Davis: Francia-Svizzera, è iniziata la guerra fredda, Simon provoca Federer

 

TENNIS – QUIET PLEASE! – Di ROSSANA CAPOBIANCO – La maggior parte dei giocatori francesi è in riserva di energie da tempo; unica eccezione Bercy, questa settimana. Mentre Federer continua a giocare, Simon lo provoca. Roger? Ci ride su. E forse sogna una lezione al suo amico francese.

Mancano poco più di tre settimane alla finale di Coppa Davis: finale che si annuncia tra le più belle degli ultimi anni. L’equilibrio non manca: la quantità contro la qualità, uno stadio enorme che si chiude, una vicinanza geografica che promette almeno un po’ di pepe e giocatori che ci tengono. Tanto, forse troppo.

Roger Federer si allena già sulla terra a giorni alterni, mentre continua a giocare e a vincere sul cemento indoor, avvicinandosi alla prima posizione mondiale, diviso tra la condizione di cannibale e quella di ragioniere, dosatore di energie, selezionatore di priorità. No, il fenomeno alla fine si è ribellato: gioca tutto, prova tutto, vede giorno per giorno. La Davis? Un obiettivo stagionale. Ma a questo punto, 490 punti dietro nella race (che coincide poi col ranking una volta tolti i punti del Master dello scorso anno, il 3 Novembre) anche il numero uno lo è; sì, non ha vinto uno Slam nel 2014, ci è andato vicino, ha trionfato 5 volte e due nei tornei 1000. La vetta è possibile e a 33 anni fa ancora gola, persino più gola. 

I giocatori francesi, nel frattempo, sembrano spariti. Poche apparizioni qua e là, ovviamente eccezion fatta per Bercy. E per Gilles Simon, che ha conquistato la finale a Shanghai persa proprio contro Roger. Simon che è l’unico dei francesi (già concentratissimi su Lille) a parlare in questi giorni:

“E’ un peccato che Roger sia così rispettato dal pubblico francese… intendo dire che lo è persino troppo, non vorrei che accadesse anche durante la finale, nella quale invece spero trasformino lo stadio in un inferno”.

Dichiarazione poco casuale con doppio scopo: quello di fomentare i transalpini che saranno presenti e anche di provocare Federer, che nella sua Basilea ha risposto in maniera laconica e secca, seppur con un sorriso:

“Conosciamo tutti Gilles, a Gilles piace parlare, parlare. Molto. Non mi sorprende quello che ha detto né il modo in cui lo ha detto”.
A Simon però non dev’essere bastata questa risposta dell’ “amico” Roger (i due si conoscono bene per aver collaborato nel council e spesso si allenano insieme) e ha allora cercato di rincarare la dose con un’altra piccola provocazione:

“Io posso battere Roger. Lui lo sa, se sono in fiducia ho le chance per batterlo, mi teme”. C’è sicuramente del vero in quel che dice il francese, che ha spesso dimostrato di essere in grado di mettere in difficoltà lo svizzero dal punto di vista tattico e mentale, forse meno sulla terra (anche se indoor) nella quale la pesantezza di palla fa una certa differenza.

La sfida, insomma, è già iniziata. Monfils si tiene caldo e gioca il doppio a Parigi, Gasquet centellina gli sforzi, Benneteau vuole riscatto dopo le tanti finali perse, Tsonga è pronto ad un exploit. 
Dall’altra parte, un Federer in formissima ma che potrebbe pagare gli sforzi di un finale di stagione impegnato e un Wawrinka in balia totale del proprio umore, poco concentrato su quello che accade ma di sicuro voglioso di chiudere la stagione come l’ha iniziata; d’altronde è lui che ha convinto Federer di giocare quest’anno la Davis. 

 

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