Ma noi continuiamo a chiamarlo Masters

TENNIS – Di ENZO CHERICI – In principio fu semplicemente il Masters (1970). Poi divenne ATP Tour World Championships (1990). Si trasformò quindi in Tennis Masters Cup (2000). Per arrivare infine (2009) alla denominazione attuale: ATP World Tour Finals.

 

Se non vi dispiace, noi continuiamo a chiamarlo Masters.

E non crediamo nemmeno di essere i soli. Perché, inutile negarlo, in tanti ancora oggi legano la manifestazione ai magnifici anni (1977-1989) del Madison Square Garden. Alle sfide ancora oggi indimenticabili tra Lendl e McEnroe, al nastro di Becker, agli unici successi di Connors ed Edberg, alla doppietta di Borg, ai matchpoint mancati di Ashe e Gerulaitis. 

Quella che sta per partire sarà la 45esima edizione del Masters. Un competizione che difficilmente sbaglia un pronostico, ma che resta comunque particolare. In 44 edizioni, pochissime sorprese. Noi ne abbiamo contate solamente quattro. Nel 1974, quando Guillermo Vilas s’impose addirittura sull’erba, battendo Borg, Newcombe e Nastase. Nel 1998, quando sul velocissimo cemento indoor di Hannover ci toccò assistere alla finale tutta spagnola tra Alex Corretja e Carlos Moya. Nel 2005, con l’incredibile rimonta di David Nalbandian su uno zoppicante Roger Federer. Infine nel 2009, quando Nikolay Davydenko sorprese per la prima volta in carriera in semifinale un incredulo Federer, per poi superare all’atto conclusivo un esausto Juan Martin Del Potro.

Competizione particolare dicevamo. Che ha visto dei dominatori divisi per decadi. Gli anni ’70 sono stati quelli di Ilie Nastase, con tre vittorie (1972-73-75). Gli anni ’80 hanno visto il dominio di Ivan Lendl, con 5 titoli (1981-82-85-86-87) e 9 finali consecutive (1981-1989). Sembrava un record difficilmente eguagliabile, invece nei ’90 anche Pete Sampras è riuscito a servire il pokerissimo (1991-94-96-97-99). Nel nuovo millennio poi Roger Federer ha messo tutti d’accordo aggiudicandosi il titolo di Maestro addirittura per 6 volte (2003-04-06-07-10-11).

Già, Roger Federer. Lo scorso anno si qualificò per miracolo, quest’anno invece si presenta nel ruolo di vice-favorito, subito alle spalle di Novak Djokovic. E potrebbe allungare la già impressionante sfilza di vittorie che già detiene nella competizione a livello di singoli match.  Lo svizzero infatti capeggia anche questa particolare classifica, con 44 match vinti. Dietro di lui Lendl (39), Becker (36), Sampras (35) e Agassi (22). Nadal e Djokovic, per una volta, sono lontani.

Ma attenzione. Perché se è vero che Federer ha dominato gli anni 2000 con 6 successi, Djokovic sembra essere sulla buona strada con 3 (2008-12-13). Complessivamente, considerando le ultime 11 edizioni, soltanto due giocatori sono stati capaci di spezzare il dominio svizzero-serbo: Nalbandian (2005) e Davydenko (2009).

Nel torneo che prenderà il via domenica non ci saranno dopo tanto tempo spagnoli e avremo anche tre new entry: Maric Cilic, Kei Nishikori e Milos Raonic. La Croazia aveva già avuto illustri partecipanti, quali Goran Ivanisevic e Ivan Ljiubicic, mentre per Giappone e Canada si tratta di una prima assoluta. Nel caso di Nishikori si tratta addirittura dell’esordio al Masters d’un giocatore asiatico. In precedenza, quello che ci andò forse più vicino fu il thailandese Paradorn Srichaphan nel 2003, quando raggiunse il numero 9 del ranking e terminò l’anno al numero 11. Purtroppo per lui non ci furono ritiri, altrimenti sarebbe stato il primo asiatico a giocare il torneo di fine anno.
Quanto al Canada, il record di Raonic arriva soltanto grazie al cambio di nazionalità di Greg Rusedski, che pur se nato in Quebec partecipò al Masters del 2007 in qualità di giocatore britannico.

Chi vince? Eh se lo sapessimo…Il favoritissimo della vigilia resta Djokovic, ma Federer in questo torneo va sempre preso con le molle. Poi ci sarebbe Murray, che bizzarramente non è mai andato oltre la semifinale e che potrebbe dire la sua nel torneo di casa. Tanto il referundum per l’indipendenza della Scozia non è passato, quindi possiamo dirlo, giusto?

 

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