Challenge Round. Flavia Pennetta e il peso degli Slam

TENNIS – DI FABRIZIO FIDECARO – Serena Williams numero uno indiscussa, ma chi merita il secondo posto nel 2015 femminile? Il ranking Wta dice Simona Halep, ma, in virtù del titolo agli US Open, Flavia Pennetta può avanzare un’autorevole candidatura. D’altronde, sono gli Slam a fare la storia…

Una donna sola al comando. Come Novak Djokovic nel settore maschile, Serena Williams ha dominato la stagione Wta, senza lasciare alcun margine di discussione su chi meriti il primato nel ranking mondiale. Proprio come tra gli uomini, però, è possibile aprire un dibattito sul secondo posto. La classifica ufficiale ha premiato Simona Halep, ma la rumena non è andata oltre una semifinale Slam (agli US Open) e non ha più vinto alcun torneo dopo il mese di marzo. Alle sue spalle Garbine Muguruza, giunta al match clou a Wimbledon e, dopo una fase d’appannamento, protagonista di una brillante ultima parte d’annata. Completano la top five Maria Sharapova, finalista agli Australian Open, e Agnieszka Radwanska, vincitrice in modo rocambolesco del Master di Singapore.

A nostro giudizio, però, più di tutte loro, e anche di Petra Kvitova e Venus Williams che ugualmente la precedono, il secondo gradino del podio lo meriterebbe Flavia Pennetta. E non in quanto italiana, ma perché è stata lei, Serena a parte, l’unica capace di conquistare un titolo Major. La storia del tennis è scritta dagli Slam, su questo non c’è alcun dubbio, e la brindisina vi è entrata a pieno diritto con il clamoroso successo a Flushing Meadows. Si possono ottenere affermazioni varie nel circuito in giro per il mondo, ma se poi non si riesce a piazzare la zampata vincente quando conta davvero, non si può pretendere di essere considerate superiori a chi invece vi riesce.

Ovvio che la classifica del computer debba basarsi su parametri più complessi, e in questa sede non si discute di certo la sua validità. Però, allargando il discorso, Flavia e anche Francesca Schiavone, magnifica trionfatrice al Roland Garros 2010, vanno ritenute inferiori, per esempio, a Dinara Safina e a Jelena Jankovic, che non hanno mai fatto loro uno Slam ma, ciò nonostante, sono state in vetta al ranking? La risposta è no. A fine carriera vale molto di più un centro nei Big Four, frutto di un’impresa concreta, che qualche effimera settimana da numero uno regalata dalla matematica.

Lo stesso si può dire nel settore maschile. Valutazioni stilistiche a parte, un Thomas Johansson, career high al settimo posto Atp ma vincitore agli Australian Open 2002, sarà sempre più soddisfatto di un Marcelo Rios, numero uno senza trofei Slam in bacheca. Il talento del cileno è sempre stato ben superiore a quello dello svedese, ma quest’ultimo di certo non scambierebbe mai il suo trofeo di Melbourne con tutti quelli conquistati in carriera dal sudamericano. E poco importa che nel trionfo di Johansson abbiano probabilmente giocato un ruolo importante le celebri “Safinette”…

Non a caso abbiamo preso a esempio due coetanei, entrambi classe 1975. È logico che nel provare a stilare delle valutazioni abbiano un peso il contesto e l’epoca in cui i tennisti si trovano a operare. Nell’ultimo decennio, tra gli uomini, è stato molto più difficile emergere a livelli altissimi, vista la contemporanea presenza di Federer, Nadal e Djokovic (oltre a Murray). Discorso simile per gli anni Ottanta, in cui, per citare un paio di nomi, Miloslav Mecir e Henri Leconte sono rimasti a secco perché si sono imbattuti in rivali straordinari. Arduo ritenere più forte di loro un Gaston Gaudio, che si aggiudicò l’ultimo Roland Garros prima dell’Era Nadal al termine di una delle finali Slam più brutte che si ricordino, rischiando di perdere con un Guillermo Coria in balia delle sue paure.

Insomma, possono esistere delle eccezioni alla regola, ma, in generale, sono gli Slam a fare la differenza. Ecco perché, nel guardare alla stagione femminile appena conclusa, Flavia Pennetta può aspirare legittimamente al ruolo di prima inseguitrice dell’irraggiungibile Serena.

 

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