Coppa Davis: Italia-Argentina e la parte alta del tabellone

Nel weekend ricomincia la Coppa Davis. L'Italia ritrova subito l'Argentina, campione in carica. Germania-Belgio, Australia-Repubblica Ceca e Stati Uniti-Svizzera le altre sfide della parte alta del tabellone.

La Coppa Davis sembra quasi la Coppa Italia del calcio nostrano: a nessuno pare interessare, poi, passato un turno, sono già quarti di finale. Allora si fermano i paesi, si riempiono i palazzetti, ci si accorge del doppio e applaudire al doppio fallo dell’avversario non sembra nemmeno poi così brutto. E poi la coppa Davis racconta storie. Di risultati clamorosi, dei big che snobbano la competizione o di quelli che si caricano sulle spalle la dignità sportiva di un paese, e allora magari si concedono al doppio, che di solito non frequentano, di giovani sconosciuti che diventano trappole e così via.

Iniziamo il nostro viaggio alla caccia dell’insalatiera più pregiata con la presentazione delle sfide della parte alta del tabellone del World Group 2017 e degli arsenali di cui ciascuna nazione dispone. Arsenali potenziali, ipotizzando come possano scendere in campo con formazioni tipo e cosa ci può aspettare durante l’anno; ipotizzando però, perché la Davis di una cosa non è avara, le sorprese.

ARGENTINA- ITALIA, Buenos Aires-Clay Outdoor, precedenti 2-1

2016, Pesaro, Quarti di finale, Argentina b. Italia 3-1
2014, Mar del Plata, Primo turno, Italia b. Argentina 3-1
1983, Roma, Quarti di finale, Argentina b. Italia 5-0

ARGENTINA

Titoli: 1

Campione in carica e senza più il peso della maledizioni delle finali perse (ben quattro), deve buona parte del titolo 2016 proprio al grande accusato per il forfait del 2008 nella finale persa contro una Spagna non irresistibile, Juan Martin Del Potro, divenuto eroe della favola albiceste.

Nel primo turno, in casa contro l’Italia, non ci saranno né il colosso di Tandil, né il secondo miglior giocatore per ranking, Federico Delbonis, autore, tra l’altro del punto decisivo nella finale di Zagabria, né il più esperto Juan Monaco. Nonostante questo la squadra Argentina rimane da prendere con le molle e, se dovesse recuperare pezzi per strada, può confermarsi pericolosissima nel prosieguo. Dietro i primi singolari troviamo Horacio Zeballos, assente a Buenos Aires contro l’Italia, Carlos Berlocq, Diego Schwartzman, Guido Pella, tutti giocatori dentro i primi cento del mondo, e l’esperto Leonardo Mayer.

Per quanto riguarda il doppio non c’è una coppia che è possibile definire titolare: lo scorso anno sia in semifinale che in finale hanno giocato Del Potro e Mayer e con tutta probabilità sarà a loro, quando giocheranno, a cui l’Argentina si affiderà ancora, pur consapevoli che non è il doppio il punto su cui contare ad ogni costo. Le alternative sono Pella, impegnato contro l’Italia lo scorso anno e, probabilmente, Zeballos.

Confermarsi è sempre la cosa più difficile, anche se non mancano gli esempi di vittorie consecutive in Davis, l’ultima la Repubblica Ceca 2012-2013, e la corsa dei sudamericani, considerando le assenze nel primo turno, parte in salita. Attenzione però, perché gli Argentini rappresentano una di quelle squadre che in Davis riesce a rendere al massimo e che non di rado è stata capace di ribaltare pronostici e match che sembravano persi (chiedere a Cilic per conferma), ancor di più se gioca in casa, dove ogni struttura diventa bolgia.

CONVOCATI PER IL PRIMO TURNO: Diego Schwartzman, Guido Pella, Carlos Berlocq, Leonardo Mayer

ALTRI: Juan Martin Del Potro, Federico Delbonis, Juan Monaco, Horacio Zeballos

CAPITANO: Daniel Orsanic

Nato l’11 Giugno 1968, Daniel Orsanic è stato un discreto tennista, mancino, che nel singolare non è andato oltre la vittoria di due tornei Challenger, ma che si è specializzato nei tornei di doppio, specialità nella quale ha conquistato otto titoli ATP e raggiunto la semifinale del Roland Garros in due occasioni.

