quella trappola, avere una mentalità positiva”.

A proposito, so che Ana per te è sempre stata una figura molto importante, le hai dedicato un lungo messaggio il giorno in cui si ritirava. Hai avuto modo di sentirla?
“Sì sì. Ogni tanto ci siamo sentite. so che in questo momento è felicissima assieme al marito. Ha cambiato vita andando negli Stati Uniti, a Chicago… Le ho provato a dire: “Dai, ritorna che ho bisogno di te”. Però no, sono molto felice per lei. Ha meritato dopo tutti gli anni e gli sforzi che ha fatto di sfruttare la vita al 100%. Il tennis è una grande parte della nostra vita però alla fine è un mestiere ed ha deciso di vivere un nuovo capitolo della sua vita, che è una scelta assolutamente normale e condivisibile, soprattutto se dopo una carriera ricca di emozioni e bei momenti. Non posso che sperare le cose migliori per lei, per loro”.

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