US Open, D7: Djokovic perde il 1o set, Tsonga deve ancora perdere il servizio

TENNIS – US OPEN – Contro Bautista Agut il n.1 cede per distrazione il primo set del suo torneo e vince in quattro, mentre il francese torna dopo quattro anni nei quarti degli US Open: non ha ancora perso un set, né concesso break. Proverà il campione uscente Marin Cilic a fermarlo. Vinci, doppia fortuna: la Bouchard non scende in campo e la Mladenovic elimina la Makarova.

 

DJOKOVIC, SOLO SE STESSO TRA LUI E LA FINALE? – Come ampiamente prevedibile, Novak Djokovic non ha mancato l’appuntamento con il suo 26o quarto Slam di fila (terzo all-time dopo Federer, 36, e Connors, 27), 9o agli US Open. Non erano previste però le difficoltà che il serbo ha riscontrato contro Roberto Bautista Agut, autore di una prestazione davvero onorevole, ricca di un tennis piacevole e che ha messo in difficoltà Nole. Il quale però ha da recriminare più che altro se stesso per il primo set perso nel torneo: avanti 63 42 15-40, il n.1 ha staccato la spina per troppo tempo, dando fiducia allo spagnolo e perdendo così cinque game di fila, ritrovandosi sotto 10 0-30 nel terzo. Una pausa comunque prontamente interrotta, con il break decisivo giunto nel quinto gioco. Ancora più comodo il quarto set, nonostante un controbreak ottenuto da Bautista Agut nel quarto gioco e un altro nell’ottavo, impedendo a Djokovic di chiudere col servizio. Il margine che Djokovic ha a disposizione con le sue distrazioni e con avversari che non sembrano avere troppe armi per mettergli davvero paura (il bilancio complessivo contro Feliciano Lopez, Tsonga e Cilic dice 31-6: le 6 sconfitte sono arrivate tutte per mano di Tsonga, la cui unica vittoria al meglio dei 5 risale però agli Australian Open 2010), fanno pensare che l’unico vero avversario tra Djokovic e la sesta finale nello Slam americano sia Djokovic stesso.

TSONGA IMPLACABILE, CILIC AVVISATO – Quest’anno Jo-Wilfried Tsonga ha già giocato una semifinale major, a Parigi, e ora sembra ben intenzionato a giocarne un’altra. Benoit Paire era test attendibile, essendo stato il sicario di Nishikori e Robredo, ma il finalista 2008 degli Australian Open lo ha liquidato senza alcun problema, vincendo 64 63 64 (confermando così un record molto positivo contro i connazionali negli Slam: 12 vittorie su 13, unica sconfitta contro Gasquet negli ottavi di Wimbledon 2007). A stupire è il fatto che, pur affrontando avversari di buon livello come Granollers e Stakhovsky, nel torneo Tsonga non solo deve ancora cedere un set, ma deve ancora perdere un turno di servizio (ha concesso solo due palle break, nel terzo turno a Stakhovsky). Il francese torna così al terz’ultimo atto di Flushing Meadows dopo quattro anni; dovesse vincere anche la prossima partita, raggiungerebbe l’unica semifinale Slam che ancora gli manca. Tra lui e quest’obiettivo c’è il defending champion Marin Cilic, che ha negato a Tsonga un altro derby fermando la corsa di Jeremy Chardy; un match che ha confermato la non straordinaria forma del croato e che si è in pratica deciso nel terzo set, conclusosi in un tie-break dominato da un Cilic straripante al servizio (addirittura 4 ace in altrettanti punti alla battuta). 4-3 i precedenti tra i due in favore di Cilic, che ha vinto gli ultimi tre scontri (l’ultimo quest’anno a Montecarlo). Tsonga non vince dal 2011, quando si impose in due set a Cincinnati.

