L'Atlante degli italiani. Non scherziamo con il polso di Quinzi

TENNIS – DI GIANLUCA ATLANTE

Non vogliamo voltarci indietro, non servirebbe a nulla. Vogliamo, invece, guardare avanti, provando a scorgere un po’ di luce in fondo ad un tunnel che, nonostante sia percorso ad una velocità giusta, sembra diventato di colpo lungo, molto lungo.

La prendiamo larga, questa volta. Facendoci trasportare, ahinoi, da risultati che non soddisfano il palato di chi, per carità, non è tifoso da stadio, ma ci aveva preso gusto col vincere una settimana sì e l’altra pure. Veniamo al dunque. Oggi, il tennis italiano, è aggrappato, anche e soprattutto in chiave futura, a Fabio Fognini e Camila Giorgi. Per carità, le “cichi’s”, alias Sara Errani e Roberta Vinci, possono ancora darci molto, e noi ce lo auguriamo, ma il loro serbatoio è vuoto. E, senza benzina, di quella buona, non si va da nessuna parte. Flavia Pennetta vola verso i 33 anni e Rio de Janeiro, data ultima della sua straordinaria avventura tennistica, è molto più vicina di quanto uno possa immaginare. La Knapp è encomiabile, la Schiavone non ha più frecce nel proprio arco. Un po’ come Seppi, che sembra appagato. Batte Bolelli nel derby in terra asiatica ed è felice così. Poi c’è il nuovo che non avanza. Il nulla, o quasi, in campo femminile, Gianluigi Quinzi ed un polso biricchino, in campo maschile. Ecco, appunto: Gianluigi Quinzi. Le ultime notizie sembrano escludere un’operazione, ma siccome ci siamo già passati con Simone Bolelli, e soltanto lui sa cosa ha significato il tira e molla, vorremo tanto che nessuno, questa volta, si sbagli. Quindici mesi fa, vinceva Wimbledon Junior, poi il buio o quasi. All’epoca i vari Kyrgios, Kokkinakis, Zverev e Coric, erano al suo livello. Oggi, purtroppo, sembrano di un’altra categoria. Abitare, insomma, un altro mondo che non è quello del buon Gianluigi. Le strade, per carità, potrebbero di nuovo incontrarsi, ma siamo abituati, da un po’ di tempo a questa parte, a vestire i panni di San Tommaso. Non crediamo alle favole, ma a quello che ci dice il campo. Ed ora Quinzi, mentre gli altri volano verso il Paradiso tennistico, è fermo ai box, un po’ per colpa sua, un po’ per colpa di chi, sino a questo momento, lo ha gestito. Perché crediamo che, come in tutte le questioni di questo mondo, la verità stia nel mezzo. Adesso È arrivato il momento, di lasciarlo stare. Di dargli il tempo di curarsi bene, di fare le sue scelte, anche e soprattutto nei riguardi del suo polso, di non tornare a commettere gli errori commessi con Simone Bolelli, oggi tornato più forte di prima, ma purtroppo con molti, troppi, anni persi alle spalle. Quinzi è un patrimonio del tennis italiano, ma il momento di spiccare il volo, non è ancora arrivato. Arriverà, noi ce lo auguriamo, se da questo momento in poi vivrà la sua passione senza pressioni ulteriori. Perché, scorgendo l’albo d’oro di Wimbledon Junior, sono tanti i tennisti ai quali era stato predetto un futuro radioso e, poi, sono svaniti nel nulla. Non vorremmo, un giorno, parlare di Gianluigi Quinzi, come uno di loro.

 

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