7 febbraio 1989: il presunto suicidio di Björn Borg

Il 7 febbraio del 1989 Borg torna sui titoli di tutti i giornali, ma non per meriti tennistici (anche perché non giocava da 8 anni ormai).

Nel 1989 Björn Borg, colui che aveva dominato il tennis per poi lasciarlo a soli 26 anni, era un ex tennista da ormai 8 anni. Il ritiro ufficiale dello svedese era avvenuto nel 1984, ma era dal 1981 che non giocava una stagione intera. Ma Borg continuava ad essere al centro dell’attenzione del circo mediatico (come direbbero quelli lì su Rai 3) per quello che combinava fuori dal campo, in particolare con le donne.

La sua storia più celebre, almeno in Italia, fu quella con Loredana Bertè, definita da un pittoresco articolo di Repubblica “illuminata di passione dopo una carriera movimentata da combattivi esibizionismi e vitalissime polemiche”. La loro storia fece la fortuna dei giornali di allora, non solo quelli che si occupavano esclusivamente di gossip, naturalmente, anche perché Borg e Berté rappresentavano lo stereotipo della coppia bella e ribelle, una specie di prototipo della coppia Pete Dohery-Kate Moss, con tutti gli ingredienti che fanno impazzire i giornalisti: amore, droga, eccessi.

Il 7 febbraio 1989 Borg conquistò i titoli dei giornali per un presunto suicidio su cui non è mai stata fatta molta chiarezza. Quel che si sa è che lo svedese fu portato al pronto soccorso, pare perché avesse ingerito 60 pastiglie di Roipnol, un medicinale con effetti ipnotici, ansoliolitici e sedativi. La dose che fece il giro di tutti i giornali, quella delle 60 pastiglie, era letale ma non fu mai confermata da nessuno: ovviamente la fonte da cui proveniva era anonima. Borg rimase un solo giorno in ospedale, dopo di che fu dimesso e anche se non arrivarono dichiarazioni ufficiali dalla coppia – si diceva che avessero litigato pesantemente – o proprio in virtù di questa assenza di dichiarazioni, si speculò per giorni su cosa fosse successo.

Borg e Berté alla fine si sposarono a settembre di quello stesso anno, Berté due anni tentò il suicidio ingerendo proprio del Roipnol e poi nel 1992 si separarano. La loro storia non ebbe più tanto successo tra rotocalchi e quotidiani, fin quando nel 2015 Berté ha pubblicato la sua autobiografia in cui accusava Borg di non essersi mai saputo liberare dalla cocaina. Ma sono passati venticinque anni da allora, e la cocaina ormai non fa nemmeno tutta quest’impressione: il giorno dopo si parlava già d’altro.

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