Inizia la carriera da coach nel 2002, lavorando negli anni con Horna, Acasuso, Cuevas e Bellucci. Ha guidato l’Argentina nella vittoria della World Team Cup nel 2007 e ne è capitano di Davis dal 2015, scelto, a quanto pare, anche per i buoni rapporti con Juan Martin Del Potro, in rotta con la federazione durante la gestione Jaite. La decisione dell’AAT, accolta con un iniziale scetticismo, si rivelerà vincente visto la corsa trionfale dello scorso anno, proprio con Del Potro grande protagonista. 


ITALIA

Titoli: 1

Semifinale nel 2014, poi subito tornati sulla terra con il primo turno perso contro il Kazakistan, Play-Off contro la Russia, nel 2016 una vittoria secca contro la Svizzera 2 e fuori contro una battibilissima Argentina nei quarti. Siamo lì, a ridosso delle migliori ma, specchio dei risultati degli uomini anche nei tornei, quando sembriamo a un passo dai piani alti, ne facciamo due indietro. Certo, i tempi della “B” sembrano lontani ma, complice la sfortuna, non siamo ancora riusciti a trovare continuità e, spesso, ci facciamo del male da soli.

Ora la sorte dice di ricominciare dall’ultimo stop anche se, convocazioni alla mano, l’avversaria sarà priva dei due giocatori migliori. Prima di Melbourne, avremmo detto che la squadra si poggia soprattutto sull’estro di Fabio Fognini e sull’esplosione tardiva di Paolo Lorenzi, chiamato però al primo anno da top 50 in carriera. Gli Australian Open, invece, consegnano a Barazzutti un Andreas Seppi più in fiducia che mai, dimostratosi forse il giocatore italiano più adatto ai cinque set, mettendo addirittura il capitano azzurro nell’imbarazzo della scelta.

Il doppio: sperando siano finiti i guai fisici si aspetta a braccia aperte il ritorno di Simone Bolelli, convocato per la trasferta in Argentina. Se la coppia con Fognini è quella del 2015, in un incontro secco possono fare del male a chiunque. Alternative dello stesso livello non paiono esserci né come attitudine al doppio né come affiatamento.

Dietro i quattro titolari ci sono Cecchinato, salvo i noti problemi, Donati, Fabbiano, Quinzi e Napolitano oltre ad altri giovanissimi ma, salvo exploit, non sembra questo l’anno di esperimenti. Con l’affidabilità di Seppi, un Lorenzi nel suo miglior momento di carriera e un Fognini ancora nel pieno è più che probabile, ed è anche giusto, che Barazzutti faccia sparare le ultime cartucce alla generazione ’80, non a caso per il primo, delicato, incontro, sono stati chiamati solo quattro giocatori e non cinque.

CONVOCATI PER IL PRIMO TURNO: Fabio Fognini, Andreas Seppi, Paolo Lorenzi, Simone Bolelli

ALTRI: Thomas Fabbiano, Marco Cecchinato, Matteo Donati, Gianluca Quinzi, Stefano Napolitano.

CAPITANO: Corrado Barazzutti

Nato il 19 febbraio 1953, Corrado Barazzutti è il secondo capitano più anziano e più longevo tra le formazioni del World Group, dopo l’icona russa Tarpischev. È stato protagonista nel momento più alto dell’Italia in Coppa Davis, la vittoria del 1976, e ne ha preso il timone dopo il momento più basso, nel 2001, dopo la prima retrocessione nel Group I della sua storia. Come giocatore, oltre la Davis già citata, vanta altre tre finali, a livello individuale ha vinto cinque titoli, due semifinali nei tornei del Grande Slam e ha raggiunto la posizione di numero 7 al mondo.

Molto pacato e razionale, come era il suo gioco, Barazzutti non lascia trapelare emozioni, rimanendo sempre molto lucido nelle fasi di ogni match (non lo si vedrà mai scrollare il seggiolone di un arbitro). A volte forse pecca di coraggio, emblematico lo spareggio 2006 valido per l’ammissione nel World Group quando, a Torre del Greco, optò per giocare in terra rossa contro la Spagna di Ferrero e del ventunenne Nadal, nonostante la disponibilità di giocatori adatti alle superfici veloci come Bracciali e Sanguinetti.

A PAGINA 2 GERMANIA E BELGIO

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