Challenge Round. Murray, Federer o Wawrinka: chi alle spalle di Nole?

TENNIS – DI FABRIZIO FIDECARO – Andy Murray e Roger Federer si sono contesi il secondo posto nel ranking mondiale 2015 alle spalle dell’irraggiungibile Novak Djokovic. Stan Wawrinka, però, è stato l’unico, eccetto il serbo, ad aggiudicarsi uno Slam. Giusto preferire Murray ai due elvetici? E chi dei tre può ritenersi più soddisfatto della propria stagione?

Fine anno, tempo di classifiche. In campo maschile non esiste alcun dubbio sul migliore: Novak Djokovic ha vissuto una stagione da autentico dominatore, che per un soffio non si è conclusa anche con uno storico Grande Slam. Del secondo posto, invece, si può discutere. Il ranking mondiale ha premiato Andy Murray, ma sono in molti a preferirgli l’intramontabile Roger Federer. E come dimenticare Stan Wawrinka, unico oltre a Nole in grado di vincere un Major?

Ognuno dei tre candidati può vantare delle credenziali a suo favore. In questa sede, senza addentrarci in conteggi vari o giudizi stilistici e tralasciando l’età dei protagonisti, vogliamo domandarci semplicemente chi di loro possa ritenersi più soddisfatto del proprio 2015. E qui il primo da scartare, in maniera forse imprevedibile, è Federer. Contrariamente agli altri due, infatti, il fuoriclasse di Basilea non ha conquistato alcun titolo davvero importante. È stato senz’altro il rivale più pericoloso di Djokovic, il solo a batterlo per tre volte (contro cinque sconfitte), ma nelle occasioni che contavano davvero si è sempre arreso al serbo. Due finali Slam, Wimbledon e US Open, più quella del Master di Londra, con Novak a prevalere puntualmente, e nemmeno con l’estrema fatica accumulata nel match clou di Church Road del 2014. È un po’ quello che accadde nel 1987 con Ivan Lendl e Mats Wilander. Allo stesso modo, il ceco e lo svedese si ritrovarono di fronte negli ultimi atti di due Major (Roland Garros e US Open) e in quello del Master di New York, ma fu sempre Lendl a imporsi, e a fine anno Wilander non risultò nemmeno secondo nel ranking, scavalcato da Stefan Edberg (che, assente Mats, aveva vinto in Australia).

Escluso dunque Federer, restano in ballottaggio Murray e Wawrinka, e qui il discorso si fa più complesso. La gloria maggiore nel tennis deriva dai successi nei Big Four, e dunque Stan, con il suo clamoroso trionfo parigino, potrebbe avanzare legittime pretese di supremazia nel duello. Va detto che l’elvetico è stato decisamente meno continuo rispetto al britannico, ma ciò, pur avendo un suo peso, non sarebbe nemmeno un elemento determinante, almeno secondo i criteri che si è scelto di utilizzare. A sciogliere i dubbi e a fare pendere l’ago della bilancia dalla parte di Andy è il fatto che il talento di Dunblane abbia riportato in patria la Coppa Davis dopo la bellezza di settantanove anni, e vi sia riuscito praticamente da solo, senza avere compagni di squadra all’altezza. Otto affermazioni in otto singolari e tre su tre in doppio costituiscono qualcosa di straordinario, e l’insalatiera conquistata in tal modo rappresenta un successo di enorme prestigio, che non sfigura affatto al cospetto di un Major.

Quindi, seppur basato su parametri diversi, il ranking ufficiale ha fatto bene a premiare Murray – per di più brillante sul rosso e costante -, che prima d’ora non aveva mai chiuso una stagione così in alto. Semmai si potrebbe discutere su chi tra Federer e Wawrinka meriti il gradino più basso del podio. In una particolare graduatoria basata sul reale appagamento Stan, con la sua Coppa dei Moschettieri, non avrebbe difficoltà a prevalere. Logico, però, che l’Atp, in virtù della ben maggiore consistenza, gli abbia preferito Federer. Il quale, nel 2016, tornerà a caccia di soddisfazioni adeguate al suo status. E chissà che fra dodici mesi non capiti di ritrovarlo magari anche un po’ più in basso nelle classifiche, ma inebriato dalla gioia per aver aggiunto alla bacheca qualche nuovo grande trofeo.

 

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