La Davis è britannica, Andy Murray è l'eroe

 

 

TENNIS – COPPA DAVIS – Di ROSSANA CAPOBIANCO – Settantanove anni: il tempo che è passato dall’ultima Davis britannica. L’attesa è finita, dopo Fred Perry nel 1936, Andy Murray, scozzese di Dunblane, come per Wimbledon e la medaglia d’oro olimpica (a Londra) interrompe il digiuno anglosassone. Batte Goffin dopo le vittorie di venerdì e nel doppio di sabato insieme al fratello Jamie e praticamente da solo vince una storia Coppa Davis contro il Belgio, a Ghent.

C’era una volta un sito. Anzi, c’è ancora: http://andymurrayometer.com, il termometro della nazionalità di Andy Murray. Spesso e volentieri, la risposta alla domanda principale: “Is Andy Murray british?” era un sonoro “No”. Dopo la vittoria a Flushing Meadows le cose iniziarono a migliorare per poi divenire rosee dopo Wimbledon e la vittoria olimpica. Più britannico che mai, finalmente amato, finalmente vincente.

Poi, lo scozzese Andy Murray si assunse un bel rischio: nel giorno del Referendum per la possibile scissione della Scozia dal Regno Unito, incitò i propri connazionali a votare per il sì. Il movimento scissionista non vinse e Murray venne insultato su twitter ed etichettato come traditore da molti inglesi. Molto, troppo esplicito; mai diplomatico il buon Andy, spesso pigro ed indolente. Mettiamoci anche l’operazione alla spalla e le poche vittorie da lì in avanti ed ecco che il termometro calava miseramente verso il no.

Oggi, Andy Murray è più britannico che mai: tre vittorie in tre giorni contro Bemelmans, in doppio con suo fratello (anch’egli naturalmente scozzese) contro Darcis e Goffin e oggi una prestazione suprema contro un buon Goffin. Servizio perfetto, difesa impeccabile e una grinta, una volontà difficilmente visibili in una qualsiasi partita sul circuito.

Magie che compie la Davis: quella possibilità di giocare non solo per te stesso, quella voglia di dimostrare che se ti hanno scelto come possibile eroe, non ti tiri certo indietro. E certo la pressione è tanta, certo sai che dipende tutto (ma proprio tutto) da te. Perché se non prendi questa possibilità, contro un Belgio buono ma battibile, quando ricapiterà?

Eppure questa pressione, Murray non l’ha subita. Se ne è fatto carico come raramente gli è successo (come nei bei tempi di Lendl nel suo angolo), l’ha portata in campo e non ha concesso molta lotta, facendo valere il proprio status di super top-player. Sulla terra rossa, in teoria la superficie peggiore per lui.

Quella pressione che invece era stampata sul volto quasi terrorizzato, pietrificato di David Goffin ad inizio match: consapevole che fallendo, era finita. Non era certo favorito e la sua prestazione non è stata deludente; tuttavia nemmeno eccezionale, bloccato e spesso corto, vittima della foga e della forza del suo avversario.

Andy Murray diventa eroe nazionale: Regno Unito e Scozia insieme, oggi non fa differenza. Oggi Murray si riprende il suo tennis e la sua gloria, chissà che non sia una spinta in più per una stagione (la prossima) da protagonista.

Il Belgio piange, deluso, forse con qualche rimpianto: era proprio necessario scegliere la terra visti i propri giocatori?
Probabilmente non sarebbe comunque cambiato nulla.

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