SISTER ACT, SARA’ BATTAGLIA VERA? – Madison Keys rappresentava forse il test più duro di tutto il torneo, perché ancora turno relativamente prematuro (e si sa che più il torneo avanza, più è difficile batterla), perché la giovane statunitense è una delle pochissime in grado di rispondere alla sua potenza, perché gli scontri generazionali, soprattutto in coincidenza di nazionalità, hanno sempre un sapore tutto speciale. Molto probabilmente Serena Williams tutto questo lo sapeva, e infatti si è vista – forse per la prima volta in tutto il 2015 Slam – la vera Serena: intoccabile al servizio, devastante in risposta, concentrata su ogni singolo punto (solo 6 gratuiti in tutta la partita), pensante e non lamentosa. Tanto che, per la prima volta da marzo, non ha concesso palle break e non ha commesso alcun doppio fallo. Un 63 63 eloquentissimo e che punisce troppo severamente la Keys, che anche oggi ha dimostrato le sue grandi qualità, ma che ha giocato con eccessiva fretta, cercando troppo freneticamente il vincente, facendo più ace e vincenti di Serena ma sbagliando anche troppo, soprattutto col rovescio. La Serena fallosa, ferma, titubante e costantemente a un passo dal teatro isterico vista finora è magicamente sparita, lasciando posto alla fuoriclasse che sta lottando per il Grande Slam. Così al prossimo turno ci sarà l’attesissima sfida con Venus, che dopo Belinda Bencic ha dato l’ora di lezione anche a un’altra giovane, Anett Kontaveit. A New York le due si sono affrontate quattro volte, con due vittorie per parte (Venus finale 2001 e ottavo 2005, Serena finale 2002 e quarto 2008), e tornano ad affrontarsi per due volte in un anno dopo sei anni, sette se si considera sfide Slam. Il dubbio, per quanto malizioso, è però legittimo: sarà davvero sfida all’ultimo sangue o Venus, magari anche solo inconsciamente, vedrà di giocare una partita dignitosa ma senza la necessaria cattiveria, troppo preoccupata di “rovinare i piani” alla sorellina?

FOGNINI, LA CONFERMA E’ SEMPRE IL TEST PIU’ DURO – La partita dopo l’impresa è sempre la più spinosa, quella psicologicamente più complicata, quella in cui il rischio di rilassamento è più alto. Fabio Fognini è finito nella trappola, giocando una partita molto incolore contro Feliciano Lopez, che salvatosi al secondo turno contro Fish (l’americano servì per il match nel quarto set), si è tolto la grande soddisfazione, a 33 anni, di raggiungere il primo quarto Slam fuori da Wimbledon (dove l’ha raggiunto per tre volte). Un 63 76 61 che poco ha da dire, se non il rammarico del secondo set, in cui l’azzurro era avanti 4-1 e che si è concluso con un tie-break troppo altalenante da parte di Fognini, autore di giocate memorabili e gratuiti imperdonabili (uno su tutti il dritto che ha consegnato il set allo spagnolo). Roberta Vinci raggiunge invece il terzo quarto newyorchese in quattro anni, ma di certo avrebbe preferito guadagnarselo in un altro modo, sul campo. Invece Eugenie Bouchard è stata costretta al forfait dopo essere scivolata a causa di un pavimento da poco lavato e aver sbattuto la testa, procurandosi una commozione cerebrale. Un ulteriore bacio della fortuna è arrivato nell’ultimo match serale, dato che Kristina Mladenovic ha per la prima volta battuto Ekaterina Makarova (giocatrice che ha vinto 3 partite su 5 contro la Vinci); stavolta la francese, vinto il primo set, non si è fatta rimontare dalla russa, com’era invece successo nei loro due precedenti match. Fallisce così, da parte della Makarova, la conferma della semifinale 2014. Mladenovic e Vinci non si sono mai affrontate in singolare, ma una partita di doppio rievoca dolcissimi ricordi al tennis italiano: lo scorso anno, a Wimbledon, Errani e Vinci conquistarono il Career Grand Slam battendo in finale proprio Mladenovic e Babos.

 

RISULTATI
Uomini
(1) Novak Djokovic (SRB) b. (23) Roberto Bautista Agut (SPA) 6-3 4-6 6-4 6-3
(18) Feliciano Lopez (SPA) b. (32) Fabio Fognini (ITA) 6-3 7-6(5) 6-1

(19) Jo-Wilfried Tsonga (FRA) b. Benoit Paire (FRA) 6-4 6-3 6-4

(9) Marin Cilic (CRO) b. (27) Jeremy Chardy (FRA) 6-3 2-6 7-6(2) 6-1

Donne
(1) Serena Williams (USA) b. (19) Madison Keys (USA) 6-3 6-3
(23) Venus Williams (USA) b. Anett Kontaveit (EST) 6-2 6-1
Kristina Mladenovic (FRA) b. (13) Ekaterina Makarova (RUS) 7-6(2) 4-6 6-1
Roberta Vinci (ITA) b. (25) Eugenie Bouchard (CAN) forfait

PROGRAMMA DELL’8a GIORNATA
Match da seguire
Federer-Isner (ultimo match sull’Ashe)
Halep-Lisicki (secondo match sull’Armstrong)

Italiani/e
Pennetta-Stosur (terzo match sull’Ashe)

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