24 febbraio 2007: Youzhny manda nuovamente Djokovic al tappeto

Mikhail Youzhny 10 anni fa esatti riusciva a battere Novak Djokovic per la seconda volta di fila a distanza di pochi giorni dal primo successo. Stavolta, annullandogli 3 match point.

Battere Novak Djokovic per 2 volte di fila, possiamo immaginarlo, è un’impresa. Farlo a distanza di pochi giorni l’una dall’altra è forse possibilità per ancor meno giocatori, probabilmente solo per chi è veramente un campione.

10 anni fa, Mikhail Youzhny entrava a far parte di questo club di eletti con un rocambolesco back-to-back tra Marsiglia e Rotterdam, 2 partite tiratissime ed entrambe concluse a suo favore. La prima 6-4 4-6 7-6(0), a livello di primo turno, la seconda in semifinale per 3-6 7-6(6) 7-5. Era un serbo giovanissimo, che avrebbe compiuto 20 anni pochi mesi più tardi e raggiunto la prima finale a New York persa da Roger Federer, ma già in grado di mostrare tutte le doti che poi, una volta messe a punto con l’esperienza, l’hanno portato a dominare il circuito ATP come solo in pochissime circostanze si era verificato.

Il primo set fu deciso da un solo break, maturato nel sesto game, mentre nel secondo l’incontro fu ancora più equilibrato e sul 6-5 al tie-break Djokovic ebbe il primo match point. Youzhny si salvò, infilò 3 punti di fila ed andò al terzo set. Una falsa partenza lo riportò indietro 0-3 ma, come disse poi ai giornalisti, l’aver battuto non più di una manciata di giorni prima lo stesso Djokovic gli ha dato la fiducia necessaria per non mollare la presa sull’incontro, riprendersi il turno di battuta e trovare la via di un secondo break in suo favore dopo aver annullato altri 2 match point.

I precedenti tra i 2 dicono 7-3 per l’attuale numero 2 del mondo, che da quel giorno vincerà 6 dei 7 confronti diretti disputati. È stato però sempre costretto a sudare se non a Montreal 2009, quando si impose 6-3 6-4. Per il resto, se il russo non era in grado di portarlo a giocare almeno un long set (7-5 o 7-6) riusciva però a strappargli almeno un set. Segno che qualcosa, nel suo gioco, è piuttosto fastidioso per uno che nel circuito ha pochissimi rivali.

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