Australian Open. Gli italiani: Pennetta doc, orgoglio "Cichi", alti e bassi Fognini

di FABRIZIO FIDECARO –

Gli italiani agli Australian Open: Flavia Pennetta sugli scudi, con la rivincita sulla Kerber e un brillante piazzamento nei quarti di finale. Karin Knapp mette alle corde la Sharapova, Errani e Vinci riscattano in doppio gli insuccessi del singolare. Fognini bene per tre turni, ma contro Djokovic era lecito attendersi più impegno. Seppi, dalla maratona vincente con Hewitt alla delusione con Young.

L’analisi del tennis azzurro all’edizione 2014 degli Australian Open non può che partire da Flavia Pennetta. La brindisina, già straordinaria protagonista agli US Open, sta riuscendo negli ultimi tempi a innalzare il suo rendimento negli eventi che più contano, un segno di classe. Approdata agli ottavi senza cedere un set ad avversarie non troppo morbide (Cadantu, Puig e Barthel), si è presa la più gustosa delle rivincite nei confronti della tedesca Angelique Kerber, attuale numero 9 del mondo, che l’aveva fermata a un passo dalla semi a New York nel 2011. Purtroppo, nei quarti, la futura trionfatrice Na Li si è dimostrata troppo solida e Flavia non è riuscita a infrangere il tabù-semifinali (nessun italiano vi è mai approdato a Melbourne nei tabelloni di singolare). Il suo resta comunque un torneo da incorniciare.

Ha fatto bene anche Karin Knapp, che ha superato agevolmente l’argentina Ormaechea e poi sfiorato l’impresa al secondo turno con Maria Sharapova. La siberiana, che non era comunque al meglio, ha prevalso solo per 10-8 al terzo, con l’altoatesina in agguato sino alla fine. In conferenza stampa Masha ha mostrato di aver dimenticato l’unico precedente confronto diretto con Karin (al Roland Garros 2008): ebbene, possiamo star certi che questo le resterà a lungo ben impresso nella mente.

Al secondo round è giunta pure Camila Giorgi, ma la marchigiana non si è espressa al meglio, sciupando una buona occasione di spingersi oltre dinanzi a una Cornet decisamente sotto tono. Per Camila, che aveva sconfitto all’esordio in rimonta la wild card di casa Sanders, troppi errori gratuiti, specie nei momenti decisivi.

Francesca Schiavone ha ceduto subito a Dominika Cibulkova, senza troppi demeriti, visto anche quanto ha combinato poi la piccola slovacca.

Infine, la delusione per la quanto mai prematura uscita delle “Cichi”. Roberta Vinci si è arresa alla cinese Jie Zheng, Sara Errani alla tedesca Julia Goerges. Non si trattava di avversarie comode per un primo turno, ma entrambe hanno reso molto meno di quanto sono capaci. Per fortuna, a dare luce a una trasferta altrimenti buia è arrivato il nuovo titolo nel doppio, secondo di fila a Melbourne e quarto nello Slam: un successo ottenuto con grinta e orgoglio, recuperando un paio di match che sembravano compromessi. Il segnale che le “Cichi” ci sono ancora e non hanno alcuna intenzione di mollare.

Fra gli uomini avevamo soltanto tre rappresentanti nel main draw. Per il meno quotato, Filippo Volandri, una difesa onorevole contro Jo-Wilfried Tsonga, ed era tutto ciò che si poteva chiedere al livornese, mai a suo agio sul duro.

Ad andare più avanti è stato Fabio Fognini, che ha ben sfruttato la sua 15esima testa di serie. Dopo essersi giovato all’esordio del ritiro di Alex Bogomolov Jr., il ligure, con una certa autorità, ha battuto in quattro set il finlandese Jarkko Nieminen e in tre lo statunitense Sam Querrey. Contro quest’ultimo Fabio ha espresso la sua prova migliore, recuperando un break nel primo set e tenendo a distanza il rivale negli altri parziali. Negli ottavi contro Djokovic, però, Fognini è sceso in campo con un atteggiamento fastidioso, senza alcuna voglia di lottare, giocando a tratti quasi per “scherzo”. D’accordo, eliminare Nole era per lui pressoché impossibile (al turno seguente ci sarebbe però riuscito Wawrinka…), ma una condotta più professionale sarebbe stata gradita.

Professionalità che non manca mai ad Andreas Seppi, il quale, però non ha difeso l’ottavo di finale del 2013, fermandosi già al secondo round. Come sua abitudine recente, l’altoatesino si è spinto in entrambi i suoi incontri al set decisivo. Al debutto ha gelato il pubblico della Rod Laver Arena, ottenendo una splendida vittoria, con tanto di matchpoint salvato, contro l’ex numero uno Lleyton Hewitt, fresco vincitore a Brisbane su Federer. Le energie spese si sono però rivelate eccessive e due giorni dopo è giunta una brutta sconfitta con l’ex promessa americana Donald Young. Seppi ha perso quindi parecchi punti ed è scivolato indietro in classifica, contrariamente a Fognini, entrato fra i top 15 trentacinque anni dopo Barazzutti. E quest’ultima, subito dopo la bella corsa di Flavia e il bis nel doppio di Sara e Roberta, è la notizia migliore che ci portiamo dall’Australia.

 

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