Vinci: “Il rammarico è per i primi game del terzo set”

Roberta Vinci commenta con amarezza la sconfitta contro Svetlana Kuznetsova nel terzo turno del torneo WTA Premier Mandatory di Indian Wells.

Dopo quel secondo set dominato c’è stata quasi la chance di partire subito forte, poi cosa è successo? È tornata su lei?
“Sì, peccato per i primi game del terzo. Nel primo ero 15-30 ed ho perso il game, nel secondo servivo io ed ancora da 30-0 ho perso il game. Peccato perché poi da lì lei ha preso più fiducia. Peccato, ma tante volte il tennis è così, un po’ una bilancia: una sale e l’altra scende. Peccato, lei ha trovato fiducia da quei primi game del terzo mentre sul finire del secondo set ero io quella che stava giocando meglio. Nel primo set bene lei ma io poco consistente, poca varietà, pochi schemi: ero molto prevedibile, il back era molto lento e lei riusciva a girare bene. Nel secondo forse mi sono un po’ sciolta, lei ha perso un po’ di fiducia sul dritto, cercavo di essere più offensiva e secondo me era la strada giusta. Peccato, perché poi nel terzo lei ha preso più fiducia di me”.

Il caldo quanto si è fatto sentire?
“Mah, sì decisamente. Però secondo me nel turno precedente ce n’era anche di più. Forse mi sono abituata anche se sicuramente molto caldo”.

Che tipo di preparazione si può fare per gestire queste difficili condizioni?
“Sono arrivata un bel po’ di giorni prima, sabato sera della scorsa settimana per giocare poi il primo match di venerdì che poteva anche essere di sabato, dunque diciamo una settimana prima. Tra il fuso orario, un massacro nei primi giorni dove ti svegli di notte con la fame, al pomeriggio fai fatica a tenere gli occhi aperti. Una settimana prima allenandosi mattina e pomeriggio”.

Una situazione simile a quella che può avvenire quando il tour si sposta in Australia?
“Sì, anche se è abbastanza diversa. Se consideri l’Australian Open giochi comunque 2 tornei prima, quindi il corpo ormai dovrebbe essersi abituato, se invece consideri il primo torneo della stagione comunque vieni 3-4 giorni prima, non una settimana. Però sì è sempre la stessa cosa, niente di particolare almeno per me, non faccio salti mortali o allenamenti massacranti, cerco sempre di allenarmi con le altre e quando sono stanca faccio più cesti con Francesco. Qui è ottimo avere dei campi anche in albergo, per cui se non ci sono campi disponibili o cose simili posso rimanere comoda in hotel. Questo è un bel torneo”.

Francesco ti incoraggia sempre a spingere, che cosa non ti riesce?
“Sai cosa? Purtroppo da fuori il campo è molto facile. Fai bene a dire: gioca il back corto, gioca il back lungo, spostati, fai così, fai così. Non è facile, non lo è per niente: in campo è tutta un’altra cosa. Anche Francesco lo sa, poi mi arrabbio con lui perché da come mi parla sembra che abbia il joystick che sembra possa comandarmi, ma non è così. Non è facile stare per 2 ore concentrata contro una giocatrice molto forte e pesante come personalità perché ha vinto tanto, non è la junior che può calare e uscire di testa. Sapere di giocare contro una giocatrice così, che conosce le tue mosse e può crearti tanti problemi. Lasciare andare vuol dire colpire bene, muoversi bene, spingere sempre. Ci sono partite dove ho giocato peggio, quindi son contenta. L’auspicio è prendere le cose positive e continuare”.

Credi che dipenda anche dalla fiducia e dal fatto di aver giocato poche partite nell’ultimo mese?
“Certo, tanto fa la parte mentale. Se uno ha vinto tanto, se si è allenato tanto e se sa di avere alle spalle una buona forma fisica che comunque gli da coraggio, in un momento di tensione forse lo si può gestire meglio. Forse i primi 2 game del terzo se avessi avuto un po’ più di coraggio e di fiducia sul dritto… Come può essere poi che pure con tanto allenamento e tante partite la perdevo comunque eh? Non è detto, sia chiaro, però per come sono fatta ho bisogno di avere tanto materiale dietro le spalle”.

Sapendo che tu hai bisogno di giocare parecchio, dopo Miami pensi di fare una programmazione che vuol dire tutte le settimane in campo sulla terra?
“Non lo so ancora, devo vedere anche come risponde il tendine. È vero che ho bisogno di giocare, però se vado al torneo, gioco una partita e mi fa male, e quindi mi ritiro, è inutile. Devo vedere la mia condizione fisica ed i miei problemi. Ovvio, se sto bene gioco, sennò niente”.

Ad inizio del 2016 tu e Kuznetsova avete giocato un torneo di doppio assieme e ricordo che dopo una vittoria lei ti aveva fatto i complimenti su Twitter in italiano.
“Sì, italiano, spagnolo, inglese… Parliamo un po’ in tutti i modi, è una brava ragazza, capisce molto bene l’italiano. A me lei piace molto, personalmente è una molto tranquilla, molto umile, e poi per quello che ha fatto, per quello che ha vinto e per essere lì adesso è da ammirare”.

Avete anche 2 storie simili come rinascita. Lei da 85 nel 2013 è ora in top-10, tu da 66 nel 2015 sei balzata al numero 7 nel 2016.
“Ah, no ma anche solo a livello umano è una ragazza molto carina, molto dolce”.

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