Nove Nole! Djokovic ancora re, Federer rimane con Sampras

TENNIS – DA WIMBLEDON, RICCARDO NUZIALE – Novak Djokovic vince il terzo titolo a Wimbledon, il suo nono trofeo Slam, superando nuovamente Roger Federer. 76 67 64 63 per il n.1 del mondo, che diventa il primo campione uscente dei Championships dal 2007 a confermare il titolo. A Federer sfugge il record delle 8 corone, rimanendo con Sampras e Renshaw, e di diventare il più vecchio campione di Wimbledon dell’Era Open.

 

Per il secondo anno di fila ha curato le ferite parigine nel migliore dei modi, per il secondo anno di fila ha dimostrato di essere il più forte, per il secondo di fila ha reagito da il numero 1 del mondo.
 
Novak Djokovic centra il terzo Wimbledon, eguagliando John McEnroe e il coach Boris Becker, superando mostri sacri come Connors ed Edberg. Diventando il secondo più vincente in attività ai Championships, staccando Rafa Nadal.
 
Un nono titolo Slam arrivato con…la prova del nove, vale a dire superando il padrone di casa Roger Federer. Battendolo nuovamente sul Centre Court, impresa mai riuscita a nessuno in precedenza.
 
Djokovic ha vinto con pieno merito al termine di una partita che non ha confermato gli standard molto elevati della rivalità, ma che allo stesso tempo, almeno fino a metà terzo set, ha brillato per intensità fuori dal comune.
 
Una partita piena di porte ipotetiche, che avrebbero potuto tanto rendere diverso il risultato quanto renderlo più netto: le occasioni avute da Federer nel primo set (più grave il break di vantaggio gentilmente concessogli nel sesto gioco che lo svizzero ha sciaguratamente e immediatamente restituito rispetto ai due set point avuti sul 6-5, sui quali Djokovic non gli ha lasciato alcuna chance) sono bilanciate da quelle avute da Djokovic nel secondo, con ben sette set point non convertiti (uno sul 5-4, sei in un tie-break che comandava per 6-3).
 
Il vero spartiacque è stato probabilmente l’inizio di terzo set, con Djokovic diabolico e perfetto nel cancellare immediatamente le tossine psicologiche del parziale appena perso, tornando a mettere subito pressione a un Federer che, salvatosi nel primo game da 15-40 e mancata poi la palla del 2-0, ha proclamato la sua fine con un dritto agghiacciante nel terzo gioco, perso da 40-15. Un break che ha svuotato lo svizzero e cancellato i dubbi del serbo, ponendo di fatto una pietra tombale sulla partita. La straordinaria prova d’orgoglio del 2014 non è stata replicata, lasciando al resto di partita la noia dell’ovvio.
 
In questo Wimbledon “anziano”, con Serena Williams e Martina Hingis campionesse, Federer non è riuscito a diventare il più vecchio campione di Wimbledon dell’Era Open (reggono i record di Arthur Ashe in campo maschile e Martina Navratilova a livello globale), né a diventare il quinto giocatore dell’Era Open a vincere almeno due titoli dopo i 30 anni d’età, né ovviamente a staccare William Renshaw e Pete Sampras dalla cima dei più grandi vincitori dei Championships. Ma, esattamente come un anno fa, non si può parlare di occasione mancata: la superiorità di Djokovic, soprattutto nella lunga distanza, è innegabile. Perché se nessuno, tra i Fab Four, mette in difficoltà tecnica Djokovic come riesce Federer, è altrettanto vero che troppe combinazioni ormai sono necessarie per lo svizzero al fine di vincere contro il serbo.
 
Oggi Federer non ha saputo replicare la prestazione monstre al servizio di venerdì, soprattutto nei momenti cruciali, così come il dritto e il cinismo non sono stati affatto di lusso, ma questo significa appunto che lo svizzero ha bisogno di condizioni particolarmente favorevoli, di giornate ispiratissime, per colmare un margine che in “normalità” vedono avanti Djokovic. Il quale più il match avanzava, più toglieva sicurezza a Federer scagliandogli risposte d’immensa precisione, più lo invischiava in scambi che spesso e volentieri venivano conclusi dopo aver stremato lo svizzero.
 
Djokovic è da tempo il più forte giocatore del mondo e questa 200a partita Slam vinta in carriera non ha fatto che confermarlo. Il quasi 34enne Federer è il più grande. Una sfumatura nient’affatto diplomatica che rende giustizia ad entrambi.
 
Se in questo 2015 sogno del Grande Slam e dell’ottavo Wimbledon sono sfumati, questo li rende ancora migliori.

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