Djokovic: “Agassi? Dopo il Roland Garros saprete”

Masters 1000 di Madrid, l'intervista a Novak Djokovic, dopo la partita vinta contro Nicolas Almagro: "Sono molto motivato, so di poter tornare in vetta"

0-3 al terzo e poi hai recuperato. Puoi dirci come sei uscito da quella situazione?
Dunque era il quarto match che disputavo sulla terra in questa stagione e tutte sono finite 7-5 o 6-4 al terzo. Ogni match che ho giocato è stato vicino alla vittoria o sconfitta. Il lato positivo è che una buona prova di forza mentale e ti aiuta a far tornare la fiducia. Ovviamente quando non vinci molto hai bisogno di avere un input positivo e vincere partite come questa è di aiuto. Penso di aver giocato molto bene per almeno due set. Sono stato 15-40 due volte nel secondo parziale ma non ho sfruttato le opportunità. Lui ha servito bene e per 4 game di fila ha giocato davvero bene. È sempre difficile giocare contro Nico, specialmente a questa altitudine dove gioca un po’ più veloce. Ha trovato un sacco di angoli e se non avesse commesso errori avrebbe potuto battere chiunque. Ma ho cercato di sfruttare le sue seconde e quando ho potuto ho spinto. Inoltre le condizioni erano piuttosto ardue, soprattutto verso la fine. Un vero test come primo match.

Questo match ti lascia più domande o più risposte?
Sto ancora cercando il modo di rendere costante il mio livello e trovare la qualità del tennis che sto cercando. Sono consapevole di non star giocando al mio meglio ma credo in me stesso e nel processo che sto compiendo ed il gioco verrà automaticamente. Posso prendere un sacco di cose positive oggi: ho risposto a molte prime, ho servito con precisione e giocato bene per almeno due set. Non ho fatto molto errori e poi ho avuto quel calo per 4 games. Per ora cerco di prendere le cose positive anche se so che dovrei identificare cosa non ha funzionato bene nel mio gioco. Ma ci sono sempre alti e bassi e cerco di ridurli più che posso. Perdere quattro giochi consecutivi non dovrebbero mai accadere perché ti conducono a perdere ed oggi ci sono andato molto vicino.

So che non è facile per te, ma puoi rispondere in spagnolo riguardo i tuoi pensieri su questa partita difficile contro Nico Almagro?
(In spagnolo) Sono davvero contento di aver vinto questo match contro un giocatore che è davvero forte. Ha un sacco di qualità e gioca molto bene sulla terra rossa. Posso trarre un sacco di cose positive da questa partita per il match di domani e spero di continuare a giocare così.

Ci sono parecchie voci riguardo al tuo nuovo coach e alcuni in Inghlterra hanno fatto il nome di Andre Agassi come tuo nuovo coach. Puoi dirci qualcosa a riguardo?
Beh capisco che le persone cerchino di speculare e cercare di indovinare i possibili coaches e fare una lista proprio perché io ho detto di cercare qualcuno che fosse nei miei panni, che avesse vinto Grand Slams. E non ci sono molti campioni di questo tipo nella storia dello sport. Ma non posso dire più di questo e cioè che sto pensando a chi voglio avere nel mio team ma non ho ancora nessuno ma penso che per il Roland Garros o subito dopo ne avrò di sicuro uno.

Se torni indietro a quando sei stato numero uno al mondo a quanto hai lavorato per proteggere quella posizione in che modo la situazione è adesso differente? Come ti prepari ai grandi tornei?
Beh dipende da persona a persona il modo di approcciarsi. Nel 2011 per la prima volta mi sono ritrovato a vivere uno dei sogni della mia vita e della mia carriera. Vincere Wimbledon ed essere numero uno. Ovviamente è stata una favola che è durata due giorni e poi ho cercato di mantenere entrambi questi obbiettivi. All’epoca mi sentivo ancora più motivato, sai, entrare nella storia, fare ancora più risultati e rimanere al numero uno. Ovviamente c’è una formula per ogni giocatore e quando raggiungi i tuoi obiettivi ognuno reagisce in maniera diversa. Qualcuno può essere semplicemente soddisfatto perché è riuscito ad ottenere il risultato prefisso, altri che si sentono una nuova responsabilità addosso, quella di mantenere ciò che si è raggiunto. Per me essere stato il numero uno è una delle cose che mi motiva a lavorare duramente. Poi ovviamente non sono l’unico a volere quella posizione. C’è Andy che se la merita e ci sta convivendo fantasticamente, c’è Rafa che sta giocando molto bene e Roger e pure molti giovani. Sai quando sei al top ti senti sempre sotto la luce dei riflettori e come se qualcuno volesse rubarti il posto ed è normale, funziona così. Ed io ho usato questa cosa per tenermi motivato e cercare sempre di dare il meglio ed essere professionale ed andare più avanti che potessi. Ed ora non sono più in quel punto ma mi sento ancora motivato, penso di poterlo raggiungere ancora.

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