L'Atlante degli italiani / Paolo Lorenzi esempio per i giovani, ammesso e non concesso che capiscano

TENNIS – Di Gianluca Atlante

Il nomade più nomade di questo amato sport, almeno dalle nostre parti, si chiama Paolo Lorenzi. Un esempio da imitare, almeno da quelli come Quinzi e Baldi, che dovrebbero, ed il condizionale è quantomai d’obbligo, rappresentare il nostro futuro. Quella che i francesi, in sostanza, chiamano da sempre: “nouvelle vague”. Il senese, dicevamo, è l’esempio da imitare, il tennista con la valigia in mano, dodici mesi l’anno. Pronto a costruire le sue fortune, non soltanto economiche, attraverso la gavetta, a volte molto dura, dei Challenger.

Per il terzo anno consecutivo è andato addirittura a Guayaquil, città dell’Ecuador, sull’Oceano Pacifico. E’ andato lì per giocare un Challenger da 50mila dollari di montepremi più “H”, che sta per ospitalità e, come avvenuto anche nel 2012, è arrivato sino in fondo prima di dare forfait in finale contro l’uruguaiano Pablo Cuevas, wild card e numero uno del tabellone della Copa American Express del Banco Guayaquil. Lui, però, in fondo ci arriva sempre e comunque. Lui non starnazza ai quattro venti chissà che cosa. Lui, Paolo Lorenzi, ha sempre ammesso i propri limiti, ritagliandosi però il giusto spazio a suon di sacrifici e di viaggi in posti impensabili, pur di raggranellare dollari e punti importanti per la propria sopravvivenza tennistica. In carriera, il tennista senese, allenato da un altro di quei coach che farebbero la fortuna di molti, Claudio Galoppini, è stato numero 49 del mondo esattamente il 4 marzo del 2013 ed oggi lo troviamo poco più indietro al numero 64. Classifica che altri, i nostri baldi giovanotti, guardano con il binocolo. Da lontano, ma senza prendere spunti da quelli che sono i sacrifici di Paolo Lorenzi, per il quale ci siamo sentiti in questa nostra rubrica al tricolore di spendere qualche parola di più. Dando un’occhiata, e avendo soprattutto la fortuna di farlo, a quello che è il giro del mondo di questo ragazzo. Pronto a prendere sacca e racchette e ad andare a cercare gloria lì dove nessuno, soprattutto il nostro futuro che non avanza, avrebbe mai voglia di andare.

Ma se lo fa Lorenzi, che il prossimo 15 dicembre compirà 33 anni, perché non possono farlo le nuove leve azzurre che, al di là di quello che dice, e c’è da preoccuparsi, la classifica mondiale, sono già in ritardo sulla loro tabella di marcia? Bisognerebbe chiederlo a chi programma la stagione dei nostri giovani rampanti, i già citati Baldi e Quinzi su tutti. A proposito, di Baldi spendiamo le ultime righe. Nel Trofeo Città di Brescia, Challenger da 42.500 euro di montepremi, ha avuto in dono una wild card e, dopo aver superato a fatica il primo turno battendo in tre set il connazionale Gianluca Mager, allievo di Diego Nargiso, ha lasciato via libera al tedesco Michael Berrer. Tanto per non farci mancare nulla, ovviamente…